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Voto: 6/10 Titolo originale: Hellboy , uscita: 10-04-2019. Budget: $50,000,000. Regista: Neil Marshall.

Hellboy | La recensione del film Neil Marshall con David Harbour

10/04/2019 recensione film di Sabrina Crivelli

Il reboot cinematografico delle avventure del noto personaggio creato da Mike Mignola è un concentrato di azione sfrenata affogata in un oceano di CGI, che preferisce sorvolare sugli aspetti più introspettivi e drammatici

hellboy film 2019

Sono già passati più di dieci anni da quando è uscito al cinema il secondo film diretto da Guillermo del Toro, Hellboy: The Golden Army (sequel a distanza di 4 anni di Hellboy) e, abbandonati i progetti per un terzo capitolo, la saga riparte ora da zero con un nuovo regista, Neil Marshall (Doomsday, Il Trono di Spade) un nuovo protagonista, David Harbour (Stranger Things) e una filosofia del tutto differente (le 19 curiosità sul film). Il risultato? Il giudizio in questo caso è strettamente legato alle aspettative dello spettatore, al legame di ciascuno con il fumetto alla base e, forse più di tutto, all’individuale reazione all’abuso di computer grafica (spesso dozzinale).

hellboy poster 2019 filmAnzitutto c’è la trama, in cui si cercano di comprimere fin troppi elementi. Diversamente dai precedenti lungometraggi, si è deciso di prendere spunto da un’antologia piuttosto ampia di albi disegnati da Mike Mignola (qui supervisore stretto della sceneggiatura): troviamo così rimandi a La Caccia selvaggia, che fa luce sulle origini di Red e costituisce il vero fil rouge della narrazione. A tale nucleo vengono aggiunti poi alcuni passaggi di Hellboy in Messico (la scena d’apertura) e altri del tutto nuovi.

La storia si apre con l’esecuzione della fascinosa e potentissima Nimue (ovvero la ‘Regina di Sangue’ incarnata da Milla Jovovich al centro di La Caccia selvaggia appunto) da parte di re Artù (Mark Stanley). La strega tuttavia è immortale e il monarca, con l’aiuto di Merlino (Brian Gleeson), per neutralizzarla la taglia a pezzi, chiudendo ogni sezione del suo corpo smembrato in un diverso scrigno e ordinando ai suoi più fidati cavalieri di seppellirli nei lati opposti del globo terràcqueo. Stacco.

Veniamo proiettati nel presente in cui Red (Harbour), che lavora per il BPRD, è alla ricerca di un collega scomparso. Il demone rosso dalle corna strappate è intento a dare la caccia a una serie di creature sovrannaturali, pilotato con amorevole durezza dal ‘padre’, il professor Bruttenholm (Ian McShane).

Inviato quindi in una nuova pericolosa missione in terra inglese a supporto del misterioso Osiris Club, durante la quale ritrova la medium Alice Monaghan (Sasha Lane), gli sono rivelati alcuni sconvolgenti dettagli sui suoi natali e anche una parte del suo futuro, legato proprio a doppio filo alla ricomparsa della rancorosa Nimue, ansiosa di tornare in vita e dare il via all’Apocalisse. Riuscirà la Regina di Sangue a vendicarsi e a portare a termine i suoi piani per l’umanità? E, soprattutto, il destino di Hellboy è davvero ineluttabile o sarà lui a determinarlo?

Il travaglio esistenziale al centro del film è certo complesso e il materiale di partenza assai ampio e variegato. Esistono tutti i presupposti per una cupa indagine interiore – come avveniva nelle pagine di Mike Mignola – incentrata su un (anti)eroe problematico e combattuto tra due nature, quella umana e quella diabolica. Cresciuto in un mondo che non gli appartiene – almeno non del tutto – il mezzo demone più volte si interroga sulla liceità di sterminare i suoi ‘orrendi’ simili ed è tormentato da un senso di colpa di mancata appartenenza.

Lo stesso vale per il complicato rapporto padre-figlio che non viene in alcun modo approfondito come dovrebbe. Il bere alcol, come alcuni tratti più cupi della sua personalità, sono sì ripresi nell’Hellboy di Neil Marshall, che a detta dei produttori mirerebbe a spingersi “in una direzione più matura” ed è quindi stato reso “più esplicito, più viscerale, più emozionante e, sul piano dei contenuti, più adatto a un pubblico adulto” (negli USA è stato classificato R-Rated). L’operazione però non è riuscita come sperato. È vero, rispetto alla fiaba dark in due parti di Guillermo del Toro qui il tono è più disincantato, più concreto, ma ciò non vuol dire che la riflessione suggerita sia poi portata a termine in maniera convincente.

Al contrario, il nuovo Hellboy risente di un affastellamento di spunti, tutti banalizzati, trattati con eccessiva superficialità e risolti con estrema celerità. Così, nel tentativo di comprimere troppo i più variegati ingredienti in termini di diegesi come di estetica, non ci si sofferma mai sufficientemente sui personaggi, sui singoli momenti, soprattutto quelli più drammatici. Si tratta piuttosto di un pirotecnico vortice di eventi che travolge il pubblico con la sua spettacolarità da fanta-horror di serie B, nel bene e nel male.

I numerosi scontri sono ben coreografati (quello iniziale con i giganti è notevole), il tasso di sangue e budella è altissimo (ma purtroppo o splatter è tutto in digitale), così come piacevoli sono alcuni dettagli scabrosi (l’infantofagia su tutti), ma i sentimenti – l’aspetto essenziale per l’auspicata maturità del reboot – sono ai limiti del trascurato.

La velocità e il costante cambio di location certo non fa mai annoiare nelle oltre 2 ore di durata, ma non v’è spazio per elaborare la parabola psicologica e ‘umana’ del protagonista – e di chi gli sta intorno – e di costruirne una credibile interiorità sofferta. Red viene sballottato da uno shock all’altro, eppure non il tempo per disperarsi o elaborare: un nuovo combattimento mortale, un nuovo feroce avversario, una nuova tragedia, gli sono già addosso ineluttabili. Il risultato è una piattezza estrema nelle azioni e reazioni, che certo non soddisfa i requisiti di maturità e profondità vagheggiati in principio. Sempre che la definizione non si limitasse al quantitativo di imprecazioni e squartamenti …

hellboy film 2019 milla jovovich nimueVa poi sommato un altro aspetto fin troppo invasivo, ovvero l’uso smodato e poco auspicabile della CGI e della motion capture, che – salvo Red e un paio di altri mostri – affogano il film in un mare di figurine e ambienti estremamente ‘finti’. Scordatevi quindi un immaginifico impiego del make-up prostetico tipico dei mondi fantastici creati da Guillermo del Toro o anche da Terry Gilliam per il suo recentissimo L’uomo che uccise Don Chisciotte (la nostra recensione), qui si è scelta la strada opposta, con esiti purtroppo sfiancanti.

Certo, alcuni dettagli come la Baba Jaga (Troy James), la corona e la spada di fuoco di Hellboy sono entusiasmanti a livello visivo, ma il troppo stroppia, e desensibilizza. Senza contare che una sequenza come quella dell’esercito di Troll, Goblin, Fatine e altri essere magici che si inerpicano su per una collina inneggiando alla Regina di Sangue o la involontariamente grottesca apparizione fantasmatica nell’epilogo portano davvero a pensare cosa abbia spinto lo studio a girarle in quel modo. E il budget ‘limitato’ non può essere una giustificazione.

Così come non può esserlo per la scarsa vena inventiva o comunque derivativa di Hellboy (pensate allo splendore di Gantz: O di Yasushi Kawamura, il cui budget era di appena 2 milioni di dollari). Le suggestioni, d’altronde, sono molte e più o meno palesi: si va dal recente La mummia con Tom Cruise e Il Trono di Spade, fino all’imprescindibile Il Signore degli Anelli e al Go Nagai di Devilman e Mao Dante. Lo stile di regia di Neil Marshall stesso infine ricorda quello adattato da Matthew Vaughn per Kingsman, in cui humor, azione scatenata e musica rock si fondono. Il tutto intinto in una fotografia che solo nel prologo rende al meglio il contrasto cromatico tipico del fumetto originale.

Se per molti la situazione descritta poc’anzi potrebbe essere vista di buon occhio, i puristi del fumetto (già lamentosi per le trasposizione ‘libere’ di Guillermo del Toro) potrebbero non gioire per gli svariati tagli, cambiamenti e ibridazioni delle storie disegnate. Nella logica di accumulo, viene certo sacrificato a una manciata di minuti Hellboy in Messico, e molto di La Caccia selvaggia è trascurato.

Di quest’ultimo vengono mantenuti in particolare solamente lo scheletro e alcuni dei personaggi fondamentali, come Merlino, Artù, Nimue, Alice Monaghan e Lady Hatton, mentre Morgan le Fay sparisce e viene appena toccata la sottotrama relativa alle fate e all’incontro con la regina Mab (e molto altro).  Insomma, anche a livello di narrazione, in Hellboy si assiste a una semplificazione hollywoodiana non particolarmente attenta a dettagli e sfumature.

Due parole sul cast: forse ricorderete l’iniziale scelta di scritturare il bianchissimo Ed Skrein per il ruolo dell’asiatico Ben Daimio, poi sostituito dopo la levata di scudi dal ‘più adeguato’ Daniel Dae Kim; o l’altra sommossa quando venne annunciata l’afroamericana/maori Sasha Lane per il ruolo della rossa irlandese Alice Monaghan. Ebbene, polemiche irrilevanti a parte, entrambi gli attori se la cavano più che discretamente come insolite spalle di Red.

hellboy film 2019In conclusione, tolti quelli che già lo guardavano storto perché dichiaratamente lontano dalla visione di Guillermo del Toro, chi si aspettasse per qualche ragione un qualche tipo di spessore da questo Hellboy 2019, o anche solo una grande fedeltà al fumetto, potrebbe rimanere deluso. Al contrario, chi cercasse azione a perdifiato, combattimenti roboanti, ammazzamenti variopinti e una sarabanda di creature fantasy in CGI che chi più ne ha più ne metta, si ritroverà forse felicemente intrattenuto per un paio d’ore.

Ah, sono presenti ben 2 scene dopo i titoli di coda, quindi non andate via (nella prima c’è un amatissimo personaggio degli anni ’30, nella seconda il probabile cattivo del non così probabile sequel …).

Di seguito – sulle note di una versione rimaneggiata di Smoke on the water dei Deep Purple – trovate il super R-Rated internazionale (per meglio apprezzare le voci originali) di Hellboy, che arriverà nei nostri cinema l’11 aprile in anteprima mondiale: