I diari del Lido: il Cineocchio a Venezia 73 – Giorno 1
31/08/2016 news di Giovanni Mottola
La nostra redazione si è spostata al Lido di Venezia per seguire la 73° edizione della Mostra del Cinema, pronta a offrirvi ogni giorno commenti dal red carpet, pareri a caldo sui film proiettati e tante note di colore e costume
Dopo avervi portato con noi al Far East Film Festival 18 lo scorso fine aprile, da oggi siamo sbarcati al Lido di Venezia per seguire quello che è il più antico Festival cinematografico del mondo, pronti a intrattenervi ogni giorno con un riepilogo puntuale e dettagliato di quanto succede da queste parti. Cominciamo dunque dalla prima giornata.
La 73° edizione della Mostra del Cinema di Venezia sarà inaugurata ufficialmente questa sera con la consegna del primo Leone d’Oro alla carriera al regista polacco Jerzy Skolimowski (un secondo sarà poi assegnato giovedì 8 settembre a Jean-Paul Belmondo), alla quale seguirà la proiezione per il pubblico dell’atteso film d’apertura, il musical romantico di Damien Chazelle La La Land, con Emma Stone e Ryan Gosling, già molto apprezzato dalla critica in mattinata.
Prima di tutto però bisogna dar conto di una novità lieta ed una triste. Quella lieta è che è stato finalmente chiuso il buco che deturpava il piazzale del Lido, a pochi metri di distanza dal tappeto rosso su cui sfilano i divi. Era stato il primo passo, poi rimasto l’unico, dello scavo con il quale 6 anni fa furono iniziati i lavori di costruzione di un nuovo Palazzo del Cinema, subito interrotti senza un chiaro motivo né una spiegazione su quale fine avesse fatto il denaro stanziato. Come nel proverbio della montagna e del topolino, del grandioso progetto originario era quindi rimasto soltanto un buco, chiuso da una recinzione per evitare che vi cadessero i passanti. Se dunque per i normali cinefili ‘Il Buco’ è uno splendido thriller carcerario francese di Jacques Becker del 1960, per quelli “veneziani” è stato il nomignolo quasi affettuoso con il quale designare un vero e proprio incubo: per la sua bruttura estetica, per i disagi che creava negli spostamenti, per la rassegnazione all’idea, dato il prolungarsi dello stato di abbandono del cantiere, che in Italia nulla vi sia di definitivo all’infuori del provvisorio. Da quest’anno, invece, sulle sue ceneri nasce una nuova costruzione a forma di cubo (che di “buco” è un inquietante anagramma…) chiamata “Cinema in giardino”, dotata di maxischermo e 450 posti a sedere, dove si potrà assistere gratuitamente agli incontri con autori che introdurranno i loro film. In questa sede è prevista la presenza, fra gli altri, di James Franco, Kim Ki-Duk e Gabriele Muccino. E proprio qui si terrà inoltre, venerdì 2 settembre a mezzanotte, uno degli appuntamenti di maggior interesse per i lettori del Cineocchio, ovvero la proiezione della versione restaurata in 4K di Zombi di George A. Romero, introdotta addirittura da Dario Argento e Nicholas Winding Refn, che ne sono stati rispettivamente produttore nonché curatore dell’edizione europea il primo e supervisore del restauro il secondo.
Accanto a questa buona notizia, quasi a compensarne l’effetto, vi è quella triste: il Festival di quest’anno sarà il primo senza Lino Toffolo, un personaggio dai più dimenticato, ma che era stato tra i più simpatici e geniali artisti del nostro cabaret e da tanti anni era una presenza fissa alla Mostra, come amico, come veneziano, come reporter per il Gazzettino. Quasi mai come attore, perché purtroppo il cinema, che non era mai stato molto generoso con lui, da anni lo trascurava. Lui però non ci badava e arrivava al Lido sempre sorridente, come una specie di folletto che porta allegria e leggerezza in un ambiente che spesso si prende troppo sul serio.
Passando a parlare del programma di Venezia 73, bisogna dire innanzitutto che appare ben confezionato, in equilibrio tra film commerciali, film d’autore e opere sperimentali. Il consolidarsi dell’accoppiata Baratta-Barbera da un lato e soprattutto l’aver presentato in anteprima alle ultime tre edizioni della Mostra i futuri vincitori di Oscar (Gravity nel 2013, Birdman nel 2014 e Il Caso Spotlight lo scorso anno) sono state due carte vincenti per dimostrare l’autorevolezza della rassegna veneziana agli occhi delle grandi produzioni. Ecco allora che quest’anno arrivano sugli schermi del Lido (vedremo di giorno in giorno se saranno presenti anche in carne ed ossa) Mel Gibson, Michael Fassbender, Denzel Washington, Jude Law, Alicia Wikander, Naomi Watts, Natalie Portman, Cate Blanchett. Addirittura il direttore Alberto Barbera si è rammaricato del fatto che, al momento della selezione, erano ancora in corso di lavorazione i film di Clint Eastwood, Martin Scorsese e Ang Lee, altrimenti la presente edizione avrebbe potuto risultare ancora più ricca.
Le premesse appaiono dunque molto buone, con una sola eccezione: i tre film scelti per rappresentare l’Italia nel concorso principale. Non si vuol certo criticare anzitempo opere che magari susciteranno i più grandi applausi, ma soltanto constatare quanto male sia messo il nostro movimento cinematografico se non è stato in grado di portare in una vetrina così prestigiosa nient’altro che – gradito ritorno di Giuseppe Piccioni a parte – la commedia Piuma del poco conosciuto Roan Johnson e un’allegoria sul tema dell’immortalità (Spina Mirabilis) girata dai documentaristi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti: lavori che sembrano più adatti a una sezione collaterale, dove quasi sicuramente sarebbero stati collocati in tempi di vacche grasse. Le maggiori aspettative nostrane sono così rivolte alle prime due puntate della nuova serie televisiva di Paolo Sorrentino The Young Pope, qui presentate in anteprima.
Ma non ci dilunghiamo oltre sul programma; avremo modo di parlarne nei prossimi giorni.
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