Intervista esclusiva | Victor Togliani sulla sci-fi in Italia, da Nirvana a Salmo, passando per Blade Runner e Kubrick
21/06/2018 news di Alessandro Gamma
Abbiamo incontrato nel suo incredibile studio l'artista, parlando di cinema, TV, fumetto, videoclip, mostre itineranti e oggetti di scena
Illustratore, scenografo, scultore, sceneggiatore, scrittore e concept designer classe 1951, Victor Togliani è tra i grandi esponenti della fantascienza e del fantasy italiani, capace di spaziare con i suoi lavori dalla pubblicità all’editoria, passando per il cinema, la televisione, le copertine dei dischi di grandi artisti e l’insegnamento.
Lo abbiamo incontrato nella sua casa / studio di Milano in occasione di Alieni in Mostra, esposizione allestita presso il WOW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto (viale Campania 12) in cui i visitatori possono ammirare alcune delle sue creazioni, approfittandone per ripercorrere alcuni momenti della sua lunga carriera e per parlare di sci-fi più in generale.
Cominciamo dalle sue creazioni in mostra in questo momento allo Spazio WOW, ovvero l’alieno di Roswell ‘pronto per l’autopsia’ e alcune illustrazioni
Per quanto riguarda l’alieno, tutto nasce a cavallo tra il 2000 o 2001, quando Riccardo Mazzoni allestì a Palazzo Bagatti Valsecchi di Milano una mostra dedicata appunto agli extraterrestri [Alieni. Creature di altri mondi] e mi chiese di realizzare qualcosa di appariscente, di cinematografico, per riempire una zona precisa di una delle stanze. Siccome in quel periodo avevano destato grande scalpore in TV le immagini della supposta ‘autopsia di un alieno caduto a Roswell’, che però era palesemente finta, mi sono detto ‘falso per falso, perchè non ricrearla in maniera davvero minuziosa e credibile?‘.
Modellai quindi l’alieno e poi lo realizzai in poliuretano in modo che fosse morbido e ‘vivo’ al tatto quando i visitatori l’avessero toccato e costruii anche un tavolo operatorio un po’ futuribile, forse troppo per il 1947! Quando Riccardo mi ha detto che avrebbe voluto replicare questa mostra al WOW l’ho rispolverato, anche se ora l’alieno si trova sotto un teca di plexiglas e l’effetto finale è un po’ diverso rispetto al primo allestimento. Tra le altre opere esposte ci sono invece alcune copertine che ho realizzato per Urania e per il Salone del Libro Bibliopride e una, vecchissima, ad aerografo intitolata ‘Ali della notte‘, copertina per un romanzo di fantascienza di Robert Silverberg pubblicato dal Club degli Editori.
So però che il suo ‘alieno di Roswell’ compare anche nel videoclip Space Invaders di Salmo feat. Nitro del 2013. Può dirmi qualcosa in più su come è nata questa collaborazione?
E’ stato Jacopo Rondinelli, che oltre a essere un giovane regista che si è occupato in passato anche di effetti speciali è un caro amico, a coinvolgermi nel video. Abbiamo firmato a quattro mani la regia. Mi chiese di poter utilizzare alcuni miei oggetti di scena che avevo in casa, per creare alcune delle sequenze e così abbiamo realizzato questo mini film che è un po’ una presa in giro delle pellicole di fantascienza di praticamente tutte le epoche a partire dagli anni ’50. Ci siamo divertiti un casino ed è stato anche un bel successo di pubblico [oltre 3 milioni di visualizzazioni ad oggi su YouTube]. Nello specifico, di mio nel videoclip compaiono l’alieno sul tavolo operatorio e la console di monitoraggio delle sue funzioni vitali, alcuni costumi, che avevo usato per altri progetti, con cui abbiamo vestito da militari i due protagonisti mentre combattono contro un ragno a sei zampe, che avevo costruito anni prima, e all’apparenza sembra gigantesco, ma in realtà misura 30 cm.
Quando Salmo è dentro l’astronave – che ho ricreato graficamente tramite una matte-painting – indossa un casco che avevo pensato per uno spot TV. Quando invece vanno sulla Luna, scena realizzata al Museo dell’aeronautica Gianni Caproni, dove avevano a disposizione un LEM, abbiamo girato con Salmo vestito con una mia tuta da astronauta, accanto al veicolo. Poi comincia a lottare contro un mostro che abbiamo animato a passo uno. Comunque, la sequenza che mi piace di più l’abbiamo girata vicino a piazza Gae Aulenti a Milano, dove vediamo Salmo e Nitro vestiti da militari che corrono verso il grattacielo con le astronavi che stanno attaccando la città e da lì parte la resistenza contro gli alieni.
Venendo invece a Nirvana di Gabriele Salvatores, mi può dire come è arrivato a lavorare sul film?
All’epoca [1996] collaboravo spesso per una società di post-produzione, la Media Cube, e mi dissero che qualcuno era in procinto di iniziare a Milano le riprese di un film di fantascienza. Mi chiesero quindi di realizzare alcuni bozzetti per espandere tridimensionalmente il mondo raccontato nello script, da presentare alla produzione per ottenere l’appalto degli effetti speciali digitali. Mi fecero allora leggere alcune parti della sceneggiatura scritta da Gabriele Salvatores stesso [assieme a Pino Cacucci e Gloria Corica], che mi entusiasmò immediatamente, e cominciarono così a fare delle prove con le idee che avevo loro sottoposto.
Ad esempio, avevo pensato che sui semafori ci fossero anche video di prostitute che reclamizzavano le loro prestazioni, oppure immaginavo di ampliare lo skyline di Milano attraverso modellini ricostruiti in scala o in CGI … Fatto sta che durante la pre-produzione, Giorgio Prandoni, il presidente della Media Cube, mi disse che erano arrivati i prototipi delle armi che il regista aveva fatto costruire per le riprese, ma non era soddisfatto e non voleva usarle. A questo punto mi chiesero se fossi disposto ad occuparmene io, visto che molti anni prima avevo lavorato per la Edison Giocattoli, disegnando i characters di alcune action figures e delle armi giocattolo per loro linea spaziale TH3. Così venne a trovarmi il produttore Maurizio Totti, che rimase soddisfatto dei miei lavori e mi chiese di realizzare anche una grande quantità di altri props a grandezza naturale, praticamente tutte le automobili e gli oggetti di scena futuribili.
Preso dall’entusiasmo, accettai subito, anche se nel frattempo la Media Cube aveva perso l’appalto per il 3D, ma non ci furono problemi circa il mio ingaggio. Quindi, una ventina di giorni prima dell’inizio delle riprese di Nirvana cominciai a girare per gli sfasciacarrozze della città in cerca di macchine che potessero ricordarmi la forma di quelle che avrei dovuto costruire e che possibilmente funzionassero. Quelle più adatte le portai agli ICET Studios di Brugherio, dove con uno stuolo di fantastici attrezzisti le ricostruii con poliuretano, legno, alluminio e un sacco di altri materiali. Ricordo che la prima che consegnai fu quella di Solo [Diego Abatantuono], che era mutuata da un Maggiolino Volkswagen, ma, una volta terminata, mi resi conto che era venuta a costare il doppio del preventivo!
Quindi dovetti raddrizzare il tiro per gli altri nove veicoli, così da contenere la spesa. Le armi invece le costruivo di notte perché avevo tempi strettissimi … Un aneddoto carino in merito è che all’epoca non era permesso utilizzare sul set armi a salve, quindi mi procuravo delle pistole soft-air, perchè fossero comunque riconoscibili le tipologie e le marche e anche perché pensavo che nel futuro prossimo chi fosse stato meno abbiente, avrebbe potuto personalizzarle a proprio piacimento aggiungendo filtri e altri ammennicoli con modica spesa. Avevo però poi il problema del fuoco dello sparo . Chiesi consiglio a un esperto di trucchi per i prestigiatori, che aveva lavorato anche con David Copperfield, il quale mi suggerì di utilizzare il cotone infiammabile dei maghi collegandolo a una lampadina col vetro rotto che, quando veniva tirato il grilletto, avrebbe innescato una scintilla garantendo una bella fiamma. Quando presentai l’effetto alla produzione si presero un bello spaghetto! [ride].
L’unica cosa di cui mi rammarico è che, siccome Gabriele Salvatores voleva girare tutto in presa diretta con oggetti effettivamente funzionanti, non c’era spazio per usare dei modellini dei veicoli o creare per esempio schermi piatti – che all’epoca non esistevano – col blue screen per i contenuti da aggiungere in post-produzione … Non era così facile adattare un televisore, con un chilometrico tubo catodico, come fosse a schermo piatto in 16/9!
Mi sono sempre chiesto, considerata la sua attività di illustratore, se è mai stato contattato per partecipare a un fumetto, come copertinista magari o altro, visto che la Bonelli ad esempio ha diverse collane dedicate alla sci-fi e al fantasy, penso a Nathan Never o Dragonero
Ho molti amici che lavorano per la Bonelli e ho anche insegnato alla Scuola del Fumetto anatomia e disegno, non fumetto in senso stretto. Anni fa scrissi la sceneggiatura per un film, improponibile in Italia. Una casa di produzione la portò in America a Dino De Laurentiis, che pare l’avesse apprezzata. Lui tuttavia era già molto anziano e quando, di lì a poco, venne a mancare, del progetto non se ne fece nulla. Mi venne in mente allora di trarne un graphic novel, che iniziai anche a disegnare. Ne feci un po’ di pagine, ma era un lavoro molto complicato da portare avanti, perché usavo un sistema in parte fotografico, che invece di risultare più semplice, come può sembrare, in realtà è decisamente complesso. E’ un progetto che mi è rimasto nel cassetto e che spero un giorno di portare a compimento.
Anni fa fui invitato, con Carlo Ambrosini, Enea Riboldi, Maurizio Rosenzweig e molti altri a partecipare a BLOG & NUVOLE, un esperimento che abbinava disegnatori ad autori di testi trovati sul WEB. Si chiedeva ad alcuni autori di scrivere delle brevi storie alle quali sarebbe stato associato un disegnatore per realizzarne un fumetto. Il mio si chiamava IL ROBOT. Ma per rispondere nello specifico alla tua domanda, io non sono un fumettista, quindi nessun editore mi ha contattato per questo settore. Sono un grande lettore di Dago, adoravo le sceneggiature e alcuni disegnatori storici. Un giorno, per mio diletto personale, ho provato a disegnare una copertina col mio sistema foto-digitale e l’ho spedita alla redazione, dicendo che era un omaggio al grande protagonista di storie indimenticabili … ma alla mia mail non seguì risposta.
Venendo al cinema e alla TV, perché in Italia si fa così fatica a creare fantascienza?
Quello che penso è che nel nostro paese le produzioni di fantascienza non partano mai per un’abitudine congenita a non spendere. Si preferisce puntare sulle commedie, perché costano poco … Poi qui da noi la sci-fi, molto amata dai più giovani, viene considerata a livello culturale un prodotto di serie B, così come pure l’horror. E purtroppo anche a livello europeo non siamo messi così bene. Poco tempo dopo l’uscita di Nirvana, lessi la sceneggiatura che Gabriele Salvatores aveva scritto per l’adattamento del romanzo Il Cromosoma Calcutta di Amitav Ghosh. Fantastica! Era una storia ambientata in diverse epoche tra Stati Uniti ed India. Purtroppo, probabilmente per lo scarso successo al botteghino italiano di Nirvana, che non era stato capito dai critici nostrani, il progetto saltò. Per farti capire quanta poca attenzione ci sia in Italia per il genere visto che nemmeno un autore da Oscar possa realizzare questo tipo di progetto.
Ai tempi avevo proposto alla produzione di organizzare una mostra coi veicoli di Nirvana, gli oggetti di scena, parti delle scenografie splendide di Giancarlo Basili e i bellissimi costumi di Patrizia Chericoni e Florence Emir, per far conoscere alla gente il making of di questo mondo nuovo che avevamo creato una volta tanto anche qui in Italia, ma la mia proposta cadde nel vuoto. Un giornalista che aveva visto le auto conservate in un capannone al Portello, decise di organizzarla, con le cose che avevo realizzato io, al Castello Sforzesco qui a Milano. Fu un successo di pubblico, tanto che la replicai anche a Lucca e a Ferrara. Alla fine, nove veicoli vennero demoliti, mentre la macchina di Solo, la pompa di benzina e un video telefono andarono al Museo del Cinema di Torino.
Recentemente, sono finiti al Museo dell’Automobile, che ha allestito una saletta apposita. Gli americani hanno capito da tempo che gli oggetti creati apposta per il cinema sono un patrimonio da salvaguardare. In questo periodo ad esempio c’è la mostra itinerante dedicata ad Harry Potter, che naturalmente è visitatissima. A chi non piacerebbe vedere dal vivo ciò che è stata realmente usato nei film.
Passando a titoli specifici, cosa pensa della deriva che ha preso la saga di Alien con Prometheus e Covenant di Ridley Scott?
Covenant non l’ho visto, Prometheus non mi è piaciuto molto. E comunque già La Clonazione aveva un grosso problema: era ambientato 200 anni dopo gli eventi del terzo film, ma astronavi ed equipaggiamenti, a livello di design, non si erano evoluti nemmeno un po’! La cosa contraria è avvenuta invece in Guerre Stellari, con gli episodi I, II e III che presentano tecnologie enormemente più avanzate rispetto alla prima trilogia cinematografica, pur essendo ambientati molti anni prima … Errori di concept davvero incredibili. Invece mi sono piaciute moltissimo le scenografie di The Chronicles of Riddick, con il design delle astronavi e delle corazze dei cattivi ispirato palesemente alle sculture di Adolfo Wildt e in particolare a una testa di Benito Mussolini, che rimanda l’immaginario collettivo all’imperialismo.
E Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve invece l’ha visto?
Si, e non mi è piaciuto davvero per niente, tranne i campi lunghi realizzati in 3D. La scenografia vera mi ha ricordato quello che facevamo noi per Nirvana venti anni fa e con un centesimo dei mezzi a loro disposizione … Incredibile come non abbiano fatto progressi evidenti dal primo originale. Anche il precedente di Villeneuve comunque, Arrival, non mi aveva convinto. Il film del 1982, di Ridley Scott, invece rimane ancora oggi un capolavoro incredibile. Così come l’irraggiungibile 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick, un capolavoro tecnicamente perfetto che mi ha cambiato letteralmente la vita.
Pure i concept di Matrix sono strepitosi. Per non parlare di Avatar. Quando l’ho visto ho pensato di scrivere a James Cameron per dirgli che se avesse voluto, per uno dei sequel, avrebbe potuto tranquillamente chiedermi anche qualche bozzetto che dieci anni prima avevo realizzato per Aida degli Alberi! [ride]
Nella gallery qui sotto (ma anche sopra), potete avere un’idea dello studio di Victor Togliani, strapieno di oggetti scena, dipinti, sculture ed action figures.
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