Voto: 6/10 Titolo originale: Dark Encounter , uscita: 23-08-2019. Regista: Carl Strathie.
Dark Encounter | La recensione del film con gli UFO di Carl Strathie (Sitges 52)
24/10/2019 recensione film Dark Encounter di Sabrina Crivelli
Il regista di Solis torna dietro alla mdp per un ibrido maldestro, che cerca di combinare fantascienza e sentimento ma non riesce a rappresentare appieno nessuno dei due
A Sitges 52 abbiamo potuto constatare una tendenza che in quest’ultimo anno si è decisamente rafforzata: sono stati infatti presentati molteplici titoli che, dietro blande premesse da cinema horror e fantastico, nascondono in realtà drammi dall’alto tasso emotivo, che poco hanno con la tipologia a cui inizialmente sembrerebbero rimandare. Così, del cinema di genere – a cui ci aspetteremmo di assistere – rimane ben poco, solo una suggestione che si perde via via nel minutaggio.
A volte il risultato è ugualmente convincente, come in Adoration di Fabrice du Welz (la recensione), o è solo una scusa per parlare d’altro, come in After Midnight / Something Else di Christian Stella e Jeremy Gardner (la recensione), altre ancora dopo un buon inizio da thriller con tocchi demoniaci si discende lentamente nella catarsi lacrimevole del rapporto madre-figlia come in Pelican Blood di Katrin Gebbe (la recensione).
In alcuni casi siamo fortunati, in altri molto meno. In questi ultimi rientra così a pieni meriti Dark Encounter di Carl Strathie, film di stampo fanta-horror nelle promesse, ma derivativo, prolisso e melenso nel risultato.
Si parte ‘bene’, con una bella tragedia domestica: una ragazzina è scomparsa nel nulla senza lasciare tracce e i suoi famigliari sono distrutti dalla perdita. Nella scena d’apertura vediamo i genitori e il fratello di ritorno dal memoriale dopo un anno dall’avvenimento. Dapprima si siedono a tavola con i loro ospiti chiacchierando di facezie, poi iniziano i soliti screzi e le urla; è palese, nessuno riesce a superare – comprensibilmente – ciò che è successo. Passa qualche ora, e una serie di strane luci nel cielo, quando ormai s’è fatta notte. Gli uomini, che si sono diretti nei boschi circostanti, assistono straniti agli inspiegabili eventi che sanno di incontri del terzo tipo. Poi, delle entità non ben definite sembrano voler attaccare la casa e all’attacco segue la misteriosa sparizione di altri membri del già abbastanza sventurato nucleo famigliare. I visitatori avranno cattive intenzioni, oppure in realtà voglio semplicemente aiutare chi ha tanto sofferto?
Il tentativo che Carl Strathie, al suo secondo lungometraggio dopo il trascurabile Solis (2018), fa con Dark Encounter è palese: mira a declinare in modo diverso e più profondo gli stereotipi tipici della cinematografia di fantascienza, in particolare quel filone che si concentra sull’arrivo più o meno pacifico degli extraterrestri. Nel farlo, cerca di mantenere una buona dose di ambiguità, per creare (si suppone) una certa suspense, almeno fino all’ultimo terzo del film e alla rivelazione finale. Così, sono mischiati in sceneggiatura elementi molto diversi, ma non sarebbe di per sé un problema, anzi. La fortissima componente emotiva, luttuosa, e quella orrorifica, se ben bilanciate in una trama costruita con cura potrebbero creare un insieme non scontato e coinvolgente. Purtroppo ciò non accade qui.
Da un lato si fa infatti fatica ad empatizzare con i protagonisti, caratterizzati come stereotipate maschere di dolore più che come complessi essere umani. I dialoghi banali e gli atti da melodramma ne sono l’espressione compiuta. Ancor più, i due nuclei tematici forti di Dark Encounter non si compenetrano a dovere e gli sviluppi in un senso e nell’altro sono forzati, innaturali, quasi quanto la azioni dei protagonisti e la loro resa manierista da parte degli interpreti, in particolare del duo di genitori disperati costituito da Olivia (Laura Fraser) e Ray (Mel Raido). In tutto ciò, particolarmente deludente è l’utilizzo dell’immaginario sci-fi horror legato agli UFO, che finisce per essere una somma di cliché ritriti. Così, quello che dovrebbe essere il massimo momento di tensione perde malamente ogni spessore, vista la combinazione di prevedibilità e l’assenza di un vero e proprio ritmo, di un’atmosfera realmente sinistra che renda il pericolo tangibile.
I segnali e gli eventi si succedono caoticamente secondo un canovaccio già visto mille volte. Prima ci sono i punti luminosi nel cielo, che sembrano stelle, ma che si muovono in maniera innaturale e si avvicinano repentine. Poi, gli oggetti con un qualsivoglia circuito elettrico nella macchina – ovviamente ferma nel mezzo della boscaglia e avvolta dalle tenebre – iniziano a impazzire; l’autoradio parte da sola, il fanali lampeggiano fuori controllo, le luci interne si accendono e spengono a intermittenza e non si avvia il motore sul più bello. Intanto, entità fluorescenti si aggirano a distanza tra gli alberi e gli sventurati che si trovano in quel luogo urlano e corrono, alcuni di loro addirittura sperimentano inspiegabili blackout che li lasciano pietrificati.
Insomma, Dark Encounter sembra quasi in certi passaggi (più di uno) la copia di un episodio di X-Files riuscita male, visto che non esiste alcuna tensione in ciò che ci viene mostrato sullo schermo. Non va poi dimenticato c’è il ‘fattore home invasion aliena’, una versione priva di mordente di Dark Skies – Oscure presenze di Scott Stewart o di un duplicato monco del Signs di M. Night Shyamalan (il nostro dossier sulle inquietanti teorie dietro al film), per arrivare infine, dopo uno sviluppo a singhiozzi, a derive catartico-intergalattiche in stile Incontri ravvicinati del terzo tipo. Il risultato a fine visione è di un ensemble pasticciato che non esplora e porta a degno compimento nessuna delle suggestioni di cui è composto. Avanti il prossimo.
Di seguito trovate il trailer ufficiale di Dark Encounter (della cui possibile distribuzione nel nostro paese non si hanno per ora informazioni):
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