Home » Cinema » Sci-Fi & Fantasy » Riflessione | Matrix: Cypher e la maledizione della pillola rossa

Titolo originale: The Matrix , uscita: 31-03-1999. Budget: $63,000,000. Regista: Lilly Wachowski.

Riflessione | Matrix: Cypher e la maledizione della pillola rossa

04/04/2019 news di Sabrina Crivelli

Cerchiamo di capire perché la scelta di Joe Pantoliano di tradire i compagni ribelli e tornare a una vita di agi in una rassicurante 'finzione' non è stata così deplorevole in fondo

Joe Pantoliano in The Matrix (1999) - 2

Vede, io so che questa bistecca non esiste. So che quando la infilerò in bocca Matrix suggerirà al mio cervello che è succosa e deliziosa. Dopo nove anni sa che cosa ho capito? Che l’ignoranza è un bene.

Cypher (Joe Pantoliano) è senza dubbio una delle figure più negative in Matrix (The Matrix), primo capitolo della saga sci-fi uscita nel 1999 e diretto dai fratelli Wachowski. Inizialmente schierato al fianco di un gruppo di stoici combattenti, tra cui Morpheus (Laurence Fishburne), Trinity (Carrie-Anne Moss) e il nuovo arrivato Neo (Keanu Reeves), passa poi al ‘lato oscuro’ e vende i suoi compagni all’algido agente Smith (Hugo Weaving), rivelandogli il modo in cui sorprenderli e sconfiggerli.

Joe Pantoliano Matrix 1999 - 3Tra tutti i protagonisti di Matrix, Cypher sembra quello più spietato e infido, perfino dell’agente Smith, che che d’altra parte è disumano perché è un programma senziente … Eppure, nonostante il voltafaccia e la sete di sangue, potrebbe essere al contrario il più ‘umano’ dei personaggi del film. Pensateci bene: se vi fosse offerta la possibilità di scegliere tra due versioni della realtà, quella che conoscete e una alternativa, miserabile e terrificante, scegliereste davvero la seconda opzione? Calcolate anche che, al momento della scelta di conoscere la verità, di scegliere se prendere la pillola rossa o quella blu, nessuno è del tutto consapevole del terrificante scenario che lo aspetta. Esplorando la questione da una diversa prospettiva, è forse possibile che Cypher abbia ragione e gli altri impavidi eroi di Matrix torto?

Sono trascorsi vent’anni da quando il cult dei fratelli Wachowski è approdato nei cinema, rimanendo impresso nell’immaginario collettivo, potrebbe essere necessario rinfrescarvi comunque la memoria.

Keanu Reeves and Carrie-Anne Moss in The Matrix (1999)La storia è narrata in gran parte dal punto di vista di Neo / Thomas A. Anderson, un programmatore e hacker che vive una vita ordinaria nei tardi anni ’90. Ha un lavoro fisso, ma noioso, naviga copiosamente sulla rete e trascorre le sue serate in locali in cui suonano musica di Rob Zombie.

Un giorno, per caso, s’imbatte in qualcosa chiamato Matrix e incontra un misterioso individuo vestito di pelle e chiamato Morpheus, che gli rivela come lui abbia vissuto – come pure tutti gli altri esseri umani – in una simulazione digitale del 1999 e che tutto ciò che vede e che prova è in realtà virtuale, costruito. In verità, sono infatti già nel XXI secolo, le macchine hanno schiavizzato l’intera umanità e l’hanno tramutata in una serie infinita di batterie dormienti. Matrix è quindi un programma che con la sua illusione di realtà tiene occupati tutti, evitando così possibili ribellioni.

Matrix 1999 -6Morpheus a questo punto impone a Neo di compiere una scelta tra il mondo simulato, che definisce “Una prigione per la mente” e quello che davvero c’è là fuori. Per farlo, il ragazzo deve  allora decidere di prendere una delle due pillole, una rossa e una azzurra, che il comandante della nave Nabucodonosor tiene nel palmo della mano, dicendogli:

Dovrai scoprire con i tuoi occhi che cos’è. È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.

Non è affatto una decisione facile da prendere, soprattutto di fretta e inseguito da un gruppo di misteriosi uomini armati che lo vogliono morto. Per fortuna, la curiosità di Neo ha la meglio e così il protagonista ingerisce la pillola rossa … altrimenti sarebbe stato un film assai più breve! Comunque sia, probabilmente, una parte di lui in più di un’occasione ha rimpianto la pillola blu, optando per una beata ignoranza e non per una terrificante verità. E certo il risveglio non è stato morbido: non appena deglutita la pillola rossa, la simulazione inizia inevitabilmente a liquefarsi e collassare.

Un paio di inquadrature dopo, Neo si ritrova nella dimensione al di fuori di Matrix, in una sorta di utero meccanico, immerso in un liquido denso e con una serie di cavi infilati in ogni parte del corpo. Come anticipatogli, la Terra è ammantata dall’oscurità ed enormi incubatrici composte da infinite celle che forniscono l’energia necessaria alle vita delle macchine, sfruttando i corpi di un’infinità di uomini e donne in stato comatoso e inconsci di cosa stia avvenendo. Così, Neo non fa tempo ad accorgersene che già si trova a bordo della Nabucodonosor, un hovercraft che viaggia nel terrificante mondo reale, mentre il saggio Morpheus cerca disperatamente di capire se lui sia l’Eletto che libererà e salverà l’intera umanità.

Cypher è un membro dell’equipaggio di Morpheus da lungo tempo e l’entusiasmo giovanile per la missione è ormai scemato, mentre la disillusione è ampiamente salita. Diversamente da Neo, l’uomo rimpiange infatti di aver scelto all’epoca la pillola rossa. Il suo disgusto per la dura e scabra realtà, composta da una nave spaziale claustrofobica, un insipido pappone a pranzo e cena e la costante minaccia di una morte atroce uccisi dalle macchine è palpabile. Stufo della situazione, si collega quindi a un certo punto al Matrix, contratta con l’agente Smith una vita di ricchezza e successi – seppure virtuale – e gli consegna i ribelli, suggellando l’accordo gustandosi una bistecca al sangue e assaporandone a lungo ogni succulento boccone. Un simbolo tangibile e rassicurante, a lungo agognato. Poi, si organizza per fare ritorno dentro al mondo virtuale e scordarsi tutto quello che ha visto e che sa. Lo dichiara lui stesso, sottolineando che non vuole ricordare niente, non vuole saperne più niente.

Non sarà moralmente integerrimo, ma il suo atteggiamento è davvero così inconcepibile? Forse, è meglio vivere in una confortevole illusione che in un’agghiacciante realtà, ancor più se è praticamente impossibile distinguere l’una dall’altra. Bisogna anche pensare che Cypher non è un Eletto, ma soltanto un ordinario membro dell’equipaggio di Morpheus; non è un leader come quest’ultimo, né predestinato alla grandezza come Neo, ovvero il ‘prescelto’.

E non è solo questo il problema. Guardando allo scenario post-apocalittico in cui le enormi torri-incubatrici cibernetiche svettano, il Sole oscurato e le lande desolate che ormai ammantano la superficie terrestre, viene pure da domandarsi che mondo erediterà l’umanità una volta sconfitte le macchine. Pur ammettendo che la situazione sia reversibile – niente affatto una certezza … – i superstiti dovranno affrontare fame, carestie e privazioni d’ogni tipo per intere generazioni, mentre aspettano che il pianeta guarisca dalle profonde ferite inflittegli. Non che la libertà non valga ogni sacrificio sia chiaro, ma tali prospettive farebbero vacillare anche il più saldo idealista. Inoltre, chi dice che l’esistenza all’interno del Matrix sia meno valida di quella al suo esterno?

Qualora difatti riflettessimo sull’esperienza all’interno di un mondo virtuale, come si chiedeva in un articolo del 2016 Sam Kriss, “Se la realtà è qualsiasi cosa generalmente accettata come tale […], ha senso allora parlare di realtà simulate o concrete? Per quale motivo un universo costituito da un software è necessariamente meno reale di uno composto di materia?“. Tale riflessione era sorta in risposta a un tentativo – piuttosto inquietante –  di alcune società della Silicon Valley di provare come la nostra quotidianità fosse costruita, esattamente come in Matrix, e fosse necessario trovare un modo di uscirne. Da un lato potrebbe apparire come una farneticazione di alcuni geek che hanno trascorso troppo tempo dietro alla tastiera. Se tutti gli aspetti controversi della realtà potessero essere ridisegnati con una App o un plug-in, tutto potrebbe essere risolto facilmente, ridisegnando un software difettoso.

