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Voto: 6/10 Titolo originale: Beast , uscita: 18-04-2018. Regista: Michael Pearce.

Beast | La recensione del film di Michael Pearce (Sitges 51)

25/10/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

Jessie Buckley e Johnny Flynn sono i protagonisti di una storia d'amore dark che fornisce un punto di vista inedito, oscuro e lirico sulla figura del serial killer

Jessie Buckley in Beast (2017)

La psiche umana è un soggetto affascinante, è indubbio, ancor più se si tratta di una mente criminale. Innegabile è che siamo irrefrenabilmente attratti dai malvagi, forse per smania di capirli, forse per curiosità verso il diverso o solo per senso del macabro. Quando, dunque, un film esplora l’universo oscuro di un serial killer, il richiamo è irresistibile per gli amanti dell’horror – e non solo -, ma sovente quanto li aspetta sul grande schermo è scialbo e deludente. Fin troppo di frequente la sua immagine è eccessivamente caricata – addirittura un po’ posticcia – una sorta di maligna maschera come l’interpretazione che ne dava nella sua performance John Cusack in Il cacciatore di donne (The Frozen Ground) di Scott Walker.

Difficile è invece rendere le complesse sfumature che connotano il Male, quando assume umani contorni, raro è coglierne l’essenza. Ci sono casi, eccelsi quanto sporadici, come lo stupefacente La Casa di Jack (la nostra recensione), in cui la natura di un assassino seriale è catturata dal suo stesso punto di vista in maniera così malata e perfetta da lasciare letteralmente scioccati. Tuttavia, non si tratta dell’unico modo di raccontare la macabra storia di un assassino; altrettanto coinvolgente e conturbante è il punto di vista di chi ama un simile mostro (o meglio colui che tale è creduto dai più), la prospettiva al centro di Beast, notevole debutto alla regia di un lungometraggio di Michael Pearce, di cui è anche lo sceneggiatore.

Il suo teso thriller psicologico, che ricorda alla lontana La rabbia giovane (Badlands) di Terrence Malick, ma con uno sviluppo assai differente, è incentrato sulla prospettiva di Moll (Jessie Buckley), ventisettenne decisamente disturbata che vive ancora con i genitori e che si sente oppressa da una madre soffocante, Hilary (Geraldine James), che la tratta come un’adolescente e da una sorella perfettina e vessatoria (Shannon Tarbet), che cerca costantemente di metterla in ombra. Il giorno del proprio compleanno la protagonista, all’ennesimo spiacevole episodio, decide di abbandonare la festa organizzata dai genitori e di andare da sola a ballare in un locale dove incontra un ragazzo con cui danza fino all’alba.

I due vanno quindi in spiaggia e subito lui insiste per passare ad effusioni più intime, lei cerca di respingerlo senza riuscirci, quando uno sconosciuto armato di fucile arriva in suo soccorso e la salva. Si tratta di Pascal Renouf (Johnny Flynn), fascinoso e scarmigliato cacciatore che dichiara di aggirarsi all’alba sulla costa in cerca di conigli. Tra i due c’è subito una strana chimica, un’affinità elettiva. Per lui pare un vero e proprio colpo di fulmine: dopo averla riportata a casa il giorno del loro incontro, torna a trovarla più volte. Lei, però, è titubante.

L’influenza nefasta dei consanguinei, che sembrano più vessarla che sostenerla, si fa ancora una volta sentire. La madre è contraria, all’apparenza perché lo spasimante ha un mestiere troppo umile per la sua mentalità borghese la boicotta, la sorella arriva a farlo cacciare durante un pranzo da golf club dove si trovano, perché indossa dei jeans. Il contesto famigliare soffocante è tangibile nei dialoghi, nelle iterazioni trai i diversi attori, nell’ottima performance anzitutto di Jessie Buckley (Taboo), che perfettamente tratteggia l’animo di una giovane donna insicura e desiderosa di libertà, che però a tratti sembra celare una natura ben più tenebrosa.

Ottima è anche Geraldine James (Alice in Wonderland) nei panni della madre impositiva e costantemente preoccupata per la figlia (che ha dei trascorsi violenti) e Shannon Tarbet (Una promessa), che risulta giustamente fastidiosa e petulante; ambedue sono una presenza decisamente soffocante, seppur in maniera diversa e costituiscono un contrappunto essenziale per delineare le dinamiche interiore e le motivazioni della protagonista.

È costruito così in Beast un contesto claustrofobico, acuito dall’ambientazione sull’isola di Jersey nel Canale della Manica. Naturale è quindi, quando se ne presenta l’occasione, che Moll cerchi di fuggire, sebbene con un uomo appena conosciuto, praticamente un estraneo; allo stesso modo è comprensibile il suo attaccamento per Pascal, spavaldo e sopra le righe, il cui cipiglio tenebroso è perfettamente portato in scena da Johnny Flynn (Lovesick).

È una singolare forma di dipendenza che si trascina anche quando la situazione degenera e lui viene arrestato perché creduto colpevole di una serie di cruenti ispirati a fatti di cronaca realmente accaduti negli anni ’60 e legati a diverse ragazzine scomparse e poi trovate morte. Si combinano così la suspense, il dubbio che sia stato veramente lui a uccidere che tormenta la protagonista e che immediatamente è trasmesso allo spettatore.

L’angoscia è palpabile e ancora una volta, con grande meticolosità, sono raffigurati gli stadi che attraversa lei, dalla convinzione di innocenza al sospetto, dalla disperazione alla negazione. Non è affatto scontata la soluzione del dilemma. Sarà davvero stato lui? Una risposta poco prima del finale ci è concessa, ma come gli eventi in ultimo si chiudono è del tutto inaspettato, sconvolgente.

Di seguito trovate il trailer di Beast:

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