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Voto: 6/10 Titolo originale: The Beach Bum , uscita: 21-03-2019. Budget: $5,000,000. Regista: Harmony Korine.

Beach Bum – Una vita in fumo: la recensione del film di Harmony Korine

18/03/2019 recensione film di Sabrina Crivelli

Il regista torna sulle scene riflettendo ancora una volta sulla società contemporanea, inscenando a modo suo l'irriverente ritratto di uno sregolato poeta edonista incarnato da uno sballato Matthew McConaughey

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Siamo stati abituati nel tempo ad essere sempre piacevolmente spiazzati da Harmony Korine, è un fatto innegabile. Dunque, entrando in sala per l’anteprima mondiale al SXSW di Austin, era naturale aspettarsi di essere stupiti (forse anche storditi) da Beach Bum – Una vita in fumo (The Beach Bum); eppure il film è talmente straniante ed eccentrico da lasciare qualche dubbio anche nei più accaniti fan. Qualcuno potrebbe arrischiarsi ad affermare che l’ultimo lavoro del regista di Spring Breakers – Una vacanza da sballo sia fumoso, addirittura incoerente in diversi suoi passaggi – o addirittura nel complesso. Viene a questo punto da chiedersi: quando l’eccesso di visionarietà travalica nell’inconsistenza?

Anzitutto, per replicare all’interrogativo è necessario prendere in esame l’esile trama di Beach Bum. Motore ed epicentro dell’azione è l’esuberante figura di Moondog (Matthew McConaughey), poeta dedito all’alcol e alle droghe che conduce un’esistenza anarchica e la cui follia si propaga ad ogni livello di sviluppo della diegesi, regia, dialoghi e così via. È la sua stessa indole a definire ogni aspetto del filmico e del profilmico.

Lo vediamo in apertura mentre s’aggira su una banchina bevendo e barcollando, o mentre amoreggia su una barca che sfreccia al largo delle coste soleggiate della Florida. Sin da subito la sua natura è evidente: è un personaggio irriverente, stravagante, che non segue le regole o le convenzioni sociali. Vive del tutto libero.

La percezione iniziale è confermata quando viene richiamato dalla moglie Minnie (Isla Fisher), una milionaria altrettanto anticonformista che s’intrattiene in una magnifica villa sul mare col nuovo amante Lingerie (Snoop Dogg). La figlia Heather (Stefania LaVie Owen) infatti si sta per sposare ed è lì richiesta la sua presenza.

Dai margini della società al suo apice più opulento, l’edonista Moondog non cambia il suo comportamento, un po’ ipocritamente (facile essere rivoluzionari con un ricco ‘paracadute’ come il suo) ostenta la sua indole di artistoide ribelle trasandato ed edonista. Difficile è capire il messaggio ultimo di Beach Bum, il giudizio finale sul protagonista, che ricorda un ibrido tra il ‘drugo’ di Il grande Lebowski e il Raoul Duke di Paura e delirio a Las Vegas, ma che pesca anche dalla stessa vita di Matthew McConaughey, arrestato nel 1999 mentre suonava i bonghi nudo a Malibu. Una volta grande poeta e osannato da tutti, gli si perdona ora qualsiasi trasgressione, anzi il suo stile di vita a dir poco trasgressivo è quasi ammirato da tutti coloro che lo amano o lo circondano.

L’esistenza stessa come opera d’arte definitiva e unica, tale è il criterio che domina questa post-contemporanea incarnazione dello spirito dionisiaco, la sua pura entropia. Forse Harmony Korine vuole promuovere uno stile di vita provocatorio in cui vige la totale licenza dall’etica? Oppure c’è qualcosa di più? Certo, l’inno al Flaneurismo vacilla quando porta (come nel film) a compiere azioni che hanno conseguenze gravi (addirittura letali …), oppure altre al limite del criminale, come assaltare un vecchio disabile per derubarlo insieme a un compagno di scorribande (Zac Efron in un ruolo secondario, ma d’impatto) per poi saltellare via gaudenti con il bottino.

The Beach Bum - 1Da un lato è il regista stesso, parlando di Beach Bum, ad affermare di aver stavolta volutamente lasciato da parte gli aspetti violenti, sinistri, che dominavano i suoi precedenti lavori per realizzare invece qualcosa che fosse “semplicemente divertente”. Dall’altra, il ritratto caustico di Moondog lascia spazio a qualcosa di meno superficiale.

La dichiarazione d’intenti non può difatti convincere appieno chi ha amato il nichilismo di Gummo, ancor più l’indagine sociale algida e tagliente di Spring Breakers. Non è indubbiamente semplice decriptare il senso ultimo – d’altra parte non lo era nemmeno nei predecessori -, ma ancor più di prima la forma sembra distogliere, stridere e al contempo amplificare l’essenza, la sostanza. Serpeggia tra colori accesi e situazioni al limite del farsesco la medesima capacità di trasmettere l’estremo vuoto esistenziale dei nostri tempi.

Molto, indubbiamente, viene lasciato all’interpretazione soggettiva. Si può rimanere in superficie e gustarne la retorica rivoluzionaria un po’ dadaista e anti-capitalista (con tanto di falò di banconote), perfettamente racchiusa nella dichiarazione di Moondog, tra il serio ed il faceto, “un giorno inghiottirò il mondo e quando lo farò, spero morirete tutti in modo violento“. Come lui tutto allora sembra finalizzato a scioccare. Si può pensare quindi che quelle che disseminano il film siano tutte piccole interferenze di pensiero, o ripetuti tocchi di nonsense surrealista, traduzione visiva di quella che Harmony Korine ha definito la “cosmic America“al centro del film, ossia una “energia” che pervade tutto e da cui Moondog attinge.

The Beach Bum - 2Oppure, conoscendo la capacità di andare oltre all’apparenza che più volte il regista ha dimostrato, ancora una volta l’essenza stessa dell’intero Beach Bum nella sospensione, nei dettagli ed è offuscata, nascosta dalla presunta leggerezza e dalla pirotecnica recitazione di Matthew McConaughey, che cattura e monopolizza sapientemente la nostra attenzione.

D’altronde, la scelta di Just Like Heaven dei Cure come colonna sonora in uno dei momenti più drammatici affrontati dal protagonista, in cui mette in discussione le scelte fatte fino ad allora, potrebbe non essere tanto casuale … Forse, infine, Beach Bum potrebbe andare oltre alla banale provocazione naif racchiusa nel proclama del protagonista: “Non credo davvero in nulla di speciale. È tutto come scritto nelle stelle… Io cerco solo di divertirmi. Non mi preoccupo.”

Non possiamo dunque che chiederci se Beach Bum – Una vita in fumo sia qualcosa di molto più caustico del divertente ritratto di un poeta gaudente e apprezzare quindi l’ambigua dialettica di Harmony Korine, che in questo caso ha probabilmente raggiunto il suo massimo apice.

In attesa di capire quando – e se – verrà distribuito dalle nostre parti, potete avere un assaggio della conturbante performance di Matthew McConaughey nel red band trailer internazionale di seguito: