Home » Cinema » Sci-Fi & Fantasy » Macchine Mortali: la recensione del film fantasy di Christian Rivers

Voto: 5/10 Titolo originale: Mortal Engines , uscita: 27-11-2018. Budget: $100,000,000. Regista: Christian Rivers.

Macchine Mortali: la recensione del film fantasy di Christian Rivers

12/12/2018 recensione film di William Maga

Peter Jackson scrive e produce il deludente adattamento dell'omonima serie di romanzi fantasy di Philip Reeve, velato di superficiali riferimenti alla politica attuale e pesantemente debitore della saga di Star Wars

macchine mortali film 2018

Quando si pensava di essersi ormai lasciati alle spalle – con il non certo esaltante o proficuo Maze Runner – La rivelazione e il taglio di Ascendant, ‘declassato’ addirittura a serie TV – il lungo periodo storico cinematografico intasato dagli adattamenti di romanzi young adult di stampo sci-fi / fantasy, eccone sopraggiungere lesto – e un bel po’ fuori tempo massimo – un altro esempio (in realtà, quella scritta da Philip Reeve è una serie di libri …) trasformato in un blockbuster da 100 milioni di dollariMacchine Mortali (Mortal Engines), diretto dal semi-esordiente Christian Rivers (Minutes Past Midnight).

Il primo capitolo è tuttavia stato scritto nel lontano 2001, quindi non poteva certo contenere dettagli come un villain pro-Brexit che malediceva il giorno in cui Londra ha attraversato il Canale della Manica per invadere l’Europa (“Il più grande errore che abbiamo mai commesso!”). Il film è sospinto da due grandi motori drammatici: il primo è il tentativo di piazzare intelleggibili riferimenti alla situazione politica attuale; l’altro è la necessità di utilizzare tutti quei soldi di budget per garantire agli spettatori paganti uno spettacolo visivo all’altezza.

macchine mortali posterFatta questa premessa, il risultato resta comunque sconfortante per prevedibilità e pesante derivatività. Scritto e prodotto da Peter Jackson (Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit), Macchine Mortali punta tutto – ma proprio tutto – completamente e solamente sulla stravagante premessa, ovvero che, nel solito lontanissimo futuro distopico (nel 3718), intere città si spostano letteralmente su ruote o cingoli, portando gli elaborati veicoli di Mad Max: Fury Road al livello successivo e a sperare che il risultato si avvicini a quello che avrebbe saputo ricavarne il Terry Gilliam della prima metà degli anni ’80 (quello di Brazil e I Banditi del Tempo).

Quando incontriamo Londra per la prima volta, sta attraversando le steppe della fu Europa, sormontata dalla cupola della Cattedrale di St. Paul, alla ricerca di una “piccola città mineraria bavarese” che in breve cattura e ‘ingerisce’, usandola come combustibile per i suoi interi quartieri urbani. Nascosta tra i vinti c’è Hester Shaw (Hera Hilmar), una ragazza orfana in cerca di vendetta; il suo obiettivo è Thaddeus Valentine (Hugo Weaving), l’uomo più potente della ex capitale britannica – ma si trova costretta sua malgrado a rimandare i suoi paini e collaborare con Tom (Robert Sheehan), un giovane storico che lavora al London Museum.

Il museo è un tempio dei vecchi e dimenticati tempi, il tempo degli Antichi, poco prima che il mondo fosse distrutto. I suoi tesori includono un’esposizione di Minions (“le nostre divinità americane”) e una mostra dedicata alla “Età dello Schermo”, un’oscura epoca storica con pochissimi documenti esistenti, solo un’esposizione di tablet e smartphone Apple rotti (“Potrebbe darsi che la gente avesse dimenticato come leggere e scrivere”).

Un incipit piuttosto divertente e inaspettato, incorniciato da ambienti accattivanti disegnati secondo uno stile steampunk (impossibile non pensare immediatamente a come sarebbe un live-action di Il Castello Errante di Howl o all’estetica retro-futuristica di altre opere di Hayao Miyazaki). Dopo poco, Tom e Hester vengono ‘espulsi’ da Londra attraverso una sorta di tunnel a mulinello e dopo varie peripezie – e aver inevitabilmente stretto amicizia – vengono salvati e si uniscono alla fuorilegge Anna Fang (Jihae), che ricorda la Trinity di Matrix e vola su un aereo che assomiglia a un grosso insetto rosso.

macchine mortali film ShrikeLe scenografie sono sufficienti a reggere in piedi Macchine Mortali? Forse, ma comunque la sorpresa si esaurisce dopo i primi 25 minuti. In ogni caso, a un certo punto viene gettato nella mischia anche “Shrike” (Stephen Lang), un ‘resuscitato’ mezzo uomo e mezzo cyborg dagli occhi verdi luminescenti e i denti marci che inesorabilmente contiene in sé l’ossessività del T-800 di Terminator e il barlume d’amore tipico dei mostri alla King Kong o Frankenstein.

L’essere sta inseguendo Hester, un tempo era stato il suo tutore, ma lei lo ha abbandonato infrangendo una promessa ritenuta sacra per inseguire il suo sogno di vendetta. Come anticipato, la sceneggiatura scritta a sei mani da Fran Walsh, Philippa Boyens e Peter Jackson (definitosi un grande fan dei romanzi di Philip Reeve) sceglie inspiegabilmente di crogiolarsi nei cliché, saccheggiando a piene mani da almeno tre o quattro episodi della saga di Star Wars.

In ordine sparso, visitiamo la Città delle Nuvole (gestita peraltro dal sosia di Lando Calrissian) e un surrogato di Kamino, riviviamo i flashback di Gyn Erso e il suo rapporto con Saw Gerrera da Rogue One, rubiamo i piani della Morte Nera, che sta per sprigionare un potentissimo raggio quantico capace di distruggere qualsiasi cosa, e voliamo dentro la super-base in formazione al fianco di Capo Rosso e degli altri ribelli per sparare due missili dritti al reattore prima che il conto alla rovescia si compia del tutto. Ma prima infiliamoci un bel giubbotto di pelle alla Han Solo (o anche Poe Dameron). E non dimentichiamoci dei padri, più o meno noti. Già, praticamente un incredibile plagio mal celato.

Robert Sheehan, Hera Hilmar e Leifur Sigurdarson in Macchine Mortali (2018)Macchine Mortali riesce ad essere sia molto pieno che molto vuoto. Tocchi visivi accurati e dettagli intriganti (che cosa è esattamente “il Grande Tilt”?) non possono sostenerlo per sempre; entro la fine della prima ora, la trama si è assestata su binari tristemente familiari e si tira avanti grazie a scenette accidentali, come l’incontro col bonario scavenger che (presumibilmente) 20 anni fa sarebbe stato interpretato da Bob Hoskins.

Si accompagna a una moglie trasandata che sputa commenti sprezzanti in merito alla faccia sfregiata di Hester – un promemoria che il British Film Institute ha recentemente annunciato che non finanzierà più i film in cui sarà presente un cattivo con una cicatrice sul viso. Che le persone sfregiate siano la nuova minoranza in cerca di pieni diritti umani? I cinema saranno presto messi sotto pressione per cancellare le proiezioni di Scarface e 007, come ora sta accadendo con Via Col Vento?Quando la mente inizia a inseguire pensieri del genere, è il segno che il film non sta meritando piena attenzione.

Come già visto in Hunger Games e in Divergent, vediamo che in Macchine Mortali le persone – almeno a Londra – sono divise per classi sociali, ognuna col suo rango e un posto in cui stare, ma è un aspetto in cui il film non si addentra purtroppo mai veramente, contribuendo inevitabilmente a creare un contesto superficiale e abbozzato, che presta attenzione solo ai dettagli scenografici. Quello che otteniamo invece è una regolarissima storia di vendetta (con un mistero dal passato annesso), insieme a una dose insalubre di baruffa che si trasforma in amore, una figura paterna simile a incubo biomeccanico e un mucchio di personaggi, su tutti quelli interpretati da Leila George D’Onofrio, Ronan RafteryColin Salmon, di cui non ricordi il nome e sono messi lì come semplici riempitivi.

In definitiva, è improbabile che Macchine Mortali lasci tracce dietro di sé – o che addirittura lanci una saga. Nonostante alcuni spunti sulla carta divertenti – c’è un’asta di esseri umani, una battaglia su una base aerea nel cielo e un inseguimento su e giù per i solchi montuosi di una gigantesca ruota – la realizzazione è stantia. Aggiungiamoci sparate random come “I bambini possono essere temporaneamente separati dai loro genitori” – un altro altro tocco di attualità che non era, presumibilmente, nel romanzo del 2001 – e abbiamo l’ennesimo prodotto fantasy usa e getta al pari di La Bussola d’Oro del 2007.

Di seguito il full trailer italiano di Macchine Mortali, nei nostri cinema dal 13 dicembre: