Voto: 7/10 Titolo originale: Zodiac , uscita: 02-03-2007. Budget: $65,000,000. Regista: David Fincher.
Riflessione: Zodiac di David Fincher, la frustrazione di un’indagine irrisolta
25/04/2020 recensione film Zodiac di William Maga
Nel 2007, Jake Gyllenhaal, Robert Downey Jr. e Mark Ruffalo si mettevano sulle tracce del Killer dello Zodiaco, raccontando un periodo difficile della storia americana recente
Zoadiac di David Fincher festeggia nel 2020 i suoi primi 13 anni. Il film – lungo bene 2 ore e 38 minuti – segue l’indagine lunga anni da parte di polizia e giornalisti sul misterioso ‘Killer dello Zodiaco’, un omicida seriale che ha ucciso cinque persone e ferite altre due durante un periodo di terrore che si è esteso dal 1968 e al 1969 nella California settentrionale. Il serial killer potrebbe anche essere stato responsabile di una striscia di altri omicidi, risalenti al 1963 e fino al 1972, che però sono mai stati confermati ufficialmente. Lo stesso Killer dello Zodiaco, che scrisse una serie di lettere alla stampa contenenti crittogrammi (quasi tutti mai risolti), non fu mai catturato e un lungo elenco di sospetti emersi nel corso degli anni non ha ancora prodotto una risposta definitiva alla domanda sulla sua vera identità.
L’obiettivo di David Fincher con Zodiac non era quello di realizzare un thriller cupo e spiazzante sulla scorta del suo Seven del 1995, quanto piuttosto un procedurale finemente dettagliata più nello stile di Tutti gli uomini del presidente. Il film segue gli accaniti sforzi di un giornalista e fumettista trasformatosi in investigatore dilettante di nome Robert Graysmith (Jake Gyllenhaal), di un giornalista dissoluto di nome Paul Avery (Robert Downey Jr.) e di due detective della polizia di San Francisco, Dave Toschi (Mark Ruffalo) e Bill Armstrong (Anthony Edwards), mentre seguono le loro rispettive piste – a volte incrociando le strade, spesso in modo indipendente – fino a giungere a un vicolo cieco dopo l’altro, mentre il caso comincia a far loro pagare il contro sul piano personale e professionale, con il Killer dell Zodiac che rimane frustrantemente imprendibile.
La ricostruzione da parte del regista degli omicidi iniziali del maniaco, la sua attenzione ai dettagli del periodo storico e lo zelo quasi ossessivo per i personaggi principali intanto che scavano più a fondo nel mistero, solo per scoprire ancora più enigmi, sono soltanto alcuni degli elementi chiave che hanno reso Zodiac – il cui budget si aggirò intorno ai 65 milioni di dollari (incassandone meno di 85 complessivamente) – un’opera maestosa, quieta e assolutamente disturbante.
Il cast è uniformemente eccellente, sostenuto dalle sostanziose prove di supporto di Chloe Sevigny, Elias Koteas, Brian Cox e – soprattutto – Charles Fleischer, nei panni di un uomo che potrebbe avere un legame con gli omicidi del Killer dello Zodiaco (e che Jake Gyllenhaal interroga in una delle scene più snervanti del film), con John Carroll Lynch che offre una performance davvero agghiacciante nei panni di Arthur Leigh Allen, emerso come il principale sospettato a un certo punto dell’indagine.
È chiaro che David Fincher e lo sceneggiatore James Vanderbilt, lavorando sui libri scritti dal vero Robert Graysmith dedicati negli anni al caso del Killer dello Zodiaco, volevano che lo spettatore terminasse la visione pensando che fosse proprio Allen l’assassino e, in effetti, nessuno può essere biasimato per crederlo. Dalla scena sbalorditiva dell’interrogatorio, in cui l’uomo mostra con calma e quasi allegramente il suo orologio Zodiac a tre detective mentre con disinvoltura menzionare il fatto che il bagagliaio della sua auto è pieno di coltelli insanguinati, al momento clou in cui Graysmith lo affronta in un negozio di ferramenta solo per incontrare uno sguardo freddo, dagli occhi spenti, l’Arthur Leigh Allen cinematografico ha scritto a grandi lettere in fronte “Io sono il Killer dello Zodiaco“.
Anche nella vita reale, tuttavia, molte prove circostanziali puntarono ad Allen: indossava in effetti un orologio da polso di marca Zodiac (che portava lo stesso simbolo del cerchio incrociato trovato nelle lettere del Killer dello Zodiac), possedeva lo stesso modello di macchina da scrivere su cui era stata scritta almeno uno delle missive del serial killer e visse per un po’ di tempo vicino a dove avvenne uno degli omicidi.
Si poteva collocare nella generica area di numerosi altri attacchi, portava lo stesso numero di scarpe del maniaco e vi furono anche numerosi altri indizi a suo carico. Eppure, un’analisi esauriente della calligrafia e, in seguito, il test del DNA suggerirono – anche se non in modo definitivo – che Arthur Leigh Allen (che morì nell’agosto 1992 all’età di 58 anni) non fosse l’assassino che tutti stavano ardentemente cercando da due decenni.
Negli anni successivi, il caso andò via via raffreddandosi e il Killer dello Zodiaco – per quanto ne sappiamo – non commise altri delitti. Tuttavia, sulla scia della morte di Arthur Leigh Allen e dell’incapacità di collegarlo attraverso prove fisiche a quelle uccisioni, un certo numero di altri sospettati emerse, alcuni più credibili di altri. Uno in particolare, Richard Gaikowski, diventò uno dei ‘preferiti’ dai segugi di Internet e venne brevemente indagato nel 1986, ma mai ufficialmente considerati tra i sospettati. Tuttavia, dal 2009, sono emerse prove più intriganti su di lui.
Ex redattore del quotidiano di contro-cultura di San Francisco Good Times, Richard Gaikowski assomigliava infatti all’uomo negli identikit della polizia fatti per il Killer dello Zodiaco e il suo ‘schema di vita’ (dove viveva, quando e dove si è trasferito, ecc.) lo collocava nelle vicinanze di almeno due delle vittime, Darlene Ferrin (la terza persona nota uccisa dal serial killer) e Paul Stine (ammazzato mentre guidava un taxi). Un operato della polizia che aveva ricevuto una chiamata dal Killer dello Zodiaco nel 1969 identificò la voce di Robert Gaikowski come quella dell’assassino, mentre l’analisi calligrafica rimase inconcludente. Sebbene l’uomo sia stato arrestato per reati minori negli anni ’60, non rimanevano tracce delle sue impronte digitali del periodo. Morì nel 2004, senza prove sufficienti a lui allegate – esattamente come per Arthur Leigh Allen – affinché la polizia potesse mai effettuare un arresto.
Robert Gaikowski è comunque tutt’altro che l’unico sospettato a essere emerso recentemente (e questo articolo non prende in considerazione nemmeno molti degli altri, tra cui Rick Marshall, interpretato dal già citato Charles Fleischer nel film di David Fincher del 2007, e il membro della ‘famiglia Manson’ Bruce Davis). La serie di History Channel del 2017 The Hunt for the Zodiac Killer ha poi aiutato a rinnovare l’interesse per il caso e scatenato una nuova ondata di suggerimenti e teorie, portando a ulteriori test del DNA che non hanno risolto nulla.
Il caso del Killer dello Zodiaco è stato dichiarato “inattivo” dalla polizia di San Francisco nel 2004, anche se è stato riaperto nel 2007 quando nuove prove sono venute alla luce. Rimane, ad oggi, irrisolto. Il maniaco ha ucciso cinque persone note, ha affermato di averne massacrate ben 37 e ha scritto almeno 18 lettere alla stampa e alla polizia. Eppure è rimasto un fantasma, un’ombra sfuggente proiettata sulla terrorizzata popolazione della California del Nord per quasi un decennio, fino a quando sembrò svanire all’improvviso, insieme a qualsiasi reale possibilità di catturarlo. Le forze dell’ordine, i giornali e le famiglie delle vittime alla fine dovettero andare avanti con le loro vite, così come lo stesso serial killer.
Oltre un decennio dopo l’uscita nei cinema, non siamo più vicini a sapere chi si celasse davvero dietro a quel mostro, il che rende il provocatorio e anti commerciale film di David Fincher ancora più potente e frustrante. Questo film non finisce davvero; semplicemente si affievolisce, i suoi personaggi sono abbattuti, confusi e, in molti casi, permanentemente danneggiati. È il commento definitivo da parte del regista sul periodo storico in cui è ambientato e sulla mentalità delle persone che vivevano all’epoca, incluso lo psicopatico che le terrorizzava, e il suo finale nichilistico e scomodo rispecchia la natura instabile della società americana mentre si stavano salutando gli anni ’70 per entrare in un’era che, a posteriori, avrebbe iniziato a delineare la tabella di marcia per l’attuale incubo nazionale degli Stati Uniti.
David Fincher non solo dirige uno dei crime thriller più interessanti del decennio, ma lascia agli spettatori un’inquietante analisi di come una mente umana contorta possa uscire dal nulla per devastare le esistenze di chiunque o qualunque cosa si metta sulla sua strada – e poi svanisca nelle nebbie di tempo lasciandosi dietro un retaggio permanente di rovina e orrore.
Di seguito la tremenda scena del duplice omicidio nella Napa Valley da Zodiac:
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