Voto: 6/10 Titolo originale: Lore , uscita: 13-10-2017. Stagioni: 2.
Lore, stagione 1: la recensione della serie di Aaron Mahnke (su Prime Video)
11/01/2018 recensione serie tv Lore di Sabrina Crivelli
Lo streamer mette a catalogo un'inquietante antologia horror capace di fondere realtà e mito attraverso documenti d'epoca, animazioni e umorismo macabro
Lore, serie antologica di Amazon Prime Video creata e narrata da Aaron Mahnke (produttore esecutivo tra gli altri di The Walking Dead e X-Files), ci proietta in un’intrigante congerie di miti, leggende urbane, letteratura e fatti veramente accaduti, traghettandoci in un viaggio negli archetipi, tra realtà e invenzione, di alcune storie del terrore. Trasposizione visiva dell’omonimo e celebre podcast, lo show statunitense in 6 episodi – già interamente disponibili per la visione – si propone infatti di indagare alcuni dei più oscuri fatti di cronaca del passato, che fungono da epicentro narrativo per mille fascinose parentesi e divagazioni, che ampliano e completano il tema centrale di ogni segmento.
Molti sono i sinistri protagonisti al centro ciascuno di un capitolo monotematico, che ne narra la singolare storia, ancor più inquietante perché ci mostra come all’origine di alcune delle più sinistre narrazioni ci sia la realtà … Nel primo episodio, Hanno preparato un tonico (They Made a Tonic, Darnell Martin) con Campbell Scott nei panni di un padre dilaniato dal dolore, vengono approfondite alcune superstizioni legate alla derivazione demoniaca di una terribile epidemia diffusasi in una cittadina sperduta nel New England; quivi si credeva infatti che per fermare il dilagare della pestilenza fosse necessario accertarsi che i defunti fossero realmente morti, rimandando alla dilagante tafofobia, che dominava – tra gli altri – i celebri racconti di Edgar Allan Poe, come La sepoltura prematura (The Premature Burial).
Poi viene Echi (Echoes, Thomas J. Wright) incentrato sulla funesta figura del Dott. Walter Freeman (Colm Feore), ovvero l’inventore della lobotomia transorbitale, pratica agghiacciante che per la cura delle malattie mentali, alcune anche minori come la semplice depressione; tale pratica chirurgica, estremamente invasiva, ricorreva a un arnese appuntito simile ad un rompighiaccio che veniva inserito, uno alla volta, in ambedue gli occhi dello sventurato paziente fino ad arrivare alla materia cerebrale, poi con un paio di colpetti secchi veniva “curata” per sempre ogni patologia.
In Le calze nere (Black Stockings, ancora di Thomas J. Wright), invece, il folklore dell’Irlanda del XIX secolo si fonde a un tema ancora ora parecchio scottante, ovvero la repressione della donna: Michael Cleary (Cathal Pendred) spaventato dall’indipendenza della consorte, Bridget (Holland Roden) inizia ad essere persuaso che sia stata sostituita da una maligne creature fatate e mutaforma.
Il quarto, I bigliettini (Passing Notes, Nick Copus), sonda la moda spiritista e delle sedute medianiche dilagata nell’America dei primi del Novecento attraverso le strane e paurose apparizioni avvicendatesi nella magione del Reverendo Eliakim Phelps (Robert Patrick), dopo aver cercato di contattare la sua defunta prima moglie.
In La bestia che è in noi (The Beast Within, Darnell Martin) con Adam Goldberg, viene esplorato invece un arcano quanto reale episodio di licantropia, occorso nel piccolo villaggio tedesco di Bedburg nel 1589, in cui le misteriose sparizioni di abitanti del luogo si credevano legate appunto alla presenza di un lupo mannaro, seppure la vera causa si rivelò ben meno soprannaturale … In ultimo, Fuori dalla scatola (Unboxed, Michael E. Satrazemis) si approccia uno dei più diffusi cliché dell’horror, la bambola posseduta che insidia un solitario e timido ragazzino, il quale stabilisce con il giocattolo un legame morboso e malsano, che cela qualcosa di particolarmente inquietante.
Spaziando in tempi e luoghi diversi, la voce narrante di Mahnke con estrema abilità affabulatrice ci conduce attraverso le più fosche vicende, sviscerandole con meticolosa cura e con auspicabile distacco, quasi scienziato che disseziona un cadavere e ne analizza ogni componente sul suo tavolo autoptico, su cui troviamo però al posto di organi e carne alcuni dei più controversi casi di cronaca del passato.
Il tutto è poi tinto da un tocco di macabro dark humor e reso visivamente con un mix di frammenti di documentari d’epoca, scene di finzione con attori in carne ed ossa e preziose sequenze animate, che conferiscono all’insieme una configurazione multiforme, onirica e straniante. Docu-film in miniatura insomma, sospeso tra surreale e concreto, Lore è certo un prodotto curatissimo, nella trama come negli aspetti di regia e di montaggio, e non mancherà di entusiasmare i cultori del mistery e delle weird tales.
Di seguito il trailer internazionale della prima stagione:
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