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Voto: 5/10 Titolo originale: Peppermint , uscita: 06-09-2018. Budget: $25,000,000. Regista: Pierre Morel.

Peppermint – L’angelo della Vendetta: la recensione del film con Jennifer Garner

11/01/2019 recensione film di Sabrina Crivelli

Il revenge movie diretto da Pierre Morel spreca la fisicità della protagonista, gravato da una sceneggiatura pessima e da combattimenti scialbi

Jennifer Garner in Peppermint (2018)

Non è passato nemmeno un anno (era il marzo 2018) da quando il controverso remake di Il Giustiziere della Notte diretto da Eli Roth (la recensione) è approdato nelle sale italiche irritando gli animi più sensibili, come già aveva fatto il predecessore di Michael Winner del 1974 (che fu avversato dalla critica in blocco). Bruce Willis – come Charles Bronson prima di lui – incarnava là certo un antieroe problematico, ma al contempo in molti subiscono il fascino drammatico del vendicatore disposto a tutto (il nostro dossier tematico Chi sorveglia i vigilantes? parte 1 e parte 2).

Ebbene, a quanto pare il controverso filone non si è affatto esaurito; anzi, a riportarlo di nuovo sul grande schermo è adesso un’icona dell’action dei primi anni 2000 al femminile, Jennifer Garner, tornata a 46 anni in piena forma per incarnare la protagonista del vessato – come d’uopo Peppermint – L’angelo della Vendetta di Pierre Morel (Io vi troverò).

Peppermint posterBisogna innanzitutto essere sinceri, la ex eroina al centro della serie Alias recita in un revenge movie non proprio esaltante sotto molteplici punti di vista. Anche se si supera la solita diffidenza a priori contro i ‘giustizieri’ e si guarda invece in maniera più oggettiva a quelli che sono gli ingredienti fondamentali che un action dovrebbe contenere, Peppermint – L’angelo della Vendetta non risulta esattamente entusiasmante. Eppure, è davvero un completo disastro come alcuni critici statunitensi – più che altro per partito preso e per astio contro il sottogenere a prescindere – vorrebbero sostenere?

Procediamo con ordine. La trama non è certo delle più rifinite o originali. D’altronde di questi tempi gli sceneggiatori non lavorano certo di fino, nella fattispecie Chad St. John, a cui si deve lo script – oltre che di questo film – di Attacco al potere 2 (e non serve aggiungere altro …). Al centro di Peppermint – L’angelo della Vendetta c’è la solita storia di vendetta e soprusi già vista molte volte, con un personaggio principale che rappresenta un ibrido tra il marvelliano Punisher e l’esasperato Nick Hume (incarnato da Kevin Bacon) del Death Sentence di James Wan.

Solamente questa volta non siamo davanti a un ex Marine con disturbo post traumatico da stress, né a un normale cittadino e padre di famiglia che a fatica batte i malviventi del caso, ma a Riley North (Garner), una madre e dipendente di una filiale bancaria a cui una gang di Narcos uccide figlia e marito che si tramuta ‘per magia’ in una macchina da guerra.

L’iter è prevedibile: si rivolge alla giustizia, riconosce e porta in tribunale i colpevoli, ma dopo un processo farsa guidato da un giudice corrotto, i malviventi sono liberi di scorrazzare, mentre lei viene condotta a viva forza in un ospedale psichiatrico. Tuttavia, con una mossa repentina riesce a scappare e, cinque anni dopo, proprio per l’anniversario del tragico evento, torna armata fino ai denti e più allenata di un membro delle forze speciali per sterminare tutti i colpevoli.

Perfino dopo un sommario riassunto è possibile desumerne che si tratti di qualcosa di derivativo e semplicistico, e non è nemmeno il difetto peggiore. In fondo non fa mai male una nuova Coffy (ai tempi incarnata da una magnifica Pam Grier), che imbracci fucili e faccia saltare le cervella ai narcotrafficanti.

E indubbiamente Jennifer Garner, col suo fisico atletico e la sua precedente fama di action girl (è stata anche Elektra nel cinecomic del 2005 diretto da Rob Bowman), non è per nulla una scelta sbagliata per il ruolo.

Il vero problema è invece il pressapochismo che tange la stesura del copione, in cui innumerevoli passaggi fondamentali sono buttati lì a caso, la descrizione dei personaggi, i più stereotipati o abbozzati, e le scene di combattimento, che non brillano per maestria nella direzione.

Anzitutto, buchi a dir poco lapalissiani disseminano lo sviluppo della narrazione di Peppermint – L’angelo della Vendetta. Giusto per darvene un’idea a grandi linee, abbiamo singolari e incomprensibili voltafaccia di poliziotti da probi a corrotti, una normale impiegata che scompare per un lustro per poi tornare più addestrata di un militare e poi assalta indisturbata banche e depositi di armi, l’FBI che per qualche motivo la segue da anni – e non la cattura -, nonché un finale con tanto di ‘benedizione dell’operato di lei’ che rasenta il surreale.

Implausibile è poi la trasformazione radicale quanto repentina della protagonista, di conseguenza impossibile è empatizzare con questo cliché mal costruito. Tutto sarebbe stato facilmente risolvibile ricorrendo a una migliore backstory per l'(anti)eroina incarnata da Jennifer Garner; se solo fosse stata una ex pugile, o un agente speciale in congedo, oppure se fosse stata mostrata almeno brevemente la nuova formazione paramilitare della vendicatrice! Lasciando invece il tutto nell’ombra, il risultato è la sensazione che ogni cosa sia, semplicemente, assurda. Una maggior caratterizzazione sarebbe stata sensata anche per il villain, lo spietato – e piuttosto incompetente – Diego Garcia (un Juan Pablo Raba con tanto di baffoni), che risulta monolitico quanto una maschera classica della tragedia greca arcaica.

peppermint garner filmTuttavia, le finezze sovente non contraddistinguono questo genere di film. Se pensiamo a John Wick di Chad Stahelski, non siamo sicuramente di fronte a un’opera ‘intellettuale’. Eppure, da un lato il killer ben incarnato da Keanu Reeves aveva una sua certa credibilità e un suo appeal; dall’altro – soprattutto – le scene d’azione erano decisamente pirotecniche, esagerate.

Ed è proprio questa la maggior nota dolente di Peppermint – L’angelo della Vendetta! Sebbene Jennifer Garner abbia mostrato di essere in grado di dar vita a una performance al cardiopalma, i combattimenti, le sparatorie e gli scontri sono mal coreografati e ripresi in maniera piuttosto piatta.

La qualità – scadente – dell’action di Pierre Morel è ancor più palese se lo confrontiamo con meraviglie della tecnica pervenuteci recentemente dall’Oriente, come l’incredibile La notte su di noi  di Timo Tjahjanto (la nostra recensione). Rispetto a quest’ultimo, mancano piani sequenza, gli scambi di pugni e calci sono loffi, i colpi sparati dalle armi pochi e unidirezionali, le coltellate quasi passano inosservate … Insomma nulla rimane impresso nemmeno per chi cerca il minimo indispensabile.

In definitiva, una delusione su tutta la linea, soprattutto pensando al potenziale sprecato della sua protagonista.

Di seguito trovate il trailer italiano del film, che approderà nelle sale italiane il 21 marzo: