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Titolo originale: 英雄本色 , uscita: 18-01-2018. Regista: Ding Sheng.

Recensione Sitges 51 | A Better Tomorrow (2018) di Ding Sheng

19/10/2018 recensione film di William Maga

A oltre 30 anni di distanza, il regista rilegge nella peggiore delle maniere possibili il classico che ha lanciato nell'Olimpo del cinema action John Woo e Chow Yun-fat

Se chiedete a un fan del cinema di Hong Kong quale sia la sua opinione su un possibile remake del classico di John Woo del 1986 A Better Tomorrow, la probabile risposta sarà che si tratti di una cattiva idea. La seminale pellicola, popolarmente considerata il titolo che ha dato il via al genere Heroic Bloodshed, era tuttavia a sua volta un rifacimento del melodramma del 1967 Story of a Discharged Prisoner di Kong Lung. Comunque, più che per la trama, ciò che più viene ricordato di A Better Tomorrow è l’aver mostrato per la prima volta di quelli che sarebbero diventati i tratti tipici del regista. Questo non ha però impedito alla Corea di provarci, e nel 2010 il regista Song Hae-sung ha giocato l’ambiziosa carta del remake, accolto – giustamente – da ululati e sdegno. In un mondo dove la logica significasse qualcosa, tale tentativo fallito avrebbe dovuto essere sufficiente a spaventare chiunque volesse (ri)provarci, eppure, come abbiamo imparato negli ultimi anni, nessuno può dire alla Cina cosa fare o non fare. Così, il 2018 ci porta in dota un nuovo rifacimento ‘made in China (continentale)’. L’annuncio è stato accolto da un comprensibile scetticismo da parte di quasi tutti. Dopo tutto, girare un lungometraggio di Heroic Bloodshed sotto le restrizioni che gravano sul colosso asiatico è un po’ come aspettarsi una bistecca in un ristorante vegano. In ogni caso, la scelta di affidarlo a Ding Sheng (già dietro all’interessante thriller Saving Mr. Wu del 2015) aveva lasciato aperto uno spiraglio di speranza.

A Better Tomorrow 2018 (Ying xiong ben se) si appoggia al remake di Song Hae-sung (che si svolgeva a Busan) e trasferisce l’azione in una vivace città portuale, questa volta tra i cantieri battuti dal vento della città natale di Ding Sheng, Qingdao, nella provincia dello Shandong. È una decisione esteticamente piacevole, con la zona della Città Vecchia e la sua architettura tedesca che conferiscono a quest’ultima incarnazione un’atmosfera unica, completati dalle frequenti visite alla luminosa Tokyo (che, proprio come nel recente Manhunt di John Woo, consente ai giapponesi di essere i ‘re della droga’ locali del 21° secolo). Al di là del nuovo scenario, A Better Tomorrow 4 si rivela un disastro ben oltre le peggiori paure sopra riportate.

Qui, l’iconico duo di gangster interpretati da Ti Lung e Chow Yun-fat viene sostituito dai co-protagonisti di Railroad Tigers, Wang Kai e Darren Wang, con Ma Tianyu appena visibile nel ruolo che fu di Leslie Cheung, ovvero il fratello minore poliziotto di Kai. La trama viene ripresa pressoché senza modifiche, con Kai e Tianyu sui lati opposti della legge, pur condividendo un reciproco rispetto, fino a quando le azioni di Kai non portano alla morte del loro padre, affetto da demenza. Kai finisce quindi in prigione, mentre Wang cerca di vendicarsi dei responsabili e finisce gravemente ferito, rimanendo storpio. Al suo rilascio, Tianyu non vuole avere più nulla a che fare con Kai, nonostante la sua insistenza sul fatto che ora stia rigando dritto. Tuttavia, quando il gangster (Ailei Yu, nella parte che fu di Waise Lee) che li ha incastrati rientra in scena, ora divenuto potente boss della malavita, tutti e tre i protagonisti si trovano inevitabilmente in rotta di collisione con il loro il passato.

Si potrebbe sostenere che aderendo così strettamente all’originale di John Woo, il remake di Ding Sheng sia una versione ancora più annacquata del suo materiale originario (almeno quello coreano provava a dire qualcosa di nuovo), ma questo è il minore dei problemi qui. Il regista insiste spietatamente nel martellare le orecchie dello spettatore con la nostalgia verso il primo A Better Tomorrow ad ogni occasione, con la famosa canzone di Leslie Cheung che viene ripetuta fino alla nausea. A seconda della scena, abbiamo una versione per chitarra elettrica, poi una versione acustica, poi una versione lounge e poi una addirittura orchestrale … E quando i personaggi accendono una radio, indovinate quali note escono? O durante una sequenza nel traffico, viene cantata da alcuni artisti di strada, e persino l’LP fa la sua apparizione a un certo punto. Manca solo la versione beatbox. Le strizzatine d’occhio più o meno simpatiche raggiungono l’apice quando, nello stesso bar in cui compare il vinile di cui sopra, Wang chiede a un cliente perché abbia in bocca un fiammifero, e come riposta viene indicata una fotografia incorniciata di Chow Yun-fat! Ci starebbe, non fosse che in A Better Tomorrow 2018 i costanti riferimenti alla fratellanza e alla lealtà sembrino obbligati e goffi, come se fossero stati forzatamente inseriti per ovvie ragioni piuttosto che essere parte naturale della sceneggiatura.

A guardare bene, tutto ciò che riguarda A Better Tomorrow 2018 appare stranamente privo di tensione. I personaggi improvvisamente si puntano addosso i fucili l’uno contro l’altro, di primo acchito per abbinarsi a un certo tema musicale, e una scena in cui Kai osa sfidare un irascibile capo della yakuza a infilargli uno stuzzicadenti nell’occhio è stata girata in modo così drammatico da risultare farsesca. Quando non siamo intenti ad ascoltare una qualche variazione della canzone di Leslie Cheung, i momenti di presunta ansia vengono introdotti tramite un potente strimpellio di chitarre elettriche, che diventa via via sempre più comico a ogni tentativo. Tuttavia, il più grande crimine commesso da Ding Sheng è la totale mancanza di impegno nel costruire le non secondarie scene d’azione. Non sono solo pedestri, ma sono anche chiaramente sbagliate nella loro mancanza di una esecuzione competente e capace di eccitare lo spettatore. Come già in Saving Mr. Wu, vengono privilegiate le videocamere a mano, ma a differenza dell’approccio in stile documentaristico del suo lavoro migliore, qui la tecnica del regista tradisce la pomposità della storia, e invece di aggiungere realismo, tale scelta finisce per regalare all’insieme un aspetto a buon mercato e digitale. Nello specifico, nei primi minuti vediamo un inseguimento tra motoscafi che coinvolge la guardia costiera cinese, talmente dilettantesco nella sua messa in scena da sconfinare nell’imbarazzante (scordatevi Dante Lam …). In più, l’iconica sparatoria ‘per vendetta’ non è di molto migliore, sorprendentemente senza sangue e interrotta stupidamente da un improvviso terremoto (siamo su suolo giapponese). Le restrizioni imposte dalla severa censura locale alla violenza sullo schermo fanno solo male, dato che i costanti tagli, che ci permettono di vedere solamente le conseguenze di un colpo di pistola, quasi lo fanno sembrare un montaggio piuttosto che una scena d’azione che fluisce cronologicamente.

Preferendo non rovinare la sorpresa con qualche spoiler, ci limiteremo a dire che nel finale, oltre a un inseguimento in auto attraverso un magazzino in CGI (vedere per credere) c’è Tianyu che telefona alla polizia nel bel mezzo dello “shoot-out” decisivo … Non è affatto facile, come avrete intuito, trovare delle note positive su A Better Tomorrow 2018, specie se sia ama il film del 1986. Si può rispettare il fatto che invece di cercare di ricreare il soave gangster di Chow Yun-fat, ci venga proposto un personaggio completamente all’opposto con il punk di strada interpretato da Wang, ma la sua cantilena stonata in praticamente ogni scena annulla rapidamente qualsiasi buona volontà. In sostanza, ogni qual volta sta rischiando di diventare piacevole, arriva un dettaglio che rapidamente fa cambiare idea.

In una scena, il padre di Kai e Tianyu sta parlando con loro dal suo letto d’ospedale, ma a causa della sua demenza li scambia per i suoi dottori piuttosto che per i suoi figli, e comincia a borbottare qualcosa su come desideri solo incontrarli ancora una volta per chiedere loro scusa per il passato. Invece di scatenare un nodo in gola però, fa desiderare di capire il modo per confondere A Better Tomorrow 2018 per un buon film. Con una sovrabbondanza di  primi piani di gabbiani (le colombe si saranno estinte …), un cameo di Eric Tsang ancora più indegno di quello visto in Kung Fu Yoga l’anno scorso e una bizzarra dedica sulla scena conclusiva, se non altro, si finisce col pensare che domani non potrà essere altro che un giorno migliore.

Di seguito il full trailer originale di A Better Tomorrow 2018, uscito nei cinema cinesi il 18 gennaio: