Voto: 5.5/10 Titolo originale: Breach , uscita: 17-12-2020. Regista: John Suits.
Breach – Incubo nello spazio: la recensione del film fanta-horror con Bruce Willis e Thomas Jane
09/02/2022 recensione film Breach - Incubo nello spazio di Francesco Chello
Tra le 11 nomination (in due anni) ai Razzie Awards c’è anche questa variazione sci-fi sul tema zombie, magari non memorabile ma più decente della media (disastrosa) dei tanti titoli del Willis recente
La vostra passione cinematografica vi avrà portato a sentir parlare almeno una volta dei Golden Raspberry Awards comunemente noti come Razzie Awards, annuale rassegna di premi (fondata nel 1981 dal giornalista John J.B. Wilson) dal tono ironico e chiaramente canzonatorio, divisa per categorie proprio sulla falsa riga degli Oscar che solitamente vengono assegnati il giorno dopo. E’ notizia di questi giorni, la creazione di una categoria speciale creata appositamente per l’edizione di quest’anno.
Mi riferisco alla Worst Performance of Bruce Willis in a 2021 Movie, che non credo abbia bisogno di traduzione o grosse interpretazioni. L’esigenza nasce dal fatto che il prolifico attore statunitense ha preso parte, nel solo 2021, a ben 8 film: Cosmic Sin, Midnight in Switchgrass, Out of Death, Survive the Game, Apex, Deadlock, Fortress e American Siege.
Partendo dal presupposto che nessuno di questi titoli è arrivato in sala e, soprattutto, che gran parte della cinematografia moderna di Bruce Willis è da ritenersi, come dire, ‘poco raccomandabile’, le otto possibilità erano viste come un potenziale ‘vantaggio’ nei confronti di colleghi che avevano una sola nomination, da lì l’idea di creare una categoria ad hoc.
Un episodio che si collega al discorso (rafforzandolo) che ho affrontato un paio di volte da queste parti, su questa fase (ormai lunghetta) di carriera di Bruce Willis, ruoli brevi dal guadagno facile inanellati con cadenza prolificamente regolare, particine scazzate in produzioni non esattamente entusiasmanti infilandoci, di tanto in tanto, qualche progetto più decente che possa permettergli di restare aggrappato in qualche modo al giro che conta. Titoli che in buona parte dei casi io continuo a comprare e vedere, nonostante il rancore nei confronti della star per le sue scelte scellerate e la consapevolezza di beccarlo di striscio in film che hanno buone possibilità di rivelarsi una mezza ciofeca.
Non che io sia un fan dei Razzie, manifestazione spesso un po’ scema e non esente da cantonate, ma che ogni tanto azzecca qualche trovata che strappa un sorriso come in questo caso. Per completezza, non mi definirei nemmeno un grosso sostenitore degli Oscar, tranne in quei casi in cui il premio finisce a candidature vicine ai miei gusti perché mi piace affidarmi a criteri rigorosamente di parte. Diciamo pure che non ci sono più i premi di volta e mi sto chiaramente riferendo allo storico Telegatto vinto da Robert De Niro nel 1991, roba che l’Academy può accompagnare solo. Ma sto divagando.
Tornando in topic, l’istituzione di un premio ad personam mi ha incuriosito e spinto a controllare le candidature ed i premiati dello scorso anno. Purtroppo Bruce Willis non era riuscito a vincere, battuto da Rudy Giuliani (nel seguito di Borat) nell’unica categoria per cui era in corsa ovvero Peggior Attore non Protagonista in cui gareggiava grazie ad una tripla nomination per Hard Kill, Survive the Night e Breach – Incubo nello spazio. Ed è proprio pescando in questo lotto, che viene fuori il titolo di cui parleremo quest’oggi. Mi riferisco a Breach – Incubo nello spazio, disponibile sul nostro mercato home video dal 23 settembre 2021, distribuito da Koch Media.
Io l’ho comprato solo di recente, durante un raid in uno noto store in occasione di una simpatica promo con sconto del 50%. Vi dirò di più, pur sapendo benissimo della sua esistenza, nella fretta (e senza soffermarmi) l’ho preso pensando fosse Cosmic Sin. Voglio dire, non fa molta differenza perché di base avrei comprato entrambi, ma in quel momento ho confuso uno con l’altro – il che rende l’idea sulla mole di produzioni in cui Bruce Willis piazza il suo faccione in locandina. Laddove l’altro, Cosmic Sin, era uno di quei titoli di cui hanno parlato male praticamente tutti, a cominciare dal nostro Wilsandro che ce l’aveva (s)consigliato ad aprile dell’anno scorso (la recensione). A conferma del fatto che prima o dopo li guardo quasi tutti, nonostante tutto.
E quindi, dopo tutte queste belle premesse, come dovremmo approcciare questo Breach? Grazie per la domanda, mi serviva per appiccicarci un post-it con le istruzioni per l’uso. E’ proprio il curriculum del Bruce Willis recente (e la sua generosa numerica) a settare in qualche modo i criteri di giudizio, è semplice, ne viene fuori una media a cui inevitabilmente rapportarsi. Nello specifico, parliamo di una media livellata verso il basso, ma credo che questo ormai fosse chiaro.
Ecco, partendo da questo presupposto, potrei tranquillamente dire che Breach, pur non brillando per nessun motivo particolare, è probabilmente meglio di quella media ingloriosa e magari pure del 3.0 presente su IMDb. Nulla di eclatante, filmettino DTV che ha il merito di scorrere e tenere fede alla sua natura fantaorrorifica. Ed in cui, sorpresa, il nostro amico Bruce riesce nel raro evento di essere presente per quasi tutta la durata.
La trama di Breach – Incubo nello spazio non è altro che una variazione sci-fi sul tema degli zombie/infetti, col parassita alieno al posto del virus di turno. Tutta la storia di contorno sull’evacuazione della Terra riservata soltanto ad una parte della popolazione, serve a dare un po’ di colore fantascientifico alla vicenda, senza preoccuparsi di sfruttare le possibili implicazioni sociali di tematiche appena accennate come le responsabilità dell’uomo nella decadenza del pianeta o la lotta tra classi.
Il viaggio in astronave diventa l’escamotage per rinchiudere un nutrito gruppo di persone in un ambiente circoscritto come quello dell’astronave. Ed è proprio l’ambientazione, il primo degli aspetti positivi del film, un discreto impianto scenografico che riproduce una serie di locali e corridoi prevalentemente metallici, la classica ispirazione nautica che veniva mutuata dalla fantascienza vecchia scuola che modellava gli interni delle sue enormi astronavi su quelli delle navi mercantili. Spazi ridotti, luoghi freddi e cupi che diventano ideali per un assedio che parte dall’interno.
I parassiti sono una sorta di molluschi che trasmigrano da un corpo all’altro per via orale (sull’esempio de L’Alieno, piccolo cult del 1987), prendendo possesso dei corpi e contagiandone altri. Gli ospiti sviluppano una forza animalesca che li rende quasi invulnerabili, non perdono del tutto il raziocinio, hanno il volto bluastro ed emettono strani versi gutturali. Il sangue non manca, corpi che esplodono, morsi assortiti e arti volanti, l’orda porta inevitabilmente con sé vittime e pallottole, con qualche detonazione a corredo (è stato per questo classificato Rated R).
L’intuizione migliore credo di poterla assegnare alla scena in cui parti e brandelli di corpi riprendono vita andando poi a formare un unico mostro di grosse dimensioni (e dalla resa dignitosa), che sembra uscito da uno dei laboratori della Umbrella Corporation.
Bruce Willis è uno dei protagonisti e, come dicevo, ci onora della sua presenza per quasi tutta la durata buttandosi pure nella mischia nel momento clou, tirando un cazzotto ed imbracciando un fucile; certo, l’interpretazione non sprizza energia da tutti i pori, ma lo si vede meglio che in altre occasioni, quasi divertito nei panni di un vecchio ufficiale declassato (per motivi onorevoli), il cui vizio dell’alcol non ne offusca la percezione dei valori.
A fare il ‘Bruce Willis’ della situazione, ci pensa Thomas Jane che deve essersi presentato sul set giusto per ritirare l’assegno, il tempo di comparire (in una performance quasi caricaturale) in un paio di scene. Il ruolo centrale non è esattamente il punto di forza del casting di Breach – Incubo nello spazio, visto che viene ricoperto dal poco carismatico Cody Kearsley, che con la sua partecipazione a Daybreak (la recensione) non mi evoca buoni ricordi. Rachel Nichols è il grintoso medico di bordo, Callan Mulvey il tipo ambiguo, nel cast anche un imbolsito Johnny Messner alla quarta (di sei) collaborazione con Willis. Nonostante la sceneggiatura non presenti una scrittura elaborata, sono state necessarie due persone per completarla. Mi riferisco a Edward Drake e Corey Large che con Bruce Willis lavoreranno altre tre volte, incluso il famigerato Cosmic Sin.
La storia è minimalista, avrebbe l’opportunità di soffermarsi su alcuni spunti di natura critica, ma preferisce ignorarli concentrandosi quasi esclusivamente sui particolari exploitativi. Ci pensa il regista John Suits – che Willis lo aveva diretto in uno spot pubblicitario a tema Die Hard – attraverso una direzione che non offre grossi spunti registici o meriti particolari, oltre che una certa trascuratezza dei dettagli (gente che si sveglia dopo sei mesi dal sonno criogenico col trucco ancora perfetto, limonando spudoratamente incurante della fiatella semestrale!), quanto meno si preoccupa di badare al sodo, ottimizzando un budget contenuto, una location scenograficamente interessante e un numero sufficiente di attacchi di zombie alieni.
Breach – Incubo nello spazio è chiaramente uno di quei film per spettatori, diciamo così, di bocca buona e di scorza dura. Astenersi esigenti e sognatori. Ma che visto con un certo occhio e rapportandosi alla scala di valori Bruce Willis 2.0 può risultare godibile nella sua semplicissima (e derivativa) ricetta di assedio da contagio in salsa spaziale. Il finale sul nuovo pianeta aprirebbe anche la porta ad un eventuale sequel che, ovviamente, non verrà mai realizzato. Anche perché – attenzione, ehm, spoiler – senza Bruce Willis non vogliamo vederlo.
Di seguito trovate il trailer internazionale di Breach – Incubo nello spazio, disponibile in Italia su NOW e SkyGo:
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