Voto: 6/10 Titolo originale: Blodtur , uscita: 13-03-2020. Stagioni: 1.
Bloodride (stagione 1) | La recensione della serie horror antologica di Netflix (dalla Norvegia)
13/03/2020 recensione serie tv Blodtur di William Maga
Sei episodi dalla qualità complessivamente buona, che ci conducono in un oscuro mondo di suspense e dark humor dove il karma è sempre in agguato beffardo
Se è vero che I racconti della cripta è forse la serie horror antologica più amata e popolare di sempre, va detto che il genere è tutt’altro che desueto o poco esplorato anche di questi tempi. Non bastasse il revival di Creepshow, recentemente si sono susseguite sul piccolo schermo e sulle piattaforme di streaming interessanti proposte come Channel Zero, Lore e Deadtime Stories (naturalmente ci sono anche American Horror Story e The Terror, antologiche per stagioni, non per episodi).
Netflix, sempre a caccia di contenuti da mettere a catalogo, si getta ora nella mischia di questo sottogenere, deliziando i suoi abbonati proprio con una nuova serie del terrore antologica e mettendo a catalogo i suoi 6 episodi da 30 minuti ognuno (quasi dei cortometraggi) tutti contemporaneamente, al contrario di quanto scelto dalla rivale Hulu con Into the dark (uno al mese).
La particolarità, oltre al fatto che non è strettamente necessario vederli in un ordine preciso, è che Bloodride (Blodtur), creata da Kjetil Indregardm e diretta da Atle Knudsen, non proviene dai soliti Stati Uniti, bensì dalla Norvegia. E chiunque abbia una qualche familiarità con titoli come il folle Dead Snow del 2009, lo slasher Cold Prey del 2006 o il paranormale Thelma del 2017 (la recensione), dovrebbe essere consapevole dell’indubbia creatività e delle capacità dei filmmaker del paese scandinavo.
Come da ‘obblighi di contratto’ (leggi consuetudine del genere) Bloodride inizia con una cornice introduttiva, che dà – più o meno – un senso all’intrigante titolo: sulle note di una musica minacciosa e inquietante alcuni personaggi, contraddistinti da livelli diversi di ferite, sono i passeggeri di uno spettrale autobus diretto verso una destinazione sconosciuta, ignari del loro terrificante destino. Come intrinseco alla sua stessa natura, la qualità è variabile, ma la media generale si attesta sulla sufficienza piena, riuscendo ad affascinare lo spettatore con una buona dose di suspense e dark humor, sebbene in alcuni degli episodi – che spaziano dalla superstizione ai peccati originali – non riesca a garantire quel tipo di intensità emotivamente snervante che sarebbe stata auspicabile.
In sostanza, in alcuni frangenti è capace di lasciare col fiato sospeso, in altri si hanno solo semplici catarsi e prevedibili colpi di scena. Sempre, però, una piccola dose di karma bussa alla porta dei protagonisti, senza sconfinare mai nella predica o nella condiscendenza.
Prima di procedere col giudizio su Bloodride, facciamo un piccolo riassunto delle trame.
Ultimate Sacrifice / Il sacrificio più grande
Si tratta di una storia di avidità che sembra ispirata a Pet Sematary di Stephen King. Ruota attorno a una famiglia che si sposta dalla città alla campagna solo per scoprire che qualcosa di veramente sinistro è in atto da quelle parti.
Three Sick Brothers / Tre Fratelli Matti
Come suggerisce il titolo, riguarda tre fratelli, dei quali uno è appena uscito da un ospedale psichiatrico. Le cose però prendono una brutta piega quando lui e i suoi fratelli decidono di celebrare la sua libertà in una baita isolata. E niente è come sembra.
Bad Writer / Uno scrittore malvagio
Questo è di gran lunga uno degli episodi più bizzarri di Bloodride. Inizialmente ruota attorno alla vita di una ragazza privilegiata che ha tutto ciò di cui ha bisogno. Tuttavia, un giorno, la sua vita comincia lentamente ad andare a rotoli fino a quando non raggiunge il fondo. Allora, inizia a mettere in discussione la propria realtà e il suo senso di controllo sulla propria vita.
Lab Rats / Topi da laboratorio
Parla di un ricco industriale che invita alcuni ospiti a cena da lui. Quando uno dei suoi ospiti ruba un suo prototipo appena inventato, prende misure drastiche per scoprire chi sia il colpevole.
Old School / La vecchia scuola
È in qualche modo un high school horror drama, che ruota attorno a un insegnante di nome Sana. Una tragedia dal passato della sua nuova scuola inizia a mescolarsi con la sua realtà e mentre approfondisce ulteriormente la situazione su ciò che è realmente accaduto, la donna si ritrova ulteriormente immersa tra gli oscuri segreti dell’istituto.
The Elephant in the Room / L’elefante nella stanza
L’episodio conclusivo di Bloodride va invece più dalle parti dello slasher che si sviluppa come un whodunit e termina con un grande colpo di scena. Descrive due impiegati freschi di assunzione che cercano di risolvere il mistero dietro al raccapricciante incidente di un ex collega.
Sebbene la ‘cornice’ intenda fare da necessario collante ai 6 pezzi di Bloodride, ci sono aspetti estetici o tematiche condivise comuni, che lo rendono un progetto più coeso di quanto potrebbe sembrare. Tuttavia, i vincoli temporali imposti a monte risultano una scelta a doppio taglio. Se ad esempio Ultimate Sacrifice e Bad Writer funzionano benissimo dentro una durata limitata e riescono a creare la giusta atmosfera angosciante, gli altri episodi preferiscono ricorrere a jumpscare e epiloghi inutilmente sorprendenti.
Bloodride resta comunque guidato da una visione generale forte, una scrittura ricca e da valori di produzione importanti. Ognuna delle storie ha un precisa identità e si porta dietro un elemento umano, che la mantiene credibile e appassionante nonostante i differenti contesti di sviluppo. Questo tratto può essere fortemente notato in Three Sick Brother e Ultimate Sacrifice, che ricorrono a questo dispositivo narrativo in sostituzione dello sviluppo del personaggio.
In fin dei conti, quella che è la bellezza – e allo stesso tempo la tragica realtà – di ogni serie antologica, è che almeno uno dei suoi oscuri racconti riesce a colpire lo spettatore. Ma forse deriva dalla maggior capacità di appagare dei primi tre episodi il dispiacere di non vederne replicate le qualità nella seconda metà.
Come anticipato, Bloodride è un mix di pregi e difetti, che ricorda una versione adulta di Piccoli Brividi. Alcuni degli episodi sono evidentemente stati concepiti con grande ambizione ma si sono semplicemente impantanati per le ridotte prospettive, mentre altri sono decisamente più riusciti e capaci di offrire materiale su cui ragionare e qualche sano brivido. Resta comunque una serie scritta con estrema varietà e recitata complessivamente bene, potabilissima per una serata disimpegnata, senza dimenticare la breve durata di ogni segmento rende poco ‘pesante’ anche quello meno valido. Il suo cupo umorismo poi offre agli spettatori un motivo per relazionarsi con l’autore, mentre ridacchiano per il destino cruento e sanguinoso cui vanno incontro.
Di seguito il trailer internazionale di Bloodride, nel catalogo di Netflix dal 13 marzo:
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