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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Terminator 3: Rise of the Machines , uscita: 02-07-2003. Budget: $200,000,000. Regista: Jonathan Mostow.

Riflessione: è forse tempo di rivalutare Terminator 3 di Jonathan Mostow

25/02/2019 recensione film di Sabrina Crivelli

A oltre 15 anni dall'uscita in sala, cerchiamo di capire perché il terzo capitolo della saga non è così tremendo come molti ricordano

Arnold Schwarzenegger in Terminator 3 - Le macchine ribelli (2003)

Con la prossima uscita di Terminator: Destino Oscuro, si è tornati prepotentemente a parlare della saga creata da James Cameron e degli alti e bassi che ne hanno contraddistinto i cinque capitoli arrivati nei cinema nel corso degli anni (senza dimenticare la sfortunata e interessantissima serie TV Terminator: The Sarah Connor Chronicles). Se, difatti, i primi due film si sono aggiudicati il riconoscimento collettivo e la fama imperitura, ben più discussi sono stati i successivi.

Se di Terminator Salvation (2009) e Terminator Genisys (2015) ben poco c’è da rivalutare, a detta degli stessi protagonisti, possiamo davvero dire lo stesso per Terminator 3 – Le macchine ribelli (Terminator 3: Rise of the Machines) di Jonathon Mostow, oppure all’epoca – e in seguito – la critica e soprattutto il pubblico si sono dimostrati fin troppo duri?

TERMINATOR 3 - LE MACCHINE RIBELLI posterJames Cameron stesso, regista dei primi due memorabili capitoli del franchise fanta-horror, ai tempi dichiarò che il reboot (affatto elettrizzante …) realizzato da Alan Taylor (Thor 2) era da considerarsi il sequel diretto del suo dittico originario, eliminando così con un certo disprezzo dalla timeline della saga proprio Terminator 3 (e il seguito), sottoponendolo in tal modo a una secca e irrevocabile damnatio memorie.

Anzitutto, va sottolineato che il filmmaker non è mai stato particolarmente diplomatico quando si è trovato a manifestare la propria opinione, anzi sovente ha espresso critiche fin troppo tranchant e non sempre del tutto motivate. Se ricordate, ad esempio, quando la BBC gli chiese che cosa ne pensasse di Alien³, seguito del suo Aliens – Scontro finale (Aliens) tutt’altro che esecrabile diretto dal collega David Fincher, si limitò a dichiarare:

L’ho odiato. Semplicemente questo. Ho detestato quello che hanno fatto. Non ho sopportato Alien 3 … come hanno potuto limitarsi a (sub)entrare e uccidere tutti quei grandiosi personaggi che abbiamo introdotto in Aliens?

Stupisce dunque che, almeno in un primo momento, non James Cameron non stroncò affatto Terminator 3 nel 2003. Nella stessa intervista sopra citata l’aveva infatti definito addirittura “grandioso”, aggiungendo:

C’era una piccola parte di me che ha sperato che non fosse buono, ma un’altra parte ha sperato che lo fosse. E lo è stato. E sono così felice che lo sia stato. Jonathon [Mostow] ha realizzato un grande film. Arnold [Schwarzenegger] era in gran forma. Mi è piaciuto davvero quello che hanno fatto.

Kristanna Loken in Terminator 3Tuttavia, il tempo porta consiglio e, a quanto pare, James Cameron cambiò poi idea sul terzo e quarto capitolo, rivelando a Reddit nel 2014 che, dopotutto, non ne era un grande estimatore:

Non ho girato il secondo film di Terminator finché non ho avuto un’idea che fosse all’altezza del primo. Doveva avere a che fare con la complessità morale della storia e doveva richiedere agli spettatori, prima della fine, di piangere per un Terminator.

Non credo che il terzo e quarto film abbiano raggiunto quel potenziale […] Spero che i nuovi film, che sono in via di sviluppo ora come reboot, ma che comunque coinvolgono Arnold, siano buoni. Da quanto ho visto da lontano, sembra che lo siano abbastanza.

Il cambio d’opinione di James Cameron è certo stato particolarmente tempestivo e opportuno, soprattutto se pensiamo a quanto fosse in linea con quanto professato dai produttori di Terminator Genisys, David Ellison e Dana Goldberg hanno tenuto a sottolineare che in termini di tono e di narrativa il quinto film risentisse soprattutto dell’influsso di Terminator 2, a cui era indubbiamente più vicino. Inoltre, alla domanda se vi fossero punti di contatto con Terminator 3, la Goldberg aveva replicato:

Arnold Schwarzenegger and Jonathan Mostow in Terminator 3Onestamente no. Senza offesa per quel film ma, lo ribadisco, sarà un ritorno alle origini.

La volontà dei produttori di ricollegarsi alle prime due seminali pellicole è comprensibile: TerminatorTerminator 2 sono, coram populi, i migliori capitoli della saga con Arnold Schwarzenegger, quelli da cui prendere ispirazione.

Al contrario, Terminator 3 e 4 sono diventati per i fan espressione della fase di declino della serie. Anche quello diretto da Jonathan Mostow, sebbene ai tempi abbia ricevuto diverse recensioni cautamente positive, sui forum di appassionati è divenuto qualcosa da osteggiare o dimenticare.

Innegabile è che Terminator 3 – Le macchine ribelli abbia più di un problema, ma contiene anche diversi spunti da salvare, nonostante sia stato rinnegato ex post un po’ da tutti. In primis, il format è assai simile a quello usato nel 1991 da Il Giorno del Giudizio. John Connor (Nick Stahl), ormai più che ventenne e decisamente disilluso, è ancora una volta inseguito da un killer letale, l’astutissimo T-X – o Terminatrix – incarnato dalla conturbante e determinata Kristanna Løken, che costituisce una delle novità più allettanti.

Se lo compariamo quindi al meno convincente Salvation, il film del 2001 sembra essere quantomeno parte integrante della saga e in linea con quanto visto nei due predecessori in termini di azione, come pure di ritmo sfrenato. Inoltre, l’allora 56enne Arnold Schwarzenegger risulta ancora convincente quale possente protagonista action e durante i suoi scontri all’ultimo sangue (sintetico …) con la T-X – per non parlare della prima versione della futura armata di Skynet sul finale – sono messi in scena in modo convincente (quello al cimitero con la bara in spalla è un guilty pleasure assoluto).

Dovrebbe esaltare altresì il ritorno – seppur in un cammeo – di Earl Boen nei panni dello sfortunato Dottor Silberman, il cui inflessibile scetticismo è messo alla prova sino al punto di rottura.

Terminator 3 - 7Il principale problema di Terminator 3, non serve dirlo, è che a dirigerlo non ci fosse un regista dallo stile riconoscibile e dalla dimestichezza con la cinematografia fantascientifica di James Cameron. Prima del 2003, Jonathan Mostow aveva infatti diretto tutt’altra tipologia di pellicole, tra cui la commedia Beverly Hills Bodysnatchers (1989), l’action Breakdown – La trappola (1997), il film di guerra U-571 (2000) e poco altro.

Ne consegue che, sebbene le sequenze da lui girate siano state pensate e realizzate con mestiere e la sceneggiatura di John Brancato e Michael Ferris (Cameron non coinvolto) abbia portato avanti la storia senza grossi buchi o svarioni, non ci sia nulla di davvero stupefacente o indimenticabile a livello di ‘marchio a fuoco nell’immaginario collettivo’, almeno secondo quanto i fan si sarebbero – forse esagerando – aspettati.

Non troviamo nulla di paragonabile all’espressione inumana, robotica, dell’indimenticabile inquadratura del T-800 fermo davanti alla porta d’entrata di una sventurata omonima Sarah Connor vista in Terminator, né l’conico inseguimento a piedi del T-1000 o le angoscianti visioni senza speranza del cupo futuro dell’umanità al centro di Terminator 2 – Il Giorno del Giudizio. Ma sarebbe stato davvero possibile per qualcuno competere in qualche misura con due pietre miliari assolute? 

Manca nel copione di Terminator 3 – Le Macchine Ribelli la medesima lucidità sperimentata nei due classici firmati nel 1984 e nel 1991 da James Cameron. Non solo siamo infatti obbligati a passare sopra a più di una coincidenza a dir poco forzata, ma alcuni potrebbero aver da ridire anche sull’inesorabile pessimismo cosmico che domina – sorprendentemente – questo terzo lungometraggio.

Qui, il messaggio è che l’apocalisse di Skynet non può essere fermata a prescindere da ciò che i personaggi cerchino di fare, sovvertendo così la vagamente più ottimistica premessa di Terminator 1 e 2, dove veniva lasciato intendere che, FORSE, i protagonisti potessero ancora con le loro azioni cambiare il futuro, interrompendo il loop e combattendo per un avvenire migliore e diverso. Eppure, il colpo di scena conclusivo è, a conti fatti, l’elemento più lodevole e azzeccato, una nota nerissima molto rara in un blockbuster da 200 milioni di dollari di budget.

Claire Danes e Nick Stahl in Terminator 3Visto come mero film d’azione ‘per tutti’, Terminator 3 riesce in ogni caso a intrattenere senza grossi problemi. Tolte dall’equazione le battute e i momenti comici fin troppo infantili che avevano caratterizzato dieci anni prima Il Giorno del Giudizio, John Brancato e Michael Ferris ripescano le atmosfere più torve del capostipite, che sfociano nel menzionato finale desolante, dove i personaggi di Nick Stahl e Claire Danes garantiscono una performance all’altezza della tragicità di quegli istanti.

Lo stesso non si può certo invece dire per Terminator Salvation, di cui è piuttosto difficile salvare qualcosa. Il film ha certo risentito delle numerose riscritture e del fatto che il terzo atto fu addirittura del tutto rigirato. Il risultato è che il quarto capitolo della saga diretto da McG assomigli a una sorta di collage di idee in cerca di una trama con una qualche coerenza. L’idea di raccontare la storia dal punto di vista di un cyborg (Marcus, incarnato Sam Worthington) era indubbiamente affascinante.

Tuttavia, le interessanti implicazioni filosofiche e psicologiche che dovrebbero seguire al repentino risveglio di un uomo che si ritrova nelle spoglie di una macchina, sono state purtroppo accantonate quasi subito. Il principale problema è, però, il fatto che si sia cercato di spingere il franchise in territori prettamente sci-fi, mettendone da parte il lato più smaccatamente oscuro, che in precedenza aveva rappresentato un tratto distintivo e apprezzatissimo per le sue implicazioni sul presente.

Terminator 3 - 3Terminator 3 – Le Macchine Ribelli, nonostante il bislacco senso dell’umorismo piazzato qua e là, riesce a mantenere almeno in parte quell’atmosfera da incubo che contraddistingueva i predecessori, quella percezione ansiogena di essere inseguiti senza sosta da un’entità sovrumana e inarrestabile, da una macchina spietata con la quale non c’è verso di ragionare.

Che sfocia, come ribadito, in un finale apocalittico e per niente allegro. Il conclusione, benché si risenta più o meno pesantemente dell’assenza di James Cameron (per forza sarebbe da aggiungere …), quantomeno si ha l’impressione di essere davanti a una continuazione diretta dei primi due film. E soprattutto, abbiamo in seguito avuto dimostrazione che con lo stesso materiale, si sarebbe potuto far di ben peggio.

Genesys non si è certo rivelato il capolavoro che James Cameron aveva entusiasticamente vagheggiato, anzi, tutto il contrario. Non ci rimane quindi che proiettare le nostre speranze su Terminator: Dark Fate (che uscirà il 22 novembre) e sul regista Tim Miller (Deadpool) e lo sceneggiatore David S. Goyer (L’uomo d’acciaio, Il Cavaliere oscuro) che hanno deciso di azzerare la saga – e Le Macchine Ribelli – ‘cancellando’ dal canon tutti i capitoli di Terminator venuti dopo il secondo, affidandosi nuovamente a Sarah Connor (aka Linda Hamilton). Sempre sperando che verranno evitati gli errori commessi in passato (la nostra riflessione a riguardo).

Di seguito il trailer italiano di Terminator 3 – Le Macchine Ribelli:

Fonte: DoG

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