[video] Ghost In The Shell PSA mostra come il whitewashing abbia conseguenze reali
06/03/2017 news di Redazione Il Cineocchio
I registi Chewy May e Jes Tom dicono la loro su una spinosa questione che non riguarda soltanto il film con Scarlett Johansson
Può essere facile respingere le questioni dell’appartenenza in astratto. Il casting di Scarlett Johansson come protagonista dell’adattamento cinematografico di Ghost in the Shell è stato fatto passare come parte del business, e molti di coloro che l’hanno criticato tacciandolo di whitewashing sono stati accusati di aver avuto una reazione eccessiva. Dopo tutto, “è solo un film“. Ma, come ora mostra un video, non c’è nulla di astratto in esso.
Chewy May e Jes Tom hanno diffuso un cortometraggio intitolato Ghost in the Shell PSA della durata di due minuti che ruota intorno a una ragazzina asiatica (ma potrebbe starci allo stesso modo un’afroamericana o una dai tratti ispanici, così come pure trattare di orientamento sessuale e religioso) che si avventura in un negozio di fumetti, ma fatica a trovare negli albi dei personaggi che le assomiglino. Si ritrova infatti circondata da eroine bianche con le quali fa fatica a identificarsi, e si percepisce bene quanto questo la faccia sentire a disagio e isolata. A un tratto però, trova il manga di Ghost in the Shell di Masamune Shirow. Stacco e salto nel futuro di diversi anni. La bambina è diventata una giovane donna sicura di sé, con un taglio di capelli ispirato al Maggiore (chiamato così nella pellicola per evitare problemi legati al nome effettivo, Motoko Kusanagi), almeno fino a quando non si ritrova davanti al poster ufficiale del film di Rupert Sanders, che riporta in superficie i tristi ricordi.
“La gente non si rende conto di come il whitewashing ci influenzi come adulti, e anche il nostro bambino interiore che ha sempre voluto vederci rappresentati”, hanno detto i due registi (entrambi di origini asiatiche e Tom, un trans non-binario). “Abbiamo deciso di dare un volto e una storia al motivo per cui la gente è arrabbiata, e di mostrare perché questo ci colpisce così tanto.”
Un argomento spinoso e delicato, che gli studi di Hollywood non dovrebbero sottovalutare:
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