Voto: 6/10 Titolo originale: Leprechaun Returns , uscita: 11-12-2018. Budget: $1,500,000. Regista: Steven Kostanski.
Leprechaun Returns | La recensione del film di Steven Kostanski
14/12/2018 recensione film Leprechaun Returns di Raffaele Picchio
A 25 anni dal primo capitolo, torna il ferocissimo folletto irlandese più in forma che mai: quello diretto da Steven Kostanski è un cartoon splatter divertente e scanzonato capace di traghettare la saga verso nuovi lidi
“Il male non muore mai” cantavano i Judas Priest. Ed è una verità incontestabile nella vita, figuriamoci per le saghe horror che hanno attraversato 30 anni di storia e che ancora oggi, sopratutto negli ultimi tempi, vivono un felice (almeno per incassi) ritorno di fiamma. Ma non esistono però solo Jason Vorhees, Michael Myers, Leatherface o Freddy Krueger. Anche nell’underground “cult” c’è gran fermento di questi tempi. Se la bambola assassina Chucky (che continua imperterrita con i suoi capitoli, mantenendo tra l’altro una continuità – anche qualitativa – rara) può essere considerata il confine tra babau di serie A e quelli di serie B, ancora più in basso abbiamo una serie di piccoli prodotti che in un certo senso non hanno mai sfoggiato chissà quali particolari caratteristiche o avuto chissà quale grande visibilità, ma che nonostante tutto sono riuscite a costruirsi uno zoccolo duro di fans che non li ha abbandonati mai.
Vengono in mente i bambolotti killer di Puppet Master (anche loro recentemente rinati con uno spassoso reboot – The Littlest Reich – che sembra uscito direttamente dai cestoni della VHS degli autogrill dei primi anni ’90), gli extraroditori Critters o i dementissimi Ghoulies (il dossier). Anche Leprechaun è una di queste saghe. Interpretato dall’attore nano Warwick Davies, il perfido folletto irlandese a caccia del suo oro è stato protagonista di sei deliranti film tra il comico e l’orrorifico, tutti di qualità piuttosto discutibile, fino a quando – dopo la sua ultima apparizione nel ghetto americano del 2006 – se ne erano perse definitivamente le tracce. Passano otto anni di silenzio, quando nel 2014, con la produzione della World Wrestling Federation, si tenta la carta del reboot con Leprechaun Origins.
L’idea è di rilanciare la serie traghettandola nell’horror puro e azzerando ogni tocco comico, reinventando addirittura il design iconico del folletto. Davis non è più della partita e si sa, quando accadono cose simili, l’ecatombe è dietro l’angolo. Il film si dimostrò un prodotto talmente irricevibile e inguardabile che si pensava fosse una lapide definitiva sulla saga.
Ma appunto, come si diceva all’inizio, “il male non muore mai” ed è così a sorpresa che Leprechaun ritorna facendo un po’ come l’Halloween di David Gordon Green: tabula rasa di tutto ciò che si era visto dopo il capostipite, spostare l’azione da allora ad oggi e cercare di ripristinare lo spirito originario andato perso. E diciamolo anche subito che, a differenza del noiosissimo film con Jamie Lee Curtis, qui è avvenuto un vero e proprio miracolo.
Leprechaun Returns inizia dal finale del primo film, di cui è un sequel diretto, con il folletto sconfitto che cade in un pozzo. Venticinque anni dopo, la figlia della protagonista del primo capitolo (che era Jennifer Aniston tra l’altro …) ritorna sui luoghi d’origine. Apprendiamo così che la madre ha vissuto come una pazza per l’esperienza vissuta e ora è morta. La ragazza è in viaggio per raggiungere una confraternita universitaria che si è stabilita proprio nei luoghi del misfatto.
Appena arrivata, fa subito la conoscenza di Ozzie, sopravvissuto al primo lungometraggio (e sempre interpretato da Mark Holton) e che capisce immediatamente cosa sta per accadere, e subito dopo lo stuolo di ragazzotti scemi e ‘sorelle’ stupide con cui dovrà condividere gli spazi. Ed è proprio da Ozzie (in una splatterosissima sequenza) che rinasce il terrificante folletto intenzionato a recuperare tutto l’oro che gli è stato sottratto e non ci vorrà molto prima che inizi la mattanza tra gli studenti.
Intanto, bisogna dire che sebbene Warwick Davis non sia della partita nemmeno stavolta (le sue motivazioni), il look del nostro è ritornato di nuovo quello originario e l’attore affetto da nanismo chiamato ad interpretarlo, Linden Porco, fa un lavoro eccezionale scalzando anche l’importante predecessore in efficacia: mai il leprecano è stato così oscuro, incazzato e in forma smagliante come in Leprechaun Returns, forse giusto un pochino a disagio con i tempi moderni tra tecnologia e teenager Millennial che quando vedono un mostro non si spaventano ma gli chiedono piuttosto di farsi un selfie (e questo crea delle gag divertentissime come quella del folletto che, vedendo un cellulare per la prima volta, esclama: “Incredibile, un walkman e una fotocamera in un oggetto solo!” e la ragazza proprietaria del telefono risponde “E che cazzo è un walkman??”) e allo stesso tempo sanno essere super combattivi, tanto che la lotta tra il folletto e i ragazzi è veramente senza sosta e per nulla scontata.
Infatti, se i giovinastri crepano nei modi più agghiaccianti uno dopo l’altro, anche il folletto se la vede bruttissima in ben più di un momento. Ed è negli incredibili e sanguinosissimi omicidi e scontri corpo a corpo che il film tira fuori le sue carte migliori. La riuscita di Leprechaun Returns si deve sopratutto alle mani sapienti del regista Steven Kostanski, che oltre ad essersi fatto le ossa con gli spassosi Manborg, Father’s day e The void – Il Vuoto è anche un grandissimo tecnico degli effetti speciali.
E il risultato si vede fin dai primi minuti, visto che questo è il capitolo più gore e sfrenato dell’intera saga, praticamente quasi un cartoon splatter che fa impallidire divertenti luna park del sangue come Final Destination et similia, divertentissimo e senza tempi morti. Intelligentemente, la sceneggiatura di Suzanne Keilly (Killer High) gioca in territori facili ma efficaci, ribalta i cliché, si prende per il culo un po’ tutto senza salvare nessuno (cinefili, donne sceme, fighetti idioti, moda, campagnoli …) e lo si fa in modo naturalissimo, così come avviene pure per le tantissime citazioni e ammiccamenti presenti (oltre una divertente frecciatina alla saga di Troll c’è anche uno splendido e assolutamente inaspettato omaggio a L’Armata delle Tenebre).
Incredibilmente, questo Leprechaun Returns non soltanto è il miglior capitolo della saga, ma segna una vera e propria rinascita per il franchise: i fan dell’originale andranno in visibilio, mentre i neofiti troveranno a sorpresa un horror che sarà pure “da cassetta”, ma che nulla ha di meno di tanti più “illustri” colleghi. Alla fine si rimane sazi e soddisfatti, con la speranza di riuscire a vederne un altro il più presto possibile (visto anche l’incredibile finale), ma sopratutto sapere che la stessa casa di produzione ha messo mani al reboot di Critters e al sequel di Killer Klowns from Outer Space, fa tirare quasi un sospiro di sollievo, perchè se le premesse sono queste, qui ci sarà davvero da divertirsi. Uscito direttamente in DVD, VOD e su iTunes senza passare dal cinema (anche qui in Italia, sottotitolato, non doppiato), dategli una possibilità, non ve ne pentirete.
Di seguito il full trailer di Leprechaun Returns:
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