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Voto: 6/10 Titolo originale: Locke & Key , uscita: 07-02-2020. Stagioni: 3.

Locke & Key (stagione 1) | La recensione della serie che adatta il fumetto di Joe Hill (su Netflix)

04/02/2020 recensione serie tv di Sabrina Crivelli

Dopo un primo tentativo andato male nel 2011, arriva la versione dal vivo con Darby Stanchfield e Jackson Robert Scott dell'omonimo graphic novel, adeguatamente curato sul lato visivo ma drenato degli aspetti più horror e della complessità generale

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Dopo la diffusione – con immediata rimozione da YouTube – del primissimo pilot scartato nel 2011 dalla Fox e a quattro anni dalle prime notizie in merito, finalmente il progetto si è concretizzato e Locke & Key è arrivata nel catalogo di Netflix. Infatti, a partire dal 7 febbraio è disponibile a catalogo sulla piattaforma di streaming la tribolata prima stagione della serie in 10 episodi che adatta in live action la fortunata graphic novel lovecraftiana scritta da Joe Hill e illustrata da Gabriel Rodriguez (pubblicata nel 2008 anche in Italia).

Noi abbiamo potuto guardarla in anteprima, appurandone pregi e difetti in una visione tutta d’un fiato, giungendo a una semplice conclusione: i creatori Carlton Cuse (Lost, Bates Motel) e Meredith Averill (Hill House) ci proiettano in una (sur)realtà dark fantasy dall’estetica molto accattivante e con diversi spunti visivi e narrativi interessanti (come d’altra parte avveniva sulle pagine del fumetto), ma la versione pensata per il piccolo schermo è improntata decisamente al teen drama più commerciale, e perciò il lato horror ne esce decisamente ridimensionato, la caratterizzazione dei personaggi risulta piuttosto banale e gli sviluppi diventano presto alquanto prevedibili.

locke & key serie poster netflixPartiamo però dalla trama. Locke & Key è ambientato in New England, in una suggestiva casa d’epoca evocativamente chiamata Keyhouse. Qui, dopo la morte in violente circostanze del marito Rendell (Bill Heck), Nina Locke (Darby Stanchfield) si trasferisce insieme ai i tre figli, Kinsey (Emilia Jones), Tyler (Connor Jessup) e il piccolo Bode (Jackson Robert Scott). La donna decide infatti di ricominciare d’accapo nella casa di famiglia di lui, senza sapere però che proprio qui risiede l’origine di una catena di eventi che ha portato all’omicidio dell’uomo e che metterà a rischio anche i suoi familiari. Infatti, le mura domestiche – come il passato di Rendell – celano non pochi misteri. Inoltre, sono nascoste al loro interno una serie di chiavi dai poteri straordinari che presto iniziano a ‘rivelarsi’ al piccolo Body, poi ai suoi fratelli maggiori. Tuttavia, con gli oggetti magici, i cui sussurri indicano la presenza e ubicazione, si risveglia un demone che ne brama il possesso ed è disposto a ogni cosa pur di impossessarsene.

Come emerge dall’assunto di base (e dal trailer), Locke & Key mette sul piatto diversi elementi horror e fantastici promettenti. Il concept (del fumetto prima della serie) è indubbiamente accattivante: delle chiavi che permettono a chi le scova, oltre a una serie di facoltà notevoli come riaggiustare alla perfezione oggetti rotti o evocare ombre, di viaggiare ovunque si desideri (1×01), di entrare letteralmente nella psiche di qualcuno (1×02), oppure di aprire le porte di dimensioni labirintiche (1×01), ‘fantasmatiche’ (1×03), o di oscuri mondi paralleli (1×06). Ognuno di questi universi, concreti, mentali o metafisici, è ricreato in maniera fantasiosa e stupefacente. La loro visionarietà è indubbiamente il maggiore punto di forza della serie e non sempre ha un debito diretto con il fumetto. Se alcuni passaggi, come la descrizione del pozzo e l’incontro con chi lo abita, sono piuttosto simili, in altri casi, come nelle realtà spalancate dalla chiave testa o dalla chiave Omega, l’originale cartaceo e la trasposizione dal vivo si discostano in maniera netta.

Questo avviene anzitutto un po’ perché gli episodi concentrano la trama, un po’ perché si interrompono sul più bello con un cliffhanger finale che pospone alla prossima stagione le rivelazioni e gli eventi di cui i lettori del fumetto sono però già ben a conoscenza (tutto è assolutamente immediato per chi ha letto Locke & Key: Alpha & Omega). In secondo luogo – e più importante -, lo show di Netflix risulta decisamente depotenziato, almeno a livello orrorifico, rispetto al graphic novel da cui è desunto. A ciò consegue da un lato che sia obbligato a inventarsi ‘qualcosa di nuovo’, con esiti a volte positivi, altri (molti) negativi.

locke and key serie netflixInfatti, alcuni aspetti essenziali della trama di Locke & Key e dei personaggi principali sono ripresi, ma edulcorati (nell’estetica, come nel contenuto), per renderli più adatti all’audience teen e generalista a cui è destinato. Vero è che anche in origine si trattava di una storia adolescenziale, ma l’adattamento per il piccolo schermo osa decisamente meno di quello che sarebbe stato lecito aspettarsi (oltre allo stesso Joe Hill, anche Andy Muschietti figurano tra i produttori esecutivi) Di conseguenza, molti degli elementi più crudi, sanguinolenti o sinistri (e pertanto anche più attraenti) presenti nei disegni di Gabriel Rodriguez, i momenti della storia più cupi, violenti e terrificanti, le entità (in primis Dodge, incarnata nella versione TV da Laysla De Oliveira) sono dolentemente smussati o rivisitati. Il risultato quindi, come si diceva, è un onesto teen drama fantasy con un lieve tocco dark, più che di un vero prodotto fanta-horror capace di essere in qualche modo inquietante e consigliabile a un pubblico adulto più in generale (è evidente che, alla fine, forse l’1% di chi la guarderà avrà anche letto l’originale cartaceo e potrà quindi menarla con questi paragoni).

Si aggiunge il fatto che la trama del Locke & Key di Joe Hill, piuttosto articolata (composta da ben 6 miniserie, Benvenuti a Lovecraft, Giochi Mentali, Una Corona di Ombre, Le Chiavi del Regno, Ingranaggi e Alpha & Omega, ciascuna a sua volta di 6 volumi, a parte l’ultima che ne prevedeva 7, per un totale di 37 numeri), venga qui asciugata ai minimi termini. Ne consegue non solo il fatto che il numero di chiavi nella serie di Netflix sia decisamente inferiore al corrispettivo disegnato, ma anche – e soprattutto – una semplificazione estrema delle psicologie dei personaggi e delle dinamiche dei accdimenti.

Da una parte, le azioni / reazioni dei protagonisti sono più volte incongrue, incomprensibili, addirittura irrazionali. Se una certa emotività e ‘mancanza di logica’ può essere anche scusata negli adolescenti, portati dall’età e dalla spavalderia giovanile a compiere qualche stupidata, sono gli adulti quelli ad atteggiarsi sovente in maniera più improbabile. Dalla madre Nina, fastidiosamente petulante e uterina (la sua caratterizzazione è amplificata dalla interpretazione di Darby Stanchfield) alla palesemente losca amica d’infanzia di Rendell, Ellie Whedon (Sherri Saum), molti sono mossi da motivazioni elementari o da forze maggiori.

Locke and Key serie netflixOgni loro decisione diventa allora riassumibile e scusata con un semplice ‘l’ho fatto per la mia famiglia‘, giustificazione che applicano anche alla peggiore nefandezza con una facilità disarmante. Si cerca in effetti di tratteggiare il dilemma morale dietro alle loro azioni, ma questo è delineato con un’ingenuità al limite dell’infantile, tanto da trasformare il dramma interiore in mero e semplicistico teen drama e gli individui in meri cliché. D’altra parte, siano scelte difficili, ravvedimenti improvvisi, o colpi di scena, tutto in Locke & Key sembra finalizzato a far avanzare la macchina narrativa (a volte con forzature improbabili come nell’ultimo episodio 1×10) e – oltretutto – ogni sviluppo è scontato, perfino la rivelazione finale.

Ci troviamo davanti all’ennesimo convenzionale racconto di formazione ben confezionato con una nota mistery, le cui dinamiche e caratterizzazioni sono un po’ sempre ormai le stesse di tanti altri prodotti Netflix affini, come Le terrificanti avventure di Sabrina (la recensione della stagione 1 completa) o Riverdale, con il fumetto originale (per tutti e tre i titoli citati) che finisce per diventare ancora una volta soltanto un canovaccio da spendersi nel marketing su cui cucire i soliti ingredienti ‘collaudati’. Ulteriore delusione deriva dal fatto che uno dei creatori della serie è Meredith Averill, premiata col Bram Stoker Award per la sceneggiatura del quinto bellissimo episodio (uno dei migliori in assoluto) della serie Hill House (la recensione), tutto tranne che banale o stereotipato. Tuttavia, in Locke & Key la scrittrice e produttrice pare non aver dato fondo alla medesima sensibilità e capacità nel delineare le sfumature dell’animo umano, anzi.

In conclusione, la serie intrattiene con una storia prevedibile, ma dal buon ritmo; inoltre, la veste visiva e gli effetti speciali (inclusi quelli che riguardano la ‘chiave testa’ e i suoi mondi, la ‘chiave fantasma’ e gli effetti su chi la usa – vicini al fumetto – o la corona di ombre e il suo potere) sono notevoli e forse sufficienti, almeno per chi non bada troppo alla sostanza (e non ha letto il fumetto).

In attesa di vederla nel catalogo di Netflix dal 7 febbraio, di seguito trovate i primi 10 minuti di Locke & Key: