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Dossier | Sarah Connor e Laurie Strode: la riscossa delle eroine che invecchiano ma non mollano

13/11/2019 cose da sapere di Sabrina Crivelli

Superati i 60 anni, Linda Hamilton e Jamie Lee Curtis tornano sulle scene per i nuovi capitoli di Terminator e di Halloween, le saghe che hanno lanciato le rispettive carriere, per dimostrare che l'età non è un limite per chi nasce final girl

linda hamilton sarah connor + jamie lee curtis laurie strode

Cos’hanno in comune una cameriera di diciannove anni e una babysitter sedicenne? Nessuna delle due si sarebbe mai potuta aspettare che d’improvviso la propria vita sarebbe stata stravolta dal destino. Infatti, nel corso di una notte fatale sia l’una che l’altra subirono un attacco violentissimo, impossibile da predire o da evitare. Dopo quel momento, le loro esistenze da adolescenti, prima tranquille – i loro sogni, le uscite con gli amici, i turni al lavoro o l’entrata al college – si sono trasformate in una lotta all’ultimo respiro per la propria sopravvivenza.

Ovviamente stiamo parlando di Sarah Connor (Linda Hamilton, 63 anni) e Laurie Strode (Jamie Lee Curtis, 60 anni), protagoniste dei primi capitoli dei franchise di Terminator e di Halloweendivenute loro malgrado due , e più ancora di questo le ‘madri’ della rispettive saghe. Dal loro iniziale scontro contro il T-800 (Arnold Schwarzenegger) e Michael Myers (Nick Castle / Tommy Lee Wallace / Tony Moran) nascono difatti due interi universi di finzione, che successivamente prenderanno ulteriore forma attraverso numerosi seguiti, in cui le due eroine non saranno nemmeno più incluse.

Linda Hamilton e Jamie Lee Curtis hanno latitato per lunghi periodi di tempo nei relativi franchise, curiosamente fino alle recenti uscite di Halloween di David Gordon Green (la recensione) e di Terminator: Destino Oscuro di Tim Miller (la recensione e le 13 curiosità sulla lavorazione). I nuovi capitoli sono infatti arrivati a stretto giro, ed entrambi, caso singolare, non solo hanno deciso di puntare forte sul ritorno delle storiche protagoniste, ormai invecchiate, ma sempre combattive, ma hanno similmente voluto ricollegarsi direttamente ai primissimi film (Destino Oscuro a Terminator 2 – Il giorno del giudizio del 1991, Halloween addirittura al capostipite di John Carpenter del 1978), cancellando di fatto tutti i successivi, coi loro avvenimenti.

Destino Oscuro riparte direttamente – c’è anche uno sbrigativo flashback – da ciò che è avvenuto dopo l’eliminazione del T-1000 (Robert Patrick) in T2. Comprensibilmente, la Sarah Connor del ‘presente’ è parecchio lontana dalla ragazzina che si trova a difendere (Natalia Reyes) da un nuovo cyborg, stavolta inviato non da Skynet (che è stato sconfitto), ma dal misterioso e analogo Legion. Dopo un’esistenza dura e solitaria, la donna non riesce ad aprirsi né con la sua giovane e idealista protetta Dani, divenuta adesso bersaglio al suo posto, né con Grace (Mackenzie Davis), la guardia del corpo “potenziata” arrivata anch’essa dal futuro (e sostituta del T-800 di Schwarzy).

L’unica persona, invero, che potrebbe davvero capire questa versione più matura e cinica di Sarah è allora la sua omologa Laurie Strode, interpretata da una altrettanto ingrigita e coriacea Jamie Lee Curtis di Halloween 2018, che fa piazza pulita dei predecessori per proseguire dal finale del primo film la parabola della sua storica protagonista e seguire nel tempo il suo problematico – quanto ossessivo – rapporto / contrasto con il boogeyman Michael Myers.

Indubbiamente, è una mossa furba quella dei produttori di ripartire, confezionando due sequel che non cancellino proprio tutto quanto visto, ma che allo stesso tempo guardino indietro facendo un’autocritica cristallina e individuando esattamente il punto in cui entrambe le saghe abbiano iniziato a perdere colpi. va detto, peraltro, che le due eroine non sono state del tutto accantonate nei passati lustri: Jamie Lee Curtis è ricomparsa in più di un sequel (Halloween – 20 anni dopo e Halloween – La resurrezione ), sebbene la credibilità del suo personaggio sia stata via via diminuita dalle fantasiose spiegazioni sul perché Michael Myers fosse così ossessionato da lei e decidesse di darle la caccia di volta in volta.

Per ciò che concerne invece Sarah Connor, dopo essere stata incarnata nei primi due capitoli da una giovane Linda Hamilton, scompariva nel terzo e quarto film, per poi riapparire in Terminator Genisys (Alan Taylor, 2015), tuttavia interpretata da una diversa attrice, Emilia Clarke. In questo caso, peraltro, non si trattava più dell’ingenua cameriera del primo film, né dell’ormai combattiva madre / guerriera al centro di Il Giorno del Giudizio, ma di una via di mezzo, cresciuta sin dall’infanzia da un Terminator (ovvero una versione autoironica del  T-800, sempre incarnata da Arnold Schwarzenegger).

In ambedue i casi, il tentativo di riportare in auge le due final girl aveva sofferto all’epoca dell’eccesso di costruzione dei rispettivi universi, o dello spingere eccessivamente sul pedale dell’effetto nostalgia da reboot. L’unica maniera di raccontare davvero la storia di Sarah e di Laurie – secondo gli autori – sarebbe invece stata quella invece di fare un passo indietro, di tagliare il superfluo e di tornare alle origini dei rispettivi traumi. Il tutto per poi repentinamente fare un balzo in avanti nel tempo ed esplorare cosa inevitabilmente le avesse portate a diventare la loro versione anziana più cinica, combattiva e coriacea. Quindi, troviamo due sopravvissute, quelle che si battono senza più timori reverenziali contro le loro nemesi di lunga data.

terminator destino oscuro linda hamilton filmDa un lato, nel 2019 immaginato in Terminator: Destino Oscuro Sarah Connor è una leggenda solo nella sua mente, non perché sia una visionaria, ma perché il passato che lei ha vissuto e il futuro che vedeva suo figlio John a capo della Resistenza è stato evitato proprio perché il suo piano di fermare gli eventi è riuscito. Perciò, ha evitato il Giorno del Giudizio e la creazione stessa di Skynet e ha salvato i milioni di vite, che con i suoi occhi aveva visto morire nelle sue continue agghiaccianti visioni, durate oltre un decennio.

Portando a termine la sua missione, però, ha anche cambiato la linea temporale in cui lei diveniva un’eroina, in cui una semplice fotografia avrebbe portato Kyle Reese ad innamorarsi di lei nel 2o29, inducendolo addirittura a morire pur di difendere la sua versione assai più indifesa del 1984 (ci sono nel nuovo film parecchie incongruenze per ciò che concerne gli effetti dei viaggi nel tempo e delle loro conseguenze sul futuro e presente …).

Nel nuovo presente che Sarah Connor ha plasmato per sé stessa, lei si limita ad essere considerata una donna disturbata e violenta a causa della sua detenzione in una struttura psichiatrica in Il Giorno del Giudizio (vediamo delle sequenze prese dal film del 1991 in apertura in Destino Oscuro). Inoltre, i suoi burrascosi trascorsi con la legge ne fanno una delle criminali più ricercate d’America, con tanto di episodio di America’s Most Wanted a comprovarlo. Nonostante tutti i suoi sforzi e i suoi sacrifici, però, non riesce a salvare il figlio John dalla repentina comparsa di un T-800 mandato indietro nel tempo a finire il lavoro (non è chiaro se da Legion, visto che Skynet è stata annientata …).

È una madre senza più un figlio, una veterana senza più una guerra alle spalle, è un soldato i cui unici ordini provengono da enigmatici messaggi inviategli al cellulare da una fonte sconosciuta, che contengono la data, l’ora e il luogo delle prossime apparizioni del cyborg del futuro di turno, la cui unica firma è “Per John“. “Dò la caccia ai Terminator e bevo sino a crollare”, queste sono perlopiù le parole con cui si presenta a Dani e Grace. In sostanza, Sarah Connor segue le altrui predizioni per una volta perché è stufa di essere lei stessa a doverle formulare.

Laurie Strode, da parte sua, si è ritirata in un totale isolamento, tagliando ogni possibile contatto col prossimo. In più, ha abbandonato ogni tentativo di crearsi una vita normale e conduce un’esistenza da emarginata, da profetessa inascoltata, proprio come Cassandra: messa in discussione per essere poi ignorata, benché questo essere allontanata la porti unicamente a tentare disperatamente di convincere gli altri a crederle.

All’opposto, tutto ciò che Laurie ottiene è che, arrivato l’inverno del 2018, sua figlia Karen (Judy Greer) la tratta ormai come un’estranea e la vuole il più lontano possibile dalla propria famiglia. La donna, difatti, ha sviluppato un profondo risentimento per la madre che crede una paranoica e che l’ha cresciuta nel costante terrore del ritorno improvviso di Michael Myers. “Tutto questo nascondersi, tutti i preparativi, è stato tutto inutile“, ad un certo punto la nipote Allyson (Andi Matichak) cerca di convincere la nonna.

Ha preso il sopravvento sulla tua famiglia. Ti è costato la tua famiglia” aggiunge la ragazza, spazientita e ormai stufa di aspettare che Laurie riesca finalmente a superare la sua ossessione. Tuttavia, quest’ultima continua senza remore a persistere nel suo stile di vita, rimanendo un’alcolista, agorafobica e iperattiva ad ogni minima avvisaglia di pericolo. Secondo lei, se il modo in cui ha cresciuto la madre [di Allyson] l’ha portata ad odiarla, ma anche ad essere preparata agli orrori di questo mondo, allora può tranquillamente coesistere con tale triste verità.

In definitiva, sia Terminator: Destino Oscuro che Halloween 2018 seguono le peripezie di una donna sola contro il mondo, a cui viene rinfacciato di non aver superato ciò che gli è successo decenni prima. Ad esempio, quando si parla dei fatti accaduti quella notte di Halloween del 1978, la cui memoria si confonde ormai in gran parte con le leggende metropolitane sorte in seguito, un amico di Allyson afferma, anche se un po’ esitante, che “oggi accadano cose molto peggiori nel mondo”, rispetto allo shock di una singola persona. E potrebbe anche essere vero.

Eppure, forse, queste due donne vittime di un terribile trauma che non riescono a superare completamente, poiché non è stato davvero permesso loro di elaborarlo correttamente. Al contrario, si trovano a trincerarsi dietro alla corazza che si sono costruite, devono riaprire vecchie ferite prima che siano adeguatamente cicatrizzate e infine spogliarsi della loro umanità per diventare delle spietate macchine da guerra. Solo così possono affrontare lo scontro finale e sperare di uscirne vive.

Arnold Schwarzenegger in Terminator Destino OscuroAmbedue i franchise sono ossessionati dal cercare di creare nell’audience un senso di compassione ed empatia, per poi giocare sulle citazioni e i rimandi ai simboli chiave dei precedenti capitoli divenuti classici. Ad esempio, gli iconici occhiali da sole di Terminator non solo contraddistinguono allora il personaggio del titolo, ma determinano anche l’acquisizione di un determinato significato simbolico conferito a chiunque li indossi, segnalandone una graduale perdita di umanità.

Il T-800 originale di Arnold Schwarzenegger li indossa per necessità nel 1984, per coprire il suo occhio robotico lampeggiante, dopo che i suoi tessuti in superficie vengono compromessi e la struttura metallica sottostante viene esposta. Undici anni dopo, in Terminator 2, è proprio Sarah a indossare un modello analogo, insieme alla canotta che mostra i suoi torniti bicipiti, mentre volitiva carica un fucile. Tuttavia, le sfumature che caratterizzano la protagonista nel corso del sequel sono variegate: mentre oscilla in una lotta tra il lato combattivo, stile Marine, e quello più femminile e materno. In fondo possiamo però vedere ancora la speranza brillare nel suo sguardo.

Al contrario, in Destino Oscuro non c’è più alcuna ambiguità: Sarah indossa gli occhiali sin dalla sua prima apparizione e appena entra in scena pronuncia anche la celebre battuta “I’ll be back” (“Tornerò”), creando un immediato parallelo con il cyborg stesso. Quando invece sono le sue nemesi a ritornare – e a ricorrenze cicliche lo fanno … – fa quasi paura: punta la preda con sguardo folle e famelico e occhi strabuzzati in un accenno di follia. Come ha rivelato il regista Tim Miller in una intervista a Polygon: “Lei [stessa in sostanza] è una Terminator, all’inizio del film. Il dolore le ha fatto desiderare di diventare una macchina per uccidere priva di emozioni”. Gli occhiali da sole allora distolgono gli spettatori dal suo sguardo omicida, da quegli occhi folli, sbarrati e fissi sul nemico.

Gabriel Luna in Terminator destino oscuro 2019Per contrasto, “Carl” – ovvero il T-800 che ha ucciso John e che ha successivamente sviluppato una coscienza – si accinge ad unirsi a Sarah Connor e a far pace con gli spettri del proprio passato che lo hanno infine raggiunto, avendo così la possibilità di lasciarsi alle spalle i suoi oscuri trascorsi di macchina omicida.

Un attimo prima di intraprendere la sua missione, è colto addirittura da un pizzico di nostalgia, considera l’idea di indossare gli occhiali, ma decide di lasciarli lì, perché non ne ha più bisogno. Al contrario del suo omologo, pronto a combattere e creato apposta in vista del Giorno del Giudizio, lui è diventato un marito e una figura paterna, vende tende e conduce una vita normale. È addirittura invecchiato (fatto strano per un corpo artificiale).

È particolarmente interessante notare nello sviluppo del personaggio che incarnava Arnold Schwarzenegger, come venne girata la prima scena con gli occhiali da sole nel 1984 da James Cameron. Limitati dagli effetti speciali dell’epoca, per dare un primo assaggio della vera essenza sottocutanea del T-800, il roccioso attore austriaco dovette indossare sul viso ciò che per un moderno spettatore appare piuttosto chiaramente come una protesi. Riflettendoci un po’ più a fondo, quella maschera non ha una funzione poi tanto diversa da quella della maschera – altrettanto riconoscibile – indossata un decennio prima da Michael Myers. Il volto pallido, inespressivo e gelido del celebre serial killer (ispirato a William Shatner) è allo stesso modo un simbolo fisso intorno a cui gira il nuovo Halloween di David Gordon Green, nonché perno intorno a cui ruota il singolare dibattito sviluppato a inizio film. Alcuni, difatti – due reporter – si oppongono all’idea che il silenzioso detenuto sia il boogeyman senz’anima fissato nella mitologia creata da Laurie Strode, e sostengono sia solamente un essere umano, i cui motivi possono essere compresi, se solo indagati dalla persona giusta.

Eppure, mentre Michael Myers celebra il suo ritorno a Haddonfield con una macabra passeggiata nel quartiere un tempo familiare, vediamo la sua mastodontica sagoma saltare da un cortile all’altro in preda alla furia omicida, che lo porta ad accoltellare a morte chiunque si imbatta in lui. Sembra in tal caso l’incarnazione del Male puro, mentre si prepara per la battaglia decisiva con Laurie Strode. Allo stesso tempo, prima di arrivare alla fortezza isolata in cui lei si è trincerata, la costringe a seguirlo attraverso le stanze vuote e a seguire una scia di sangue fino a un armadio quasi identico a quello in cui lei medesima si era nascosta da lui nel primo film.

E sembra proprio pianificare tutto nel minimo dettaglio. In quel momento, non è più un mostro senza sentimenti, né una volontà, ma un individuo razionale, profondamente malvagio e malato. Il desiderio di vendetta, d’altronde, è un sentimento profondamente umano. Carl e Michael non saranno forse mai umani al cento per cento – ognuno per un diverso motivo -, ma con il tempo e avendo la giusta occasione, ci si avvicinano molto. Al contempo, Sarah e Laurie hanno perduto perso ogni cosa che desse un valore nella loro esistenza: hanno fallito come madri, come mentori, perfino nel trovare un loro posto nel mondo. Così smarriscono la loro umanità avvicinandosi ad essere come ciò che combattono.

