Voto: 6.5/10 Titolo originale: I See You , uscita: 11-09-2019. Budget: $3,000,000. Regista: Adam Randall.
I See You: la recensione del film con Helen Hunt
21/03/2019 recensione film I See You di Sabrina Crivelli
Il regista inglese Adam Randall torna sulle scene con un thriller psicologico dai molteplici colpi di scena e dalla sceneggiatura a incastro, che ribalta costantemente le aspettative del pubblico
Sospeso tra il thriller e l’horror paranormale, I See You di Adam Randall, riesce per buona parte del suo minutaggio a tenere alta la suspence e il livello di mistero, per poi divenire prevedibile – ma solo per i più smaliziati frequentatori della cinematografia del terrore – nel terzo atto, quando buona parte dei colpi di scena a effetto sono ormai stati messi sul piatto.
Il terzo lungometraggio del regista britannico segna un passo in avanti dopo il precedente e non proprio esaltante iBoy (la nostra recensione), film sci-fi con Maisie Williams prodotto da Netflix e risalente al 2017. I See You è infatti contraddistinto da una trama decisamente più elaborata e da una caratterizzazione dei personaggi assai più approfondita e densa di sfumature.
La meticolosa struttura a incastro – che gioca forte sulle aspettative degli spettatori – è suddivisa in due segmenti, col secondo che potrebbe essere in qualche modo definito un “backstage” del precedente, in quanto rivela ciò che è accaduto nella prima parte. Esattamente a metà, una netta cesura segna una sorprendente rivelazione. Lo scheletro, l’escamotage narrativo e i colpi di scena inaspettati sono certo il maggiore – seppur non l’unico – punto di forza del lungometraggio, ciò che tiene il pubblico incollato alla poltrona in attesa di capire cosa stia per succedere.
Inizialmente, abbiamo la sensazione di essere di fronte a un tipico horror su una casa stregata. Ben costruita, l’angoscia sale mentre si verificano una serie di strani e inspiegabili eventi: oggetti che si spostano, fotografie che scompaiono, scricchiolii e rumori sinistri dalla soffitta e la TV che si accende da sola. Tutto fa pensare a uno spirito che infesta le stanze e i corridoi della confortevole villetta degli Harper. D’altra parte, la regia di Adam Randall e i movimenti di macchina danno una percezione di surreale, di qualcosa di indefinibile e immateriale che si propaga nello spazio.
La mdp fissa inquadra in campo lungo corridoi e stanze vuote in cui uno o più personaggi entrano, per poi staccare repentinamente e spostarsi altrove con la stessa tecnica a singhiozzo; altre volte, attraverso una panoramica aerea, a volo d’uccello, osserviamo la casa e le strade dall’alto. In ambedue i casi si ha la sensazione di esplorare da lontano alla ricerca di un dettaglio, quasi a indagare l’arcano che vi è tenuto nascosto. Questa tecnica ricorda da vicino l’ottimo Hereditary – Le Radici del Male di Ari Aster (la nostra recensione), dando in tal maniera ancora più adito a supporre che si tratti di eventi paranormali.
A intensificare il senso di ansia in I See You è poi la situazione famigliare assai problematica in atto tra i suoi membri: la psicologa Jackie Harper (Helen Hunt) ha tradito il marito Greg (Jon Tenney), un poliziotto con crisi d’inferiorità per l’agiatezza economica della moglie. I due sono in profonda crisi coniugale, si parlano a malapena e il figlio Connor (Judah Lewis), altrettanto in collera con la madre, incrementa la tensione generale e l’ostilità imperante tra le mura domestiche, amplificata dalle musiche ‘poco ortodosse’ di William Arcane.
Così, vista la totale assenza di dialogo e la reciproca sfiducia, molte delle singolari circostanze occorse vengono interpretate come una qualche trasgressione, punizione o ribellione di un consanguineo. Tutti gli attori attraverso la loro performance concorrono a conseguire tale risultato, ma se molto del merito va dato al rancoroso coniuge tradito interpretato da un tenebroso Jon Tenney (The Closer) e all’ostinato e indisponente adolescente perfettamente incarnato da Judah Lewis (La Babysitter), a primeggiare è prevedibilmente il premio Oscar Helen Hunt (Twister).
La sua emotività è palpabile, nonostante l’attrice non dia mai adito a sfoghi ‘pirotecnici’ o sopra le righe.
Estremamente stratificato, I See You costruisce e interseca un mistero dopo l’altro. Oltre alla linea narrativa principale che s’incentra sulla famiglia Harper e sulla loro residenza, è introdotta in apertura e poi portata avanti lungo tutto lo sviluppo una sorta di sottotrama da poliziesco procedurale, nella quale Greg è coinvolto in prima persona. Nella tranquilla provincia americana si susseguono infatti le sparizioni di ragazzini ed è proprio il protagonista, membro delle forze dell’ordine, a indagare sul caso più recente (mostrato nell’intenso prologo).
Di primo acchito, parrebbe scollegata dal contesto generale, salvo poi, con notevole coerenza di sceneggiatura (firmata dall’esordiente Devon Graye), vederne spiegati e motivati tutti gli elementi, ogni minimo particolare, in un crescendo a orologeria, che farà la gioia degli appassionati di opere come Memento. Purtroppo, la storia che monta incessante sul traguardo purtroppo si sgonfia, con un finale che indubbiamente non risulta in contraddizione o mal congegnato, che tuttavia lascia un po’ delusi, vista l’attesa sapientemente costruita.
In definitiva, chi cerca l’horror puro è meglio che stia alla larga da I See You, o potrebbe rimanerne seriamente deluso, vista la qualsivoglia mancanza di momenti sanguinolenti o anche solo violenti. Chi invece cerca un film che non si appoggi sui soliti cliché e che sappia spiazzare, regalando sana tensione durante il viaggio, si accomodi pure.
In attesa di vederlo in VOD dal 6 dicembre, di seguito trovate il trailer internazionale di I See You:
© Riproduzione riservata