Voto: 7/10 Titolo originale: Extraction , uscita: 23-04-2020. Budget: $65,000,000. Regista: Sam Hargrave.
Tyler Rake (2020): la recensione del film action con Chris Hemsworth (su Netflix)
26/04/2020 recensione film Tyler Rake di Francesco Chello
Una bella sorpresa l’esordio dalla regia di Sam Hargrave, sponsorizzato dai fratelli Russo che scrivono e producono. Action lineare ma efficace, con una robusta dose d’azione e violenza
Dal 24 aprile, la library di Netflix può contare anche sulla presenza di Tyler Rake, ultima produzione originale del colosso dello streaming. Nato come Extraction, viene distribuito in Italia (ed alcuni altri paesi) col nome del suo personaggio protagonista. Forse meglio così, magari Extraction avrebbe potuto farvi venire in mente un mezzo DTV del 2015, con la solita blanda comparsata di Bruce Willis e Kellan Lutz nel ruolo di protagonista – quando è universalmente noto che non andrebbe mai visto un film in cui il nome forte è quello di Kellan Lutz.
Ma sto decisamente divagando e distogliendo la vostra attenzione dalla notizia principale: Tyler Rake è proprio una bella sorpresa. Se, come me, avete una passione per il cinema action non rimarrete delusi da questo suo esponente adrenalinico e spettacolare. Una struttura di base elementare e risaputa ma capace di veicolare una robusta dose d’azione e violenza.
Il progetto porta la firma dei fratelli Russo (Avengers). Tratto dalla graphic novel Ciudad del 2014, realizzata da Ande Parks, Fernando León González e, appunto, Anthony e Joe Russo con quest’ultimi che successivamente decidono di produrne una trasposizione cinematografica – Joe si occupa anche di adattare e scrivere la sceneggiatura.
I due hanno un’intuizione vincente e decisiva per la riuscita del film, la scelta (coraggiosa) di affidarsi ad un regista esordiente ma con un importante background nel campo degli stunt. Sto parlando di Sam Hargrave, un lungo curriculum alle spalle come stuntman, stunt coordinator, fight coordinator e via discorrendo, che include una nutrita serie di film famosi tra cui, manco a dirlo, svariati cinecomics di successo da Captain America: The Winter Soldier (in cui è anche controfigura di Chris Evans) agli ultimi due Avengers.
Un percorso che ricorda quello di Chad Stahelski e David Leitch, anche loro passati brillantemente dagli stunt alla regia – e forse non è un caso che Sam Hargrave abbia lavorato con (e per) Leitch in Atomica Bionda (la recensione) come coordinatore degli stunt e fight choreographer, oltre che attore in un piccolo ruolo.
Tyler Rake, probabilmente, non ha la portata e l’impatto folgorante che aveva avuto un John Wick ma, andando oltre paragoni neanche tanto utili, è sicuramente un esordio degno di nota, con le carte in regola dal punto di vista dell’azione, della cura e della messinscena. I Russo Bros. ci hanno visto giusto, ritenendo il loro uomo di fiducia pronto per il grande salto – con una responsabilità mica da ridere, considerando i 65 milioni di dollari di budget. Sam Hargrave dimostra di conoscere quel mondo dall’interno, ha le idee chiare, mette in mostra visione d’insieme e senso del ritmo.
Il focus è evidentemente l’azione, sequenze pianificate nei dettagli senza lasciare nulla al caso, il regista ti porta nel mezzo di un inferno di fuoco, cercando di ridurre al minimo stacchi e campi troppo stretti nel tentativo di trasmettere un certo senso di crudo realismo – persino quando i personaggi superano il confine dell’assurdo rialzandosi dopo essere caduti da un balcone o essere stati travolti da un camion.
La violenza è brutale, gli scontri intensi e genuini. Le pallottole non si contano, ma anche lame ed armi di fortuna – simpaticamente emblematica l’uccisione col rastrello che in inglese si traduce ‘rake’, come il cognome del protagonista. C’è una certa ricercatezza visiva che sfocia in alcuni virtuosismi registici culminati con una bellissima scena in (finto) piano sequenza che dura la bellezza di 11 minuti e 30 secondi; un folle condensato di quello che poi è lo stesso repertorio (completo) messo sul piatto di Tyler Rake, uno scontro itinerante che include inseguimento a piedi e in auto (con la camera che entra e esce dal parabrezza della macchina), sparatorie, corpo a corpo ed esplosioni. Roba che, come dicevo, viene disseminata (e bene) anche nel resto del film, che meriterebbe una visione già solo per questa sequenza dal forte impatto visivo.
Sam Hargrave (che compare anche in un piccolo ruolo d’attore) e la sua troupe sfruttano adeguatamente quello che si rivela un elemento chiave di Tyler Rake, vale a dire la location esotica, afosa, fatiscente, affollata. Siamo a Dacca, capitale del Bangladesh, Joe Russo ha preferito spostare qui l’ambientazione rispetto al Sudamerica del suo Ciudad, una buona variazione sul tema del narcotraffico che si trasferisce in un contesto sicuramente meno sfruttato dal cinema.
Il film è costruito intorno ad una serratissima caccia all’uomo (e bambino al seguito), i due sono costantemente braccati, la città bangladese accentua il senso di oppressione, di territorio ostile in cui ad ogni angolo può esserci un nemico. Un disagio che raggiunge l’apice nel momento in cui il nostro duo deve nascondersi nelle fogne cittadine, con un senso di nausea che diventa praticamente palpabile.
Una città in cui il narco boss (Priyanshu Painyuli), una specie di via di mezzo tra Pablo Escobar ed M. Night Shyalaman coi gioielli di Mr. T, ha potere assoluto ed il totale controllo persino di polizia ed esercito che si rivolgono a lui chiamandolo ‘signore’, fa scaraventare ragazzini disubbidienti dai palazzi e chiede dita in pegno per gli errori.
Sorpresa nella sorpresa, se Tyler Rake funziona così bene lo deve anche al suo protagonista, quel Chris Hemsworth (pure producer) che sembra aver trovato una dimensione in cui potersi muovere agevolmente. Non voglio generalizzare anche perché non credo di aver visto tutti i suoi film, un attore che mi ispira simpatia e che nel MCU ha dimostrato di essere cresciuto insieme al suo personaggio, in un percorso evolutivo che l’ha portato ad avere estrema padronanza del ruolo di Thor. Ma che mi aveva convinto meno alcune delle volte che l’avevo beccato fuori dalla ‘Marvel Zone’, goffo in Ghostbusters, innocuo in Men In Black: International (la recensione), acerbo in Black Hat. Molto meglio, ad esempio, in Heart of the Sea – Le origini di Moby Dick (ruolo d’avventura, sarà un caso?), a meno che la presenza di Tom Holland non colleghi segretamente quel film al MCU.
Ed è quasi paradossale che ad aiutarlo a trovare questa azzeccata collocazione ‘extra Marvel’ siano proprio due uomini della Casa delle Idee come i fratelli Russo – per giunta su Netflix che, seppur differente per contenuti, è un competitor di Disney+. Comunque sia, in Tyler Rake, l’attore australiano dimostra di potersi sperimentare come uomo d’azione vecchio stile.
Il physique du role chiaramente non gli manca, per quanto non abbia quei lineamenti ruvidi che quel tipo di personaggio richiederebbe, anzi hanno pure pensato di dargli un ciuffo per renderlo ancora più figo e credo ne fossero quasi consapevoli visto lo scambio di battute in cui il ragazzino gli dice che non ha la faccia da Tyler, ma più quella da Brad (citando il Tyler Durden di Brad Pitt in Fight Club). Sul carisma ci stiamo lavorando, ma in compenso Chris ci mette anima e corpo, combatte senza tregua, si lancia nel ruolo con abnegazione, intensità e fisicità, arrivando a realizzare da solo buona parte dei suoi stunt (impegnativi), che includono un bel po’ di corpo a corpo e cadute rovinose.
Il suo Tyler Rake è un personaggio che risponde a caratteristiche risapute, mercenario con skills sopra la media, dal passato tormentato che lo porta al confine con l’autodistruzione. Stende chiunque, il bodycount è talmente copioso che rivedrei il film solo per contare i morti. C’è addirittura una rissa con un gruppo di ragazzini agguerriti che ti stranisce per la (giustificata) violenza con cui è costretto a colpirli per difendersi. Ad inquadrarlo bastano un paio di luoghi comuni, come il tizio che parlando di lui dice l’immancabile ‘solo un uomo può affrontare questa missione’ mentre Tyler ci viene presentato sbronzo, pronto a tuffarsi da una scogliera alta trenta metri e sedersi sul fondale a meditare (e smaltire).
Si tenta di dargli spessore (e umanità) attraverso un insolito pianto liberatorio in un momento in cui Tyler si confida col ragazzino e gli racconta del figlio morto per un linfoma (che nei flashback è il figlio vero di Hemsworth). Rudhraksh Jaiswal è convincente e spontaneo nel ruolo del figlio del boss, Randeep Hooda è un degno avversario, rognoso e duro a morire. Piccola partecipazione per David Harbour (Stranger Things), che da un lato sembra un po’ sprecato, ma dall’altro impreziosisce con esperienza un momento/svolta legato al suo personaggio.
La caratterizzazione fin troppo lineare dell’eroe protagonista mi offre il gancio per parlare dell’aspetto meno riuscito di un film che non brilla per elaborazione di scrittura. Si opta per una trama essenziale, una storiella che rispetta i cliché del genere, il mercenario pieno di rimorsi che cerca la redenzione in extremis salvando a tutti i costi la vita di un ragazzino con cui instaura un minimo di relazione.
L’interesse dei realizzatori, quindi, è avere giusto quel filo conduttore capace di portare sullo schermo una corposa quota d’azione. Che detta così può suonare male, ma in realtà nel bilancio generale non si presenta certo come un difetto insormontabile. Perché Tyler Rake è un prodotto dannatamente efficace, che diverte e colpisce per confezione e regia.
Il film ha un inizio stile Carlito’s Way, col protagonista morente e un finale che manco a farlo apposta ci piazza pure il colpo di grazia del Benny Blanco della situazione. Sembrerebbe un epilogo definitivo, uso il condizionale per quell’ultimo fotogramma volutamente sfocato che potrebbe aprire lo spiraglio a un sequel. Che a dirla tutta, vedrei molto volentieri.
Per una spiegazione dettagliata dell’ambiguo finale, raccontata dallo stesso Sam Hargrave nei dettagli, vi rimandiamo all’intervista al regista.
Di seguito, sulle note della versione remixata di In Cold Blood degli Alt-J, il trailer italiano di Tyler Rake, nel catalogo di Netflix dal 24 aprile:
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