I registi dei due film, Tim Miller e David Gordon Green, hanno quindi dato ciascuno una propria risposta sul perché abbiano deciso, a distanza di tutti questi anni, di riportare ORA le due eroine originarie nelle rispettive saghe. Ambedue han cercato di contribuire a completare le storie incompiute di Sarah e Laurie (senza dimenticare che nel frattempo la Robin Wright di La Storia Fantastica è diventata la regina delle amazzoni Ippolita in Wonder Woman e Carrie Fisher ha guidato i ribelli col ruolo di saggio generale negli ultimi capitoli di Star Wars). Naturalmente, sul risultato effettivo dell’operazione si può discutere.

In un’epoca dominata dai reboot, sperando di attingere dal pozzo della nostalgia o semplicemente cercando di scrivere qualcosa nel modo giusto, sembra chiaro il desiderio degli sceneggiatoridi Hollywood di mostrare come la trasformazione da adolescenti spensierate ma forti in donne indurite dalla vita non abbia portato alla loro scomparsa dopo una certa età, e anzi sia oggi più intenzionate a dire lo loro che mai.

TerminatorDurante uno dei momenti di pausa dall’azione di Terminator: Destino Oscuro, Sarah Connor esplica in maniera brutale il motivo che per lei renderebbe la Dani così importante: la ragazza darà alla luce l’uomo che guiderà la futura resistenza umana contro Legion. Dopotutto, è per questo che Kyle Reese era entrato nella sua vita, quando era giovane. Tuttavia, una volta svolto tale compito, l’apporto della giovane messicana sarebbe esaurito. Perché una volta che Dani avrà partorito, Sarah sogghigna, sarà sopravvissuta al suo scopo e da lì in poi sarebbe diventata la storia di suo figlio.

Ed è questo che rende così importante – e spiazzante – apprendere la verità sul significato di Dani come Comandante Ramos: scoprire che non è la novella Sarah Connor di questo presente, ma è la novella John Connor. Non perché Sarah abbia torto, ma perché l’onere di anticipare il futuro non grava più su di lei. Deve solo guardare abbastanza avanti per porre fine a tutto questo.

Tornando al nostro parallelo, non è un caso che le protagoniste di Halloween 2018 e Terminator: Destino Oscuro ordiscano un elaborato piano per trascinare i loro indomiti stalker in una trappola mortale. Il campo di battaglia scelto da Sarah e dai suoi compagni è però meno importante dell’arma che intendono utilizzare, ovvero un apparato bellico capace di  dare una scarica elettrica abbastanza potente da friggere la rete neurale del Rev-9 (Gabriel Luna).

Diversamente da lei, Laurie ha lavorato parecchio sul perfetto scenario per lo scontro finale ed ha appositamente per questo allestito un bunker sotterraneo, situato sotto la sua cucina. In Halloween 2018, Laurie e Karen si attengono a un copione che hanno provato per tutta l’infanzia della seconda: trattare le mura domestiche come se fossero una sorta di gabbia, almeno fino a quando non varcherà la soglia finalmente Michael Myers. Non c’è nessun Fato precostituito, se non quello che noi ci costruiamo con le nostre pianificatissime azioni.

Seguendo l’estetica in voga negli anni dieci del 2000, alla fine dei titoli di coda dello slasher Michael Myers pare poi respirare ancora, segno che non è morto a causa dei letali tranelli organizzati dalle donne della famiglia Strode. Come sappiamo, il regista David Gordon Green è infatti già coinvolto in altri due sequel, Halloween Kills (in uscita nel 2020) e Halloween Ends (previsto per il 2021).

Per ciò che concerne, invece, il franchise di Terminator, anche se i meccanismi di Carl sono irrimediabilmente compromessi (ha subito gravi lesioni mentre cercava di trascinare con lui il Rev-9 verso la distruzione), chi può dire se non ci sia già in giro per gli Stati Uniti un altro T-800 pronto a fare la sua comparsa? O se magari, da qualche parte, si nasconda un altro prototipo che ha già sviluppato sentimenti umani? D’altra parte, mentre Terminator e mostri alla Michael Myers sembrano risorgere all’infinito e ricominciare da capo in eterni cicli di reboot, Linda Hamilton e Jamie Lee Curtis hanno solo una vita. Ma sono ancora vive. E così abbiamo vissuto abbastanza da vedere le nostre final girls diventare delle ‘terminatrici’.

Di seguito la sequenza dello scontro finale di Halloween 2018 e quella dell’entrata in scena di Sarah Connor in Terminator: Destino Oscuro:

Fonte: DoG