Voto: 6.5/10 Titolo originale: 流浪地球 , uscita: 05-02-2019. Budget: $48,000,000. Regista: Frant Gwo.
The Wandering Earth | La recensione del kolossal sci-fi cinese record di incassi
25/02/2019 recensione film The Wandering Earth di Sabrina Crivelli
Il regista Frant Gwo gira uno dei film più visti della storia in Cina, ma strizza un po' troppo l'occhio ai classici catastrofici hollywoodiani, cadendo malamente in cliché e ingenuità
Aggiudicandosi il secondo posto di sempre per incassi sul mercato cinese con i suoi 645 milioni di dollari – e primo a livello globale di inizio 2019 con un totale di 650 milioni di dollari – The Wandering Earth (Liu Lang Di Qiu, 流浪地球) ha indubbiamente fatto parlare di sé nelle ultime settimane. Tuttavia, nonostante l’incredibile successo di pubblico in patria, il kolossal sci-fi diretto da Frant Gwo (Deskmate), pubblicizzato come il primo blockbuster mai prodotto nella Repubblica Popolare, difficilmente si potrebbe definire ‘memorabile’, anzi sin dalla premessa sono molti gli aspetti a lasciare piuttosto perplessi.
The Wandering Earth, tratto dall’omonimo e pluripremiato romanzo di Liu Cixin, si apre con una scenetta familiare dall’alto tasso drammatico: Liu Peiqiang (Jing Wu) si appresta a separarsi dall’amato figlioletto Liu Qi (Hexuan Guo da bambino, Chuxiao Qu da adulto) per intraprendere una rischiosa missione spaziale. Difatti, il Sole è in procinto di divorare l’intero sistema solare e, per salvare l’umanità, un gruppo di scienziati ed esperti sono inviati su una piattaforma internazionale che orbita intorno a Giove. L’obiettivo finale? Fungere da supporto alla migrazione (proprio così) del globo terracqueo verso un nuovo e più ospitale sito del cosmo. Perché difatti spostare l’umanità con delle navicelle e terraformare altri pianeti quando si può direttamente ‘traghettare’ la Terra a spasso per lo spazio profondo con una ‘spintarella’ (il titolo d’altra parte è piuttosto evocativo in tal senso)?
Bisogna riconoscere a The Wandering Earth che il concept su cui è basato non manchi certo di fantasia, ma non è tutto … Per favorire lo spostamento del nostro pianeta in pericolo, non solo ne viene interrotta la rotazione sul proprio asse – con buona pace degli sventurati rimasti sull’emisfero costantemente all’ombra, ma vengono anche posizionati numerosi propulsori sul suo ‘posteriore’ in modo da fornire lo slancio necessaria a raggiungere la nuova sconosciuta meta, più volte chiamata “casa”. Tuttavia, è stimato – intoppi a parte -, che il processo impiegherà circa 2.500 anni (già …). Intanto, con la Terra che è diventata gelida, dacché si sta gradualmente allontanando dal Sole con la prime accelerazioni, tutti i suoi abitanti sono stati ricollocati a decine di metri nel sottotuolo, un po’ come succedeva – ma per diversi motivi – in L’esercito delle 12 scimmie (la nostra recensione). In superficie si avventura solamente il personale autorizzato, di cui fa parte il nonno di Liu Qi, Han Ziang (Man-Tat Ng), che guida i camion che trasportano il combustibile per far funzionare i fondamentali propulsori terrestri.
Non serve certo essere uno scienziato per farsi venire parecchi dubbi sui dettagli ‘tecnici’ a dir poco peculiari disseminati in The Wandering Earth. Anche sorvolando su quanto sia balzana l’idea di spostare la Terra intera come fosse un enorme veicolo inerte per l’universo, i quesiti che suscita nello spettatore meno naive naturalmente sono parecchi, primo tra tutti, essendo il viaggio plurimillenario, se basteranno i combustibili a disposizione. Insomma, sarebbe scocciante trovarsi senza benzina a metà strada … Si tratta pur sempre di fantascienza (e l’idea viene peraltro da un libro) però, quindi possiamo pure chiudere un occhio su certe ‘minuzie’. Lampante comunque a chiunque guardi è il fatto che esistono ostacoli e problemi ben più immediati sulla via verso l’ignoto, tra cui imminenti impatti dovuti a clamorosi errori di calcolo.
Pur sforzandosi di soprassedere alle innumerevoli e fantasiose trovate, è il registro narrativo di The Wandering Earth a suonare stantio, tipicamente inserito nei canoni hollywoodiani del genere: tra l’epopeico e il catastrofico, si alternano sequenze di cataclisma naturale spettacolare in stile L’alba del giorno dopo o 2012, ambedue diretti dal maestro Roland Emmerich, ad altri – reiterati – di ‘eroismo kamikaze’ e drammatizzato alla Armageddon – Giudizio finale di Michael Bay o Independence Day (anche lui di Emmerich). Da notarsi è che, come quest’ultimo, l’azione venga ambientata – del tutto o parzialmente non è chiaro – durante una festività nazionale (il 4 luglio in uno, il Capodanno cinese nell’altro), giusto per acuire la retorica edificante e didattica del lungometraggio. Quando tutto è perduto, la propensione al sacrificio estremo è pertanto una scelta pressoché scontata e, sovente, si accompagna allo scioglimento lacrimevole degli attriti famigliari.
In ultimo, ad affossare ulteriormente The Wandering Earth sono i personaggi, al contempo stereotipatissimi e privi di fascino. Assistiamo a una fiera di monolitiche maschere, dal ragazzino ribelle al freddo militare, fino all’immancabile spalla comica (un sino-australiano platinato incarnato da Mike Kai Sui, caratterizzato in maniera davvero imbarazzante e pure vagamente razzista …). Forse più grave di tutto, però, è che sia stato scelto il giovanissimo Chuxiao Qu quale protagonista assoluto (i motivi commerciali sono ovvi …), le cui verve attoriale e personalità sono – eufemisticamente – trascurabili per una parte che avrebbe richiesto ben altro carisma.
Eccezion fatta per gli abbondanti effetti speciali, realizzati perlopiù al computer, decisamente d’impatto (il budget è di quasi 50 milioni di dollari), per alcuni affascinanti scorci ravvicinati del pianeta Giove e per la singolarità di non vedere citati in nessun modo gli americani (russi, inglesi, coreani e francesi invece si …) The Wandering Earth in definitiva risulta uno spetaccolone oltremodo poco logico, eccessivamente ‘classico’ (nel senso di assolutamente prevedibile e datato) ed emotivamente poco coinvolgente per le masse (quelle più sgamate occidentali almeno), appesantito dalle oltre 2 ore di durata.
Di seguito il trailer originale (con sottotitoli inglesi) del film, che verrà messo in esclusiva a catalogo da Netflix nei prossimi mesi:
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