Home » Cinema » Azione & Avventura » Dossier | Killer Crocodile 1 e 2: quando il creature feature nostrano è plasmato da Giannetto De Rossi

Titolo originale: Killer Crocodile , uscita: 30-07-1989. Regista: Fabrizio De Angelis.

Dossier | Killer Crocodile 1 e 2: quando il creature feature nostrano è plasmato da Giannetto De Rossi

16/04/2021 recensione film di Francesco Chello

La recente scomparsa del mago del make-up e degli effetti speciali ci offre l’occasione per riscoprire il semplice ma efficace dittico nostrano del 1989/1990

killer crocodile film 1989

Nei giorni scorsi vi abbiamo parlato della scomparsa di Giannetto De Rossi, mago del make-up e degli effetti speciali artigianali, orgoglio del cinema italiano – con un occhio (magari quello di Zombi 2 …) di riguardo per quel cinema di genere che da queste parti amiamo tanto. L’idea, quindi, è quella di rendergli omaggio attraverso uno – anzi due – dei suoi molti lavori. Un curriculum come il suo offre l’imbarazzo della scelta, sono molti i titoli universalmente (ri)conosciuti, col rischio di fare torto agli esclusi. Motivo per cui avrei pensato di andare su qualcosa di meno celebrato, ma che in qualche modo racchiude lo spirito dell’artista romano.

Ho optato per Killer Crocodile 1 e 2, per svariate ragioni. Perché non so resistere al fascino di un enorme coccodrillo assassino (e quello creato da Giannetto De Rossi è adorabile), ho un debole per il creature feature e per il suo sottofilone ‘coccodrillesco’ – ma questo credo di avervelo già detto nell’approfondimento dello scorso anno. Ma, soprattutto, perché il dittico dei Killer Crocodile vive e si nutre del suo lavoro, basando tutto o quasi sulla presenza di un coccodrillone costruito con talento e ingegno, oltre al fatto che il secondo capitolo lo vede impegnato persino alla regia, una delle pochissime (seconda di tre) in carriera.

killer crocodile film posterSiamo nel 1989, fase crepuscolare del cinema italiano di genere che, dopo diverse decadi di fasti, si ritrova sempre più incredibilmente ed immeritatamente bandito dalle produzioni di stampo nostrano. A sparare alcune delle ultime cartucce è la Fulvia Film di Fabrizio De Angelis che, insieme a Dardano Sacchetti (sotto gli pseudonimi di Larry Ludman e David Parker Jr.), scrive soggetto e sceneggiatura di Killer Crocodile, per poi dirigerlo in prima persona. Per quanto l’idea resti derivativa – come moltissimi titoli del filone, a onor del vero – il progetto non nasce per cavalcare un’onda in particolare, come invece avevano fatto altre produzioni del filmmaker romano. Pensiamo a Thunder (1983), che tentava di proporsi come sorta di Rambo all’amatriciana, così come Il Ragazzo dal Kimono d’Oro (1988) cercava di fare con The Karate Kid.

In fin dei conti, Lo Squalo di Steven Spielberg, capostipite e pietra miliare del creature feature, era lontano 14 anni, così come Alligator (la recensione) – che aveva lasciato il segno nella categoria coccodrilli / alligatori, risaliva ormai a 9 anni prima.

De Angelis e Sacchetti scrivono una storia semplice ma funzionale allo scopo, dal pur sempre apprezzabile spirito ecologista che include argomenti come inquinamento doloso, sversamento di rifiuti tossici, compromissione di flora e fauna, tante belle cosette ad opera di industriali senza scrupoli spalleggiati da autorità colluse e corrotte. L’ambientazione è rigorosamente esotica come da tradizione dell’epoca, che vedeva molte produzioni spostarsi in luoghi economicamente convenienti e visivamente accattivanti, da quelle per i ‘cannibalici’ fino agli action militareschi.

Per Killer Crocodile si va nella Repubblica Dominicana, di cui vengono sfruttate le acque dei canali paludosi che ospitano buona parte del film e che con la loro colorazione torbida accentuano il senso di pericolo ad esse sottostante. Al centro della vicenda, un team di giovani ecologisti capitanato da Richard Anthony Crenna, che deve provvedere al proprio guardaroba e sul set (naturale) becca pure la dissenteria; figlio di quel Richard Crenna che in tanti ricordiamo come Colonnello Trautman della saga di Rambo (ma non solo), nella quale poco tempo prima aveva incrociato proprio Giannetto De Rossi (fu special make-up effects artist su Rambo III), il nome di battesimo è l’unica cosa che Crenna junior ha preso dal padre, di cui certamente non ha carisma o presenza scenica, anche se contestualizzato (ed aiutato dal doppiatore nella versione italiana) riesce a non stonare, mentre Pietro Genuardi (scritturato senza un provino) gli fa da braccio destro.

Il cast giovanile ha però bisogno di qualche ‘chioccia’, nella fattispecie lo statunitense Van Johnson a cui viene affidato il ruolo di un giudice corrotto che l’attore interpreta quasi sempre da seduto, probabilmente a causa di qualche acciacco, ma a dare colore alla situazione ci pensa soprattutto il nostro Enio Girolami, uno che un certo cinema ce l’aveva nel DNA di una famiglia che includeva personaggi come Marino Girolami, Romolo Guerrieri ed Enzo G. Castellari.

Girolami non ha un ruolo da protagonista, ma garantisce un eccentrico supporto, vestendo i panni del personaggio più pittoresco, in pratica una sorta di via di mezzo tra il Quint de Lo Squalo e quel Mr. Crocodile Dundee che tra il 1986 ed il 1988 aveva ottenuto grande successo; ovviamente parliamo di una versione casareccia ben distante dai modelli di partenza, ma l’influenza è evidente, col suo Joe che parla per frasi a sensazione e chiude Killer Crocodile prima sparendo sott’acqua sul dorso del coccodrillo e poi riemergendo stoicamente ricoperto di sangue.

killer crocodile 2 film 1990 de rossiA questo punto direi però di parlare un po’ della vera star del titolo in questione: il coccodrillone. Ed è qui che entra in gioco Giannetto De Rossi, che con mezzi evidentemente contenuti realizza un bestione efficacissimo. Mastodontico, cattivo. Realizzato in lattice e fibra di vetro, animato attraverso l’utilizzo di grosse pinze di metallo, dimensioni imponenti, aria minacciosa e denti aguzzi. E pazienza se non chiude gli occhi (mancano le palpebre, lo sguardo è fisso …), è palese che il budget non permettesse troppi sforzi in tecnologia necessaria per i movimenti elaborati dell’animale – motivo per cui viene inquadrato quasi sempre in acqua e praticamente mai per intero, cosa che di riflesso accentua i meriti del lavoro artigianale di uno specialista come Giannetto De Rossi.

Coccodrillo che porta a casa un discreto bodycount di una decina di vittime (e qualche dettaglio di make-up truculento), arrotondando la prestazione con un cagnolino e un lungo attacco al pontile che si rivela una delle sequenze migliori del film, con due malcapitati divorati nel corso di un concitato salvataggio di una bambina col bestione che si allontana con un cadavere tra le fauci in un’immagine decisamente suggestiva.

Ritmo accettabile, uccisioni distribuite con regolarità, la regia di Fabrizio De Angelis non è particolarmente elaborata, include l’utilizzo di qualche ralenti e l’idea sfiziosa del POV della creatura a pelo d’acqua col cameraman immerso che si muove a nuoto. Il tutto accompagnato dal ficcante tema musicale di Riz Ortolani, più che derivativo direi un plagio vero e proprio del celebre main theme di Lo Squalo firmato da John Williams.

Killer Crocodile arriva sul mercato italiano nel luglio del 1989, un anno prima del suo sequel – che in realtà era stato girato praticamente back-to-back. Se il primo capitolo doveva il grosso della sua riuscita alla presenza del mega coccodrillo assassino, il passo naturale per un seguito era affidare la regia proprio a chi aveva dato vita a quella bestia. Arriva così il momento della seconda regia in carriera per Giannetto De Rossi, che per gratitudine e amicizia non se la sente di rifiutare l’offerta di Fabrizio De Angelis, con cui firma anche la sceneggiatura (insieme al confermato Dardano Sacchetti).

Partiamo dal presupposto che l’idea di questo back-to-back ha una valenza esclusivamente commerciale, chiaramente non dettata da esigenze di arco narrativo da sviluppare su due film, quanto piuttosto di incuriosire (sfruttando il potenziale migliore) con un primo titolo che possa poi portare gli spettatori a dare un’occhiata anche al suo seguito.

killer crocodile 2 film posterÈ per questo motivo che Giannetto De Rossi si ritrova tra le mani con un frutto che per buona parte era già stato spremuto. C’è un nuovo coccodrillo, non sappiamo quanto tempo sia passato dagli eventi del primo film (di cui vengono riutilizzati diversi flashback), inizialmente non c’è collegamento di trama se non quello della denuncia ecologista che stavolta viene affidata ad un’improbabile giornalista d’assalto; il collegamento arriva improvvisamente (e forse pure pretestuosamente) dopo tre quarti d’ora, quando ricompare il personaggio di Richard Anthony Crenna.

Qualche minuto dopo si ripresenta anche il cacciatore di Enio Girolami, pochi momenti, il tempo di fare una fine ingloriosa che svilisce la miracolosa sopravvivenza della volta precedente. È probabile che i due avessero ancora pochi giorni di lavoro (e di riprese) da portare a casa, motivo per cui si è dovuto capitalizzare la loro presenza alla meglio, con Crenna che, nonostante l’ingresso tardivo, almeno resta in scena fino alla fine.

Anni dopo, Giannetto De Rossi definirà il suo film “brutto”, seppur contento di un’esperienza che ricordava senza grossi rimpianti. In realtà, al netto di un risultato complessivo non esente da difetti, l’artista romano era stato più severo del dovuto con sé stesso. Guardando Killer Crocodile 2, la sensazione è che non si sia dato per vinto, quanto piuttosto abbia provato a sfruttare al meglio il materiale a disposizione.

A cominciare dal sapere come valorizzare al massimo la sua creatura, con inquadrature e movimenti che si fanno ulteriormente strategici, riducendo il retrogusto pupazzoso. Così come si riducono i dialoghi e si aumenta il bodycount, che addirittura raddoppia considerato che un paio di attacchi sono multipli – vedi sequenza dell’imbarcazione affondata, con donne e bambini tra le vittime, o quella della baracca devastata.

Insomma, i due Killer Crocodile hanno saputo ritagliarsi il loro posticino nel filone, un double bill divertente, grezzo ma onesto, dal forte sapore artigianale. Quello di un artista come Giannetto De Rossi che con pochi mezzi e molto ingegno era capace di portare sullo schermo il suo talento creativo, riuscendo a rendere orrore e fantasia percepibili, veri e tangibili.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Killer Crocodile 2:

Canary Black film beckinsale 2024
Azione & Avventura

Canary Black: la recensione del film action di Pierre Morel (su Prime Video)

di Gioia Majuna

Kate Beckinsale e Ray Stevenson sono al centro dell'ennesimo thriller di spionaggio standard e senza inventiva del regista

Azione & Avventura

Venom: The Last Dance, la recensione del terzo film, dirige Kelly Marcel

di Raffaele Picchio

Un terzo capitolo che non solo ribadisce toni e setting del precedente, ma ne aumenta al cubo il delirio e le situazioni in barba ad ogni critica ricevuta prima. Ne esce fuori un guilty pleasure tanto scemo quanto a suo modo efficace che con più coerenza ed onestà di tanti suoi colleghi - e con la giusta predisposizione mentale - è capace di divertire e intrattenere

Aurora Ribero in The Shadow Strays (2024) film
Azione & Avventura

The Shadow Strays: la recensione del film action di Timo Tjahjanto (su Netflix)

di Marco Tedesco

La sorprendente Aurora Ribero è al centro del nuovo creativo lavoro del regista indonesiano, una girandola di combattimenti violentissimi e senza esclusione di colpi

cristophe gans sitges 2024
Azione & Avventura

Intervista a Christophe Gans sul film cancellato di Corto Maltese: “Ispirato a Giù la testa di Leone; un’avventura metafisica”

di Alessandro Gamma

Al Festival di Sitges il regista francese ci ha parlato del suo adattamento per il cinema del fumetto di Hugo Pratt, quasi pronto e poi cancellato