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Il diario da Venezia 81 (2024), episodio 4: piritollo ma non mollo

07/09/2024 news di Giovanni Mottola

Quattro parole sui film Antikvariati, Jouer avec le fou e Finalement e sulla serie M - Il figlio del secolo

m il figlio del secolo serie marinelli

Il caso di questa edizione della Mostra del Cinema è stato una pellicola georgiana, snobbata dai più, dal titolo Antikvariati (o The Antique, a citare il nome internazionale). Il film era in programma nella sezione indipendente Le Giornate degli Autori per i giorni 28 e 30 agosto e 6 settembre.

Le prime due proiezioni sono letteralmente scomparsa dall’elenco telematico dei film prenotabili, mentre ovviamente restavano indicate nel programma cartaceo ufficiale, stampato anzitempo. Inutile presentarsi negli orari e nelle sale previste, perché il film non veniva proiettato.

Unica comunicazione ufficiale: la visione di Antikvariati era stata bloccata dal Tribunale di Venezia a seguito di un ricorso presentato da una casa di produzione russa che è – o era stata, non risulta ben chiarito – coinvolta nella lavorazione del lungometraggio.

Dopo un controricorso il Tribunale ha finalmente concesso la terza delle proiezioni previste. La vicenda risulta avvolta nel mistero. In sala, prima della visione, la regista Rusudan Glurjidze ha parlato di attacco alla libertà artistica. Colpisce però che non vengano forniti ulteriori chiarimenti circa l’accaduto, soprattutto riguardo a questi interrogativi: a che titolo è stata chiesta, e almeno in un primo momento ottenuta da un Tribunale imparziale come quello di Venezia, la sospensione del film?

Antikvariati film 2024Qual è stato davvero il coinvolgimento della società ricorrente? I sospetti attengono alla volontà di tacitare una storia dal tema sgradito al potere putiniano, cioè la deportazione dei cittadini di nazionalità georgiana avvenuta a San Pietroburgo nel 2006 per ordine della Presidenza russa dell’epoca, che poi è la stessa attuale.

Prescindendo dal mistero attorno al film, è stata una fortuna riuscire finalmente a vederlo – cosa che non è detto potrà riaccadere in futuro – perché è fatto davvero bene. Come spesso accade, la grande Storia può risultare particolarmente chiara se letta attraverso una storia piccola.

In questo caso è quella di Medea, georgiana emigrata a San Pietroburgo per un amore che vive di alti e bassi, la quale per intanto decide di comprare la nuda proprietà di una casa con l’accordo di accertare la convivenza con l’anziano usufruttuario, un uomo bisbetico e dal passato misterioso. Sia lei che il fidanzato sono però un obiettivo della Polizia.

Ottimo il lavoro di casting, grazie al quale l’opera può avvalersi di due volti splendidamente espressivi: quello sensuale e profondo di Salome Demuria e quello brontolone di Sergey Dreyden. Bella la fotografia della città di San Pietroburgo e carica di tensione ma priva di retorica la vicenda.

Dopo una censura vera, passata sotto traccia, eccoci a un censurato di plastica ma finito sotto i riflettori, accesi soprattutto da lui medesimo. Stiamo parlando di Antonio Scurati, autore del libro M. Il figlio del secolo su Benito Mussolini, dal quale è stata tratta l’omonima serie televisiva di sette puntate, prodotta da Sky dove verrà trasmessa nel 2025 e presentata integralmente alla Mostra in anteprima.

Scurati urlò al regime per aver subìto una censura di un monologo di un minuto e mezzo sul delitto Matteotti, che avrebbe dovuto leggere in televisione in un programma condotto da Serena Bortone. Non è stato mai chiarito di preciso come mai non glielo si sia fatto pronunciare.

Quel che è certo è che la presunta censura gli ha portato molta più notorietà e che, se anche non ha avuto 90 secondi su Rai 3, gli hanno elargito sette ore in uno dei più importanti Festival del cinema al mondo. Sette ore che praticamente sottopongono i pochi spettatori in sala a una sorta di sequestro di persona.

Jouer avec le feu film 2024Giunto a Venezia ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Ad oggi, sotto la Presidenza Buttafuoco, la Biennale è rimasta un luogo di libera espressione artistica e creativa. Lo constatiamo con grande piacere”. Cioè per il momento la Biennale, avendo deciso di invitare lui, gli sta bene. Però precisa “ad oggi”, come dire che Buttafuoco non può permettersi di fare il furbo perché lui vigila. In effetti non pensavamo proprio che sarebbe andata così.

Noi (intesi come redazione: Scurati invece non si capisce perché dica “constatiamo”, al plurale) eravamo convinti che con Buttafuoco la camicia nera avrebbe sostituito lo smoking come divisa di ordinanza sul red carpet e che l’olio di ricino avrebbe preso il posto degli spritz.

Rubando una parola cara proprio a Buttafuoco, ci permettiamo di definire Scurati come un “piritollo”, cioè uno di quelli che stanno con il ditino alzato, convinti di avere la verità perennemente in tasca. Per capirsi, un ospite ideale per il salotto televisivo di Fabio Fazio.

Peraltro, se la Biennale fosse un coacervo di fascisti non verrebbero selezionate, per giunta nel Concorso principale, potenti invettive contro ogni tipo di fascismo come il film francese Jouer avec le fou, delle sorelle Delphine e Muriel Coulin.

Un padre vedovo si ritrova a crescere da solo i due figli. Uno eccelle nello studio, l’altro fatica a trovare la propria strada, nonostante un certo talento nello sport. Avvicinatosi a nuove cattive compagnie di estrema destra, si farà trascinare in una spirale di violenza della quale pagherà le conseguenze senza che il genitore nè il fratello possano far nulla per aiutarlo.

Il film non è particolarmente originale, lasciando intuire fin dall’inizio come evolverà. Poco male, dal momento che il suo cuore sta nell’indagare come il male possa arrivare ad attecchire anche là dove non ci si potrebbe aspettare che metta radici. Decisiva, per la riuscita dell’opera, la presenza nel ruolo del padre del grande Vincent Lindon, attore vecchio stile i cui silenzi sono più eloquenti delle parole.

finalement film 2024Bravo anche Benjamin Voisin nei panni del figlio che precipita nel vortice pur non venendo in fondo mai meno alla sua natura di persona perbene. Dove il film pecca è forse in un eccesso di manicheismo e in una carenza di coraggio al momento in cui sceglie la soluzione più ovvia.

Rimanendo ai film francesi, ma uscendo questa volta dal Concorso, merita una menzione l’ultima fatica del mostro sacro 87enne Claude Lelouch, il quale dimostra che il film più moderno e originale può provenire anche da un uomo anziano, l’importante è che abbia conservato uno sguardo appassionato.

Il Grande Vecchio condensa in Finalement, da lui stesso definito una “favola musicale” tutto il suo modo d’intendere il cinema. Per 52 anni, e 36 film ha lavorato in simbiosi con il compositore Francis Lai, costituendo così la più lunga collaborazione tra un regista e un musicista nella storia della settima arte. Ora che Lai è scomparso, Lelouch sembra quasi volerlo omaggiare, realizzando un film praticamente senza trama, dove un avvocato interpretato da Kad Merad smette la toga e si mette a vagare per la Francia suonando la tromba.

Tra squarci meravigliosi di Normandia e Provenza, Finalement costituisce un’elegia alle sette note, grazie anche a belle canzoni originali e alla voce suadente della giovane attrice Barbara Pravi.

Il teaser di M. Il figlio del secolo: