Home » Cinema » Azione & Avventura » The Equalizer 2: Senza Perdono, la recensione del film di vendetta di Antoine Fuqua 

Voto: 5/10 Titolo originale: The Equalizer 2 , uscita: 19-07-2018. Budget: $62,000,000. Regista: Antoine Fuqua.

The Equalizer 2: Senza Perdono, la recensione del film di vendetta di Antoine Fuqua 

24/08/2018 recensione film di Sabrina Crivelli

Denzel Washington torna a vestire i panni del vendicatore dal cuore d'oro in un sequel gravato da passaggi ben poco logici e da eccessivi spunti buonisti e confusamente meditativi

Denzel Washington in The Equalizer 2 - Senza perdono (2018)

Era il 2014 quando Denzel Washington incarnò per la prima al cinema in The Equalizer – Il vendicatore (The Equalizer) Robert McCall, ex agente della CIA in pensione che se la doveva vedere con un gerarca russo e buona parte dei suoi sottoposti per salvare una giovane prostituta dalle sue grinfie. Il thriller, diretto da Antoine Fuqua e sceneggiato da Richard Wenk era sostenuto dalla convincente performance dell’attore, dal ritmo serrato, dalle buone scene d’azione e dalla discreta dose di violenza.

Certo non eravamo innanzi a un capolavoro, né ai livelli di un Training Day, che aveva visto nascere il sodalizio tra attore e regista (lo sceneggiatore là era David Ayer) e che era valso al protagonista addirittura l’Oscar, ma si trattava di un prodotto più che apprezzabile. Meno convincente è invece ora il sequel, intitolato The Equalizer 2: Senza perdono, che vede la squadra riunirsi, coinvolgendo di nuovo anche Melissa Leo (The Fighter) e Bill Pullman (Independence Day) e aggiungendo la new entry Pedro Pascal (Narcos).

Il canovaccio è piuttosto semplice e non certo inventivo: McCall cerca di rifarsi una vita tranquilla dopo la morte della moglie, un lavoro onesto, prova ad aiutare le persone bisognose del suo quartiere. Spesso però si ricorda del suo passato e ricorre a metodi ‘poco ortodossi’ per assistere chi ne ha bisogno e non trova nella legge una mano concreta, rimanendo sempre nell’ombra. L’uomo è costretto tuttavia a esporsi di più quando una sua cara amica viene accoltellata a morte in quella che sembra una casuale rapina per mano di un gruppo di balordi e, poco dopo, anche lui viene preso di mira, convincendolo che sotto c’è qualcosa di più grosso.

Naturalmente, la morte di una persona a lui vicina è solo un mero espediente diegetico per potergli permettere di intraprendere una nuova e pericolosa missione e uccidere in modo spettacolare qualche altro cattivo (anche se purtroppo in quantità minore e in maniera meno pirotecnica rispetto al primo film …). Sfortunatamente, si cerca invece con dubbi risultati di diversificare un po’ la trama riducendo l’azione e inserendo un insolito tocco mistery, inserendo in apertura la cruenta eliminazione di un paio di ‘risorse’ di una non ben identificata agenzia in circostanze poco chiare.

Il preambolo parrebbe rimandare quindi a un qualche intrigo che vede coinvolta una superiore intellighentia governativa e pertanto fornire terreno fertile per interessanti svolte e una maggiore complessità nell’intreccio. Purtroppo il subplot complottista rimane confusamente abbozzato ed è risolto con notevole faciloneria, limitandosi a una spiegazione del tipo “è stato uno sfortunato quanto fortuito caso” e intraprendendo percorsi molto più ‘intimi’.

Uno dei difetti principali di The Equalizer 2 è proprio la mancanza di cura nello sviluppo della sceneggiatura. Dopo pochi minuti diventa chiaro che non si tratti di un teso e complesso spy movie, eppure molti passaggi sono ugualmente sin troppo semplicistici, abbozzati e prevedibili anche in un contesto da revenge thriller senza troppi fronzoli. I supposti colpi di scena sono incredibilmente anticipabili e molteplici sono le ‘stravaganze’ (o se preferite, le ‘noncuranti approssimazioni’) di cui è intriso il copione. Ad esempio, in un albergo di lusso di Bruxelles due balordi uccidono uno degli ospiti nella sua stanza e tutto viene liquidato senza pressoché indagare; anzi qualcuno addirittura afferma che sono cose che da quelle parti capitano spesso (chissà come sarà contento l’ente del turismo belga …)!!

Similmente, dopo che un collaboratore sotto copertura e sua moglie vengono trovati senza vita e un ex alto esponente della CIA è trucidato, le inchieste (governo e Interpol) si risolvono sostanzialmente con un’alzata di spalle. E ancora, un comune autista di Uber pesta alcuni clienti poco di buono questi gli danno il massimo dei voti solo perchè lui glielo ha intimato (dovrebbe essere un momento comico, ma arriva assai stonato …). O infine, per salvare il suo giovane pupillo (Ashton Sanders), McCall entra nel covo di una gang di spacciatori armati fino ai denti e picchia più d’uno dei suoi membri, preleva il ragazzo, scende in cortile e si mette a redarguirlo per 10′ sui pericoli della vita di strada, senza che nemmeno uno dei gangster provi a inseguirlo per affogare nel sangue l’affronto subito. Troppi momenti su cui poter sorvolare con leggerezza.

Ancor più destabilizzante è come viene però tratteggiata quella che dovrebbe essere la complessa psicologia del personaggio di Denzel Washington. Incrocio tra un Punisher dalle velleità di Buon Samaritano, un meditabondo Ghost Dog e un implacabile John Wick, imbevuto di echi da eroe della blaxploitation, lo vediamo assistere con garbo i vecchietti, le signore che provano a tenere ordinato il quartiere e i giovani a rischio, palesando una notevole attenzione per i più deboli e le minoranze (specie religiose).

Dall’altra, quando un vero dilemma morale gli si pone di fronte e si trova a scontrarsi con alcuni ex compagni d’armi che un tempo considerava amici, non vacilla nemmeno un secondo al pensiero di doverli eliminare, ma non perchè oggettivamente fautori delle più grette azioni, quanto perchè se la sono presa con lui (ricordate il cagnolino di Keanu Reeves?).

Quello di McCall è un sistema morale indecifrabile. Lui stesso dice che meriterebbe di morire “100 volte” per le azioni di cui si è macchiato (e per questo prova a rimediare ogni giorno aiutando il prossimo), ma se deve decidere di sterminare una banda di ex colleghi che non sono ancora andati in pensione come lui e che eseguono ancora un compito “senza fare domande e senza rancore” non esita a giustiziarli pur sapendo che hanno famiglie e bambini da mantenere, solamente perchè lui “non perdona”. L’elemento emotivo ‘meno egoistico’ comunque non manca affatto in The Equalizer 2, anzi, rispetto al predecessore il pedale sui buoni sentimenti più spicci è spinto alla massima potenza, con un finale zuccherino addirittura tripartito di quelli che a Hollywood ultimamente impazzano.

L’aspetto migliore resta Denzel Washington, ancora in gran forma a 63 anni suonati e capace di una gamma espressiva efficace nel tratteggiare le varie situazioni in cui si ritrova. A lui si aggiungono scene di lotta ben costruite già dal prologo su un treno in corsa in Turchia e poi uno dentro l’abitacolo di una macchina lanciata a grande velocità nel traffico e, soprattutto il lunghissimo scontro finale in cui l'(anti)eroe e i suoi avversari si affrontano in una cittadina sul mare evacuata mentre sta per arrivare un uragano che porta con sé raffiche di vento e pioggia sferzante.

In definitiva, se un mix di adrenalina, passaggi poco logici, buonismo e un premio Oscar in palla rappresenta gli ingredienti giusti per la vostra serata, allora questo sequel è il film giusto. In ogni caso Antoine Fuqua ha già anticipato che intende proseguire la serie e che ha piani ben precisi per McCall.

Di seguito trovate il trailer italiano di The Equalizer 2: Senza Perdono, che arriverà nei nostri cinema il 13 settembre: