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Voto: 5/10 Titolo originale: Veneciafrenia , uscita: 22-04-2022. Regista: Álex de la Iglesia.

Veneciafrenia: la recensione del film contro il turismo di massa firmato Alex de la Iglesia (Sitges 54)

14/10/2021 recensione film di Sabrina Crivelli

Il regista spagnolo inaugura l'antologia 'The Fear Collection' (Amazon Studios) con un giallo tristemente televisivo, in cui si intravvedono solo in piccola parte i tratti distintivi del suo cinema

veneciafrenia film de la iglesia 2021

Da tempo ormai, le maggiori piattaforme di streaming si sono lanciate in maniera consistente nelle proprie produzioni originali. Ovviamente, ciò vale anche per gli Amazon Studios, che tra le altre cose hanno investito – lodevolmente – anche sulle coproduzioni di genere horror e limitrofi, come testimoniato ad esempio dal progetto Welcome to the Blumhouse, di cui sono da poco arrivati online i quattro film della seconda stagione, ovvero Black as Night (la recensione), The Manor (la recensione), Bingo Hell (la recensione) e Madres (la recensione).

Parallelamente, Amazon ha però lavorato in terra spagnola anche alla The Fear Collection, unendo le forze con la Sony Pictures International Productions. Sotto l’egida creativa di Álex de la Iglesia, al Festival di Sitges ha così fatto il suo debutto il primo titolo di quest’altra antologia del terrore tutta europea, un singolare thriller da lui stesso diretto dal titolo Veneciafrenia.

veneciafrenia film de la iglesia 2021 posterSingolare, sì, ma sottotono e povero rispetto ai fasti che gli estimatori del regista basco hanno imparato ad amare negli anni. Nonostante la premessa quantomeno curiosa (soprattutto per noi italiani), la presenza di alcuni momenti grotteschi, dei consueti personaggi assurdi e di qualche gustoso omicidio sanguinario, il risultato è in fin dei conti un prodotto para-televisivo a basso budget e svogliato, che non possiede una goccia di quella patina ipnotica e di quella verve che hanno da sempre contraddistinto la produzione di Álex de la Iglesia.

Lo spunto di Veneciafrenia è presto detto. Come il neologismo suggerisce, viene toccata la frenesia da turismo di massa ‘ignorante’ che attanaglia la celebre città lagunare, con tutte le sue implicazioni per la comunità locale e per la conservazione delle delicate architetture che si affacciano sui celebri canali.

Masse ‘barbare’ vengono scaricate dalle grandi navi e si accalcano sui ponti di pietra e nelle calli, coi loro cellulari alla mano alla ricerca della location perfetta per un selfie, sporcando, urlando e visitando Venezia solo in modo superficiale, in un mordi e fuggi deleterio. Le manifestazioni dei cittadini, insofferenti ai milioni di visitatori beceri, si susseguono, ma sono per lo più inascoltate.

Álex de la Iglesia prende spunto da un tema di scottante attualità in Italia per una storia macabra ed eccentrica, in cui la problematica concreta è però solamente il preambolo per una serie di misteriosi delitti di turisti che esprime in maniera assai più cruenta – e concreta – il malcontento generale, nonché quella che dovrebbe essere la ‘soluzione’ definitiva all’annosa questione.

Su questo sfondo, si apre la narrazione. Un gruppo di ragazzotti spagnoli (Alberto Bang , Silvia Alonso, Goize Blanco, Nicolás Illoro e Ingrid García-Jonsson) arriva a Venezia per festeggiare durante il carnevale un addio al nubilato all’insegna del totale divertimento. Il programma si compone del check-in in un bellissimo albergo (ad accoglierli c’è Caterina Murino), un ristorante di lusso, alcol e danze sfrenate in maschera. Tuttavia, la vacanza regala sin da subito una serie di imprevisti e incontri decisamente inaspettati.

Subito, infatti, un gruppo di veneziani incattiviti assale i protagonisti e li insulta appena sbarcati; poi, uno di loro cade in acqua e perde il cellulare mentre tenta maldestramente di salire su un Riva (un personaggio attraverso il quale Alex de la Iglesia prova a far satira sulla dicotomia ‘vita reale / vita sui Social Media’, col ragazzo che – non possedendo account di nessun tipo – in pratica ‘non esiste’); come se ciò non bastasse, uno minaccioso individuo vestito da Rigoletto (Cosimo Fusco), si imbarca di forza sul loro taxi acquatico, li invita a teatro e li importuna ripetutamente, finché il conducente (Enrico Lo Verso) non lo caccia abbandonandolo senza troppi complimenti su una piattaforma in mezzo alla laguna.

E gli incontri singolari non sono finiti. La sera, mentre cenano in costume, sono avvicinati da un altro sinistro figuro mascherato da dottore della peste accompagnato da una donna-Pierrot, che li invita a una festa esclusivissima in una casa lì vicino (nota di merito alla sequenza psichedelica del rave clandestino notturno sulle note di Happy go sucky fucky dei Die Antwoord).

Ovviamente i cinque finiscono per accettare, e da questo momento in poi, tra sparizioni inspiegabili, aggressioni, decapitazioni, indagini della Polizia (guidata dal commissario Armando De Razza), inseguimenti, gli eventi di Veneciafrenia prendono una deriva sempre più sinistra e assurda.

veneciafrenia film de la iglesia 2021 amazonCome in precedenza, Álex de la Iglesia include nel suo film una collezione di tipi umani grotteschi e a tratti immotivatamente perversi. Tra i più riusciti c’è proprio il Rigoletto, personaggio celeberrimo del teatro di Giuseppe Verdi che, abbandonata la sua veste di buffone di corte, calza qui i panni di folle omicida. Alcune scene che lo vedono protagonista sono, a onor del vero, ingegnose, ma sono lampi nel buio.

Brillano in particolare una serie di suoi cruenti attacchi a un qualche sventurato a suon di spadino, con tanto di improvvisato pubblico di turisti smidollati tutt’intorno che riprendono le scene con il cellulare e battono le mani ridendo, mentre l’assalitore sghignazzando teatralmente e inchinandosi professa: “È  tutta finzione, è tutta finzione!“.

Vero e proprio epicentro di uccisioni inventive quanto farsesche, il folle vestito di rosso saltella per le stradine e per i ponti, o si nasconde dietro ad antichi portoni ricoperti di maschere veneziane, in attesa della sua prossima vittima, non importa che sia giorno o che sia notte. Va anche riconosciuto – nel bene o nel male – che i delitti vengono messi in scena con un’estetica da tardo Giallo all’italiana, attraverso effetti pratici, sangue che schizza copioso e decapitazioni che non tengono conto della ‘insensatezza’ del tutto.

Regia e tecnica entusiasmano però assai meno. Come anticipato, lo stile è marcatamente televisivo. Luci e filtri sono trascurati in una fotografia piatta e non particolarmente curata. La carenza si percepisce ancora di più visto il set d’eccezione di Veneciafrenia: una Venezia semi deserta (complici le riprese in tempo di Covid), il cui fascino oscuro era stato esaltato in ben altro modo da pellicole manieriste come A Venezia… un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg (la recensione). E nemmeno si usano a dovere location intriganti come il teatro semi allagato dove si svolge il finale.

In Veneciafrenia invece latita ogni effetto d’atmosfera, con la città tratteggiata in modi ben poco cupi o sinistri. Parimenti, l’idea alla base è sviluppata in maniera piuttosto confusa, forse proprio a causa della sua struttura da Giallo classico, che nel prologo strizza pure l’occhio a slasher come Hostel. Anche alcuni primi piani fin troppo prolungati su comparse dalla mimica smaccatamente intensa e il tono e l’inflessione affettati con cui vengono scambiate certe battute (soprattutto nel caso degli interpreti italiani) rasentano lo straniante, sconfinando nel ridicolo involontario.

veneciafrenia film de la iglesiaLo script, scritto a quattro mani dal regista con il fidato Jorge Guerricaechevarría, presenta non poca approssimazione. Il tema del doppio, affrontato attraverso il ricorso simbolico alle maschere, latita sul versante della profondità, mentre – parallelamente – ad affrontare la questione delle grandi navi troviamo gruppi stravaganti di rivoltosi veneziani con le più improbabili motivazioni e legami interpersonali, che rendono il messaggio finale controverso.

Fanno infatti parte del repertorio un’improbabile accozzaglia di contestatori (che conta appena una manciata di comparse), il suddetto killer in maschera preso di peso della commedia dell’arte e persino un gruppo terroristico con un piano che si rivela decisamente vacillante.

Álex de la Iglesia ha sempre dato prova di estrema inventiva nelle sceneggiature dei suoi film; da Il giorno della bestia a La Ballata dell’odio e dell’amore, fino al più recente El bar (la recensione) non sono mai mancati dettagli pirotecnici, colpi di scena estremi e situazioni assurde. Veneciafrenia, almeno sulla carta, doveva poter contare sulla medesima estrosità, ma della causticità vista altre volte, come pure della consistenza concreta di più importanti sviluppi narrativi e tematici, non vi è traccia.

Insomma, sembra quasi non essere un lavoro di Alex de la Iglesia, ma ci piace pensare che il risultato sia dovuto alla difficile situazione sanitaria in cui si è trovato a girare, che non gli ha dato modo di esprimersi come avrebbe voluto.

In attesa di capire quando verrà distribuito in Italia, potete farvi un’idea voi stessi  guardando il teaser trailer internazionale: