Voto: 6/10 Titolo originale: Babyteeth , uscita: 15-06-2020. Regista: Shannon Murphy.
Babyteeth | La recensione del film di debutto di Shannon Murphy (Venezia 76)
06/09/2019 recensione film Babyteeth - Tutti i colori di Milla di Teresa Scarale
A metà fra Beverly Hills 90210 e Colpa delle stelle, l'opera prima della regista australiana è il diminutivo di un film. Un ritrito drammino adolescenziale dai colorini pastello e dalla fotografia slavata, suddiviso in rosei capitoletti come fossero post di Instagram
Milla Finlay (Eliza Scanlen) è una solitaria quindicenne australiana in gonnella scozzese la quale si trova a dover affrontare cicli di chemio per un male incurabile. La sua unica gioia risiede nel cambiarsi parrucche e nelle lezioni di violino da colui che fu il fidanzato della madre ex pianista e tossicodipendente “leggera”. Leggera come la noia che pervade tutto l’ambiente australo-borghese e benestante di Babyteeth – Tutti i colori di Milla dell’esordiente al lungometraggio Shannon Murphy (la serie Offspring), presentato in concorso alla 76a Mostra del Cinema di Venezia. Ambiente in cui è fin troppo palese che farà il suo ingresso il “ragazzaccio”.
Che in questo caso specifico risponde al nome di Moses, la cui madre bionda non lo fa dormire in casa nemmeno il giorno di Natale e il cui fratellino lo schifa, anche se poi si troverà anche lui a casa di Milla a mangiare la torta della ragazza il giorno del suo compleanno. Nel film non è ben chiaro se Moses sia solo un consumatore di robina o se anche la spacci. Fatto sta che si tratta di un punto per cui è facilmente “lavorabile”, e il padre di Milla, psicologo, ne approfitterà.
Il primo incontro fra il “dentino da latte” Milla e Moses lascerebbe sperare (almeno) per uno sviluppo da manga giapponese. Purtroppo però, non siamo né dalle parti di Orange Road né di Paradise Kiss. Ad ogni modo, basterà questo incontro sulla banchina della stazione per far dire a Milla di “aver trovato un ragazzo” e per farle puntare i piedi contro i genitori.
Sia chiaro: la debolezza del film non sta nella storia che racconta, e nemmeno nella modalità post it prescelta per raccontarlo. Sta nella scelta di essersi arresa a un approccio superficiale, slabbrato, trito e ritrito, il cui finale è prevedibile già dai primi fotogrammi, quando appare la vicina di casa incinta. A cosa servirà mai il personaggio di una donna in gravidanza in un film in cui c’è qualcuno rischia seriamente la vita? La vicina è meritevole però di strappare qualche risata al pubblico, nella sua verve stralunata e schietta. È a lei che si devono i pochi momenti godibili del film. Dei tanti risvolti che si sarebbero potuti approfondire infatti, non se ne indaga uno.
E la sceneggiatura è rovinata da salti e incongruenze, le quali si riflettono irrimediabilmente sulla coerenza del lavoro attoriale di alcuni. Forse il personaggio che più fa le spese di una sceneggiatura approssimativa è quello della madre, del quale non viene spiegato nulla, nemmeno come si disintossichi magicamente da un frame all’altro. Il personaggio più armonico di Babyteeth è forse quello del padre, cui fa da ottima spalla comica (si, c’è anche la “linea comica”) la vicina incinta.
“Desideravo trovare un linguaggio cinematografico in grado di rispecchiare il particolare tono di irriverenza e sentimentalismo del brillante copione di Rita Kalnejais. Sono stata ispirata dalla sfida di armonizzare questa dualità di umorismo e dolore in ogni fotogramma del film. Non ci potevano essere mezze misure nel mio approccio per rappresentare in modo autentico la protagonista, che a quindici anni si trova sul punto di sentirsi più viva che mai, ma allo stesso tempo deve fare bruscamente i conti con la sua mortalità”. Così la regista australiana Shannon Murphy. Peccato che il risultato sia quello di una pellicola scolorita e vacua, la cui presenza al Festival lascia interdetti: sarebbe bastato relegarle un posto in una sezione di Netflix.
“Il linguaggio del film presenta dei momenti di rottura resi stilisticamente attraverso testi, musica e l’abbattimento della quarta parete: questo ci consente di muoverci al passo veloce di Milla. L’adolescente si innamora di Moses: lo vede come vede un’opportunità per spingersi oltre i limiti in modo estremo. Mano a mano che ci addentriamo nelle vite dei genitori della ragazza, scopriamo le disfunzioni e le complicate tensioni che li caratterizzano mentre affrontano il loro incubo peggiore. Entrambi vengono così spogliati fino a mettere in luce la loro natura più cruda. Spero che gli spettatori abbiano un’esperienza viscerale, profonda, nel guardare Babyteeth, che li spinga a desiderare e celebrare le loro relazioni”.
No, gli spettatori non hanno un’esperienza viscerale e profonda: soccombono sotto il peso della banalità mentre si ricordano Beverly Hills 90210 o Colpa delle stelle, o anche Io dopo di te. Questo esordio non aggancia le viscere di chi guarda nemmeno per un istante, tanto è scialba e pretenziosa. Semmai è un utile stretching per il diaframma, grazie a qualche ampio, liberatorio sbadiglio.
Di seguito il trailer internazionale di Babyteeth:
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