Voto: 7/10 Titolo originale: 恋の罪 , uscita: 30-09-2011. Regista: Sion Sono.
Riflessione | Guilty of Romance di Sion Sono: una peccaminosa discesa nell’oscurità della coscienza
27/09/2020 recensione film Guilty of Romance di William Maga
Nel 2011, il regista giapponese concludeva la sua 'trilogia dell'odio'
Il sesso e la morte camminano mano nella mano attraverso i corridoi oscuri della psiche umana in Guilty of Romance (Koi no Tsumi) di Sion Sono (Suicide Club) del 2011, un’opera sulla privazione sessuale di una donna che la conduce nei oscuri regni di una realtà alternativa che è al tempo stesso eccitante e ripugnante.
Un raccapricciante omicidio ha avuto luogo nel quartiere a luci rosse di Shibuya, Tokyo. Il corpo della vittima è stato selvaggiamente mutilato, i genitali la cerati. La testa e le membra di un manichino sono state attaccate al busto e la ragazza è vestita con un’uniforme scolastica femminile in stile marinaresco. I colori vibranti del rosa, del rosso e del blu sono schizzati sulle pareti della scena del crimine, mentre l’investigatore Kazuko (Miki Mizuno) guarda sbalordito la scena.
Nel recente passato: Izumi (Megumi Kagurazaka) è la compassata e remissiva moglie di un romanziere di successo (Kanji Tsuda), edonista ed egocentrico. L’amore fisico tra i due in questo spento matrimonio è inesistente, anche se non mancano sprazzi di benevolo erotismo. La bella Izumi, che è ancora innamorata dell’uomo, desidera ardentemente la passione. Un giorno, incontra una donna di nome Mitsuko (Makoto Togashi), una rispettabile docente universitaria di giorno e una prostituta dagli istinti bollenti di notte. Mitsuko diventa presto la mentore di Izumi, rapendola dalla sua vita monotona e iniziandola a un mondo di peccato, eccitazione, follia e pericolo, in cui il prezzo della gratificazione sessuale è tuttavia pesante.
Con un colpo di scena inaspettato, diventa evidente che Izumi è in qualche modo collegata all’orribile crimine citato in apertura, ma come? È lei una vittima o l’assassina?
Guilty of Romance è il terzo e ultimo capitolo della ‘trilogia dell’odio’ di Sion Sono, dopo Love Exposure e Cold Fish, acclamati dalla critica. Sebbene i tre film non siano una continuazione l’uno dell’altro, tematicamente sono tutti collegati al sesso, alla religione e alla famiglia, tematiche che indissolubilmente si intrecciano all’interno delle rispettive narrazioni.
Niente stimola l’immaginazione del regista giapponese più dei recessi più oscuri dell’umanità. Hater per sua stessa ammissione, Sion Sono una volta ha confessato in un’intervista che l’odio dentro di lui – almeno all’epoca – era troppo forte e che Guilty of Romance era il suo “discorso di sconfitta verso l’amore”, perché era esausto dall’odio.
Si può dire che Sion Sono e Kenji Mizoguchi abbiano diverse cose in comune. Proprio come il maestro scomparso nel 1956 fece ai suoi tempi, è infatti un regista femminista, sensibile alla mentalità fragile delle donne e capace di comprendere i sentimenti di quelle che ‘lavorano di notte’; un settore che Kenji Mizoguchi conosceva peraltro molto bene, in quanto lui stesso era un cliente regolare delle ‘case di piacere’.
Guilty of Romance possiede uno spirito d’essai, ma, fedele allo stile inconfondibile di Sion Sono, è molto cupo e potente, con un uso forte e preciso dei colori, incluso il rosso, usato con grande effetto per uno degli abiti di Izumi, per una candela e per un tappeto nella squallida stanza dove avviene l’omicidio, oltre che sulle sensuali labbra di Mitsuko. Il rosa e il nero sono invece armonizzati, a simboleggiare sia il desiderio che l’oscurità.
Come ci si può aspettare da un film del regista di Toyokawa, Guilty of Romance – che è diviso in 5 capitoli – è infarcito di sequenze torve e scabrose (comunque meno del consueto), anche se qualche gradito – e insolito – momento più leggero non manca lungo i 108 minuti della versione internazionale (quella integrale da 144 è stata purtroppo resa disponibile soltanto in Giappone, dopo la proiezione in anteprima a Cannes). Tuttavia, piuttosto che essere scritto in modo intelligente, l’umorismo è spesso immaturo, con allusioni sessuali palesemente ovvie. Una scena particolare in cui Izumi offre salsicce ai clienti del supermercato dove lavora durante il giorno è un esempio calzante in tal senso.
È chiaro quali fossero le intenzioni del regista e sceneggiatore, ma mancano di sottigliezza, di sfumature che avrebbero avuto maggior efficacia. Tuttavia, i dialoghi pronunciati dalla madre di Mitsuko (interpretata da Hisako Ohkata), nella scena girata a tavola sono vergognosamente divertenti. Lo script, che non manca mai di sottolineare il debito tematico verso il romanzo Il Castello di Franz Kafka, resta così la parte più debole di questo Pinku Eiga sotto mentite spoglie, che cerca di scandalizzare i benpensanti e accontentare la fanbase.
Per chi se lo chiedesse, nella versione ‘lunga’ di Guilty of Romance vengono mostra scene ulteriori dell’indagine sull’omicidio, con l’attrice Miki Mizuno che, di conseguenza, ha più tempo sullo schermo, garantendo così al suo personaggio, Kazuko, più sostanza, mentre, nella versione ‘breve’, la ragazza appare meno importante per la trama generale rispetto a Izumi e Mitsuko. In effetti, il film era stato presentato al pubblico come un “racconto drammatico di tre donne e delle loro vite”, una descrizione maggiormente accurata per la versione rimasta inedita, mentre quella condensata si concentra maggiormente sul personaggio di Izumi, con Mitsuko che resta ugualmente imperativa per la narrazione. Sfortunatamente, i tagli effettuati su alcune sequenze delle indagini finiscono inevitabilmente per influenzare in modo considerevole il significato del personaggio dell’investigatrice.
Invece, i tagli deliberati (spiegabili solo a fini commerciali di distribuzione internazionale, ma inspiegabili per come non sforbicino scene inutilmente – e onanisticamente – estenuanti) fanno sì che la premessa di Guilty of Romance si concentri prevalentemente su Izumi. Va dato merito alla ex idol Megumi Kagurazaka, allora 30enne, per la sua performance da giovane casalinga sessualmente repressa che viene colpevolmente risucchiata in un mondo di prostituzione e pazzia degno del David Lynch di Velluto Blu.
Non è raro che questo tipo di stelline in Giappone si avventuri nel business della recitazione cinematografica, ma se è vero che il ‘talento’ di Megumi Kagurazaka (che ha poi collaborato con Sion Sono anche a Himizu e Why Don’t You Play In Hell?) come modella è ben evidente durante le numerose scene di nudo che rivelano le sue ben proporzionate ‘risorse’, pochissime riescono invece a infondere come lei una tale profondità a un personaggio, o anche solo dimostrano di saper davvero recitare.
Il risultato però non sarebbe lo stesso se da contraltare non ci fosse l’altrettanto convincente Makoto Togashi (Memories of Matsuko), nei panni della maniacale ‘istruttrice’ di Izumi, Mitsuko. La sua prova è piena di pietà, ma velata di sottile tristezza. E, da spettatori, non si può fare a meno di provare empatia per lei.
In definitiva, il disturbante banchetto di frustrato e provocante desiderio sessuale imbastito da Sion Sono con Guilty of Romance potrebbe non risultare appetibile come Cold Fish, ma in una certa misura è forse più allettante se noi, come voyeur, ci lasciamo languidamente guidare attraverso i sentieri oscuri e peccaminosi della coscienza umana senza opporre resistenza.
Di seguito il trailer internazionale di Guilty of Romance:
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