Matrix 1999 -7Elon Musk, il multimilionario fondatore di SpaceX e Tesla è uno dei sostenitori di tale ipotesi. “C’è una possibilità su un miliardo che viviamo in una realtà elementare” ha dichiarato a The Verge nel 2016, spiegando che, con computer che sono già in grado oggi di creare mondi simulati online in cui i giocatori possono condividere un unico spazio virtuale, le Intelligenze Artificiali un giorno potranno costruire un mondo indistinguibile da quello fisico.

D’altra parte, l’opposizione tra realtà concreta e illusione dei sensi ha radici antiche che risalgono addirittura alla concezione ontologica di Parmenide e dall’eleatismo, passando poi per i mistici, sino al monismo spinoziano, precedendo di secoli i capolavori fantascentifici di Philip K. Dick (e a Matrix). Dunque è di lunga data l’idea che in fondo la sfera fisica debba essere costantemente messa in dubbio, anche se diverse sono state le declinazioni di tale indagine metafisica, ultima delle quali proprio una metafisica di marca tecnologica, virtuale, non più spirituale come in passato. Quindi c’è assai molto più di ciò che la vista, l’udito e gli altri sensi ci permettono di conoscere, una verità che forse un giorno potrebbe essere svelata dalla scienza e capace di condurci in una dimensione ulteriore, in una trascendenza digitale.

Matrix 1999 - 9La teoria della simulazione di realtà ha tuttavia un grosso problema filosofico: e se la realtà simulata fosse a sua volta una simulazione di realtà? Ossia, se la nostra ipotetica tecnologia fosse tanto evoluta da generare una realtà con forme di intelligenza senzienti al suo interno, queste sarebbero in grado a loro volta di creare dei computer capaci di generare una realtà virtuale e così via in un allucinante loop vizioso? E se fosse così, chi ci dice che le coscienze che hanno creato la nostra realtà non siano a loro volta imprigionate in una simulazione?

Se applichiamo lo schema a Matrix, si potrebbe arrischiare che il XXI secolo in cui Neo si risveglia potrebbe essere a sua volta la simulazione di una seconda generazione di macchine, a loro volta in guerra con un’umanità che vive all’esterno di tale dimensione, e così via. Lo suggerirebbero anche alcuni particolari all’interno di Matrix Revolutions, capitolo conclusivo della saga uscito nel 2003. Ad esempio, i poteri di Neo iniziano ad un certo punto a scatenarsi non solo nella proiezione virtuale, ma anche nel mondo reale, fatto che potrebbe far pensare a una simulazione anche in questo caso. Visto da questa prospettiva, Cypher vivrebbe un dilemma filosofico: lasciata una felice dimensione con tanto di bistecche al sangue, vino rosso e piaceri d’ogni genere, è proiettato in un’altra decisamente più deprimente della prima, ma che potrebbe essere altrettanto fittizia.

Matrix Revolutions (2003)In ogni caso, alla fine di Matrix Revolutions lo scontro tra uomini e macchine si chiude con una tregua, concordando che sia reso possibile a tutti coloro che lo desiderano di lasciare il mondo virtuale. Possiamo solo immaginare in quanti, dopo aver deciso di lasciare quest’ultimo, non lo rimpiangeranno proprio come a suo tempo ha fatto Cypher. E non bisogna andare lontano per avere un assaggio di tale eventualità: il videogame The Matrix Online del 2005, che riprendeva l’azione subito dopo i fatti al centro della trilogia filmica, introduceva infatti un gruppo chiamato Cypherites, che usciti da Matrix avevano l’unico obiettivo di trovare il modo di essere reinseriti al suo interno.

Dunque, prima di trovare l’agognata via d’uscita dalla realtà virtuale, i geni dell’informatica della Silicon Valley dovrebbero forse riflettere meglio su ciò che implicherebbe inghiottire la pillola rossa. Lo ha capito Cypher che, più che un mero traditore senza cuore rappresenta l’uomo comune con tutte le sue ansie e debolezze. Alla fine, chi non ha estremo bisogno di una certa quota di finzione per il quieto vivere, sia questo rappresentato da amici simili a noi oppure il leggere quotidiani che confermano la nostra visione del mondo. Sarebbe uno shock venire strappati a tutto ciò che ci è familiare in cambio di una pillolina color rubino che ci proietta nella funesta esistenza di privazioni, ma ‘vera’, un incubo tecnologico freddo e agghiacciante in cui ciascuno è artefice (?) del proprio destino, che Morpheus auspica per l’intera razza umana. O forse no?

Di seguito la scena originale di Matrix in cui Joe Pantoliano si gusta la sua bistecca, mentre parla con l’agente Smith dei dettagli dell’accordo: