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Voto: 8/10 Titolo originale: メトロポリス , uscita: 26-05-2001. Budget: $15,000,000. Regista: Rintaro.

Dossier: Metropolis (2001), la città retrofuturista e la I.A. secondo Tezuka e Ōtomo

28/06/2020 recensione film di Sabrina Crivelli

I creatori di Akira e di Astro Boy riscrivevano il capolavoro espressionista di Fritz Lang del 1927 rendendone alla perfezione la visionaria configurazione urbana e trasformandola in una distonia robotica per la regia di Rintaro

metropolis film 2001 rintaro

Città tentacolare e articolata su plurimi strati, la Metropolis (メトロポリス Metoroporisu) in versione animata è la magnifica rilettura dell’omonima distopia messa in scena da Fritz Lang (le 30 curiosità sul film). Nelle sue strade, nei bassifondi (letteralmente) e nelle fogne riprende e amplifica le tematiche sociali e la visionarietà del film tedesco espressionista, traducendolo in disegni e CGI spettacolari. Alla base della rivisitazione del 2001 prodotta dalla Madhouse, assai lontana per contenuti e trama dall’originale, ma che riesce a rendere giustizia all’essenza del film muto del 1927, c’è il manga del 1949 del maestro Osamu Tezuka (Astro Boy). A dirigerlo è Rintarō (Capitan Harlock), da un copione di Katsuhiro Ōtomo (Akira).

Metropolis.jpgLa trama di Metropolis (anime)

In un lontano futuro, i vari strati di Metropolis sono costruiti e manutenuti da robot, che sono divenuti la vera forza lavoro, mentre gli umani che vi risiedono sono – per la maggior parte – disoccupati e costretti nei livelli sotterranei, noti come zona 1 e 2. Solo i più ricchi o famosi possono permettersi una lussuosa residenza in superficie. Tra loro, il potentissimo Duke Red mira a conquistare il dominio assoluto della città, e per conseguire il suo scopo ha creato un’arma impressionante: una grande torre chiamata Ziggurat (che richiama i colossali edifici dell’Antica Babilonia).

Tuttavia, per poter essere attivata, tale mostro della tecnica necessita di un ‘cervello’, ossia un ibrido robotico con organi umani. Red assume quindi il dottor Laughton, specializzato in biorobotica, che viene pagato per costruire una replica della figlia defunta Tima (nel manga l’androide si chiama Mitchi ed è asessuato).

Tuttavia, il perfido piano del gerarca viene messo in pericolo, quando il figlio adottivo Rock (assente nel fumetto), geloso di  Tima e contrario all’uso di robot per il governo di Metropolis, distrugge il laboratorio con l’intento di bruciare vivo lo scienziato pazzo e la sua creazione. La ragazza viene però salvata dal giovane giapponese Kenichi, che si trova sul posto con lo zio investigatore Shunsaku Ban proprio perché sulle tracce di Laughton – che è ricercato a livello internazionale -. I due via via scopriranno i lati oscuri e gli intrighi che cela l’urbe iper-tecnologica, la quale, proprio come quella langhiana, peccando di hybris replicherà il triste destino della Babele biblica.

La ri-creazione della Metropolis di Fritz Lang

Di tanto in tanto, nella storia dell’animazione, emerge un titolo in grado di ridefinire e far avanzare lo stato dell’arte e il genere sci-fi. Più volte, si è trattato di un film dalle ambientazioni distopiche e avveniristiche, che proiettasse nel domani le paure dell’oggi. Assai più insolito è invece che l’omaggio a un’opera del passato sia riuscito a essere anche una conturbante finestra sul futuro. Eppure, Metropolis (conosciuto anche come ‘Metropolis di Osamu Tezuka’, per distinguerlo dalla pellicola di Fritz Lang) è la perfetta combinazione di estetiche rétr e allucinazione futurista.

Non solo, unisce uno stile cartoonesco che ricorda i cortometraggi Disney della fine degli anni ’30 con le ultime innovazioni in termini di computer grafica di inizio 2000. In tal maniera, racconta un dramma fantascientifico che rispecchia perfettamente le avventure cinematografiche degli anni ’20 e ’30, fondendo la storia al centro della langhiana Metropolis con suggestioni di altri prodotti coevi, come la serie weird americana The Phantom Empire (1935) o il serial cinematografico Undersea Kingdom.

Metropolis anime Tezuka - 7Certo, l’operazione sarebbe stata vana, se dietro alla ‘ri-creazione’ di Metropolis non ci fosse stato Osamu Tezuka, il “Dio dei manga” (Manga no Kamisama), riconosciuto all’unisono come la maggior figura in assoluto nell’industria dei fumetti in Giappone tra gli anni ’40 e ’50 e nell’animazione tra gli anni ’50 e ’60. All’epoca era noto addirittura come “il Walt Disney del Giappone” (un titolo che poi è passato a Hayao Miyazaki).

Siamo dunque alla fine degli anni ’90 e il grande mangaka è già scomparso da qualche tempo (nel 1989) quando la Madhouse assolda Rintaro (Shigeyuki Hayashi), uno dei suoi primi e storici collaboratori, per lavorare alla versione per il grande schermo. Non solo, viene scelto per scrivere la sceneggiatura Katsuhiro Otomo, pluripremiato autore di Akira (manga e film, la nostra recensione).

Tuttavia, l’anime non è solo un tributo a un nume tutelare del fumetto nipponico, ma anche un’occasione per giocare con miti e iconografie sedimentate nell’immaginario collettivo e nella cinematografia occidentale (basti pensare a Blade Runner, la nostra riflessione). D’altronde, tale è l’approccio che sin da principio ha contraddistinto l’arte di Osamu Tezuka (assai prima dell’anime), non solo mentre disegnava la sua personale Metropolis alla fine degli anni ’40, ma anche in molti altri casi. Un perfetto esempio sono i suoi lavori pubblicati mentre era ancora uno studente di medicina, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Fu proprio la loro forma fantasiosa e l’utilizzo eclettico del vocabolario cinematografico (primi piani, o inquadrature e angolazioni insolite) e la scelta di soggetti inusuali per i mangaka nipponici (come western e thriller moderni, ma anche classici della letteratura occidentale), frutto dell’influsso culturale dovuto all’occupazione delle forze alleate, ad attirare l’attenzione del pubblico di suoi estimatori in costante crescita. Un caso degno di nota è la trasposizione di Delitto e Castigo (Tsumi to Batsu, 1953), uno dei primi adattamenti di successo di Tezuka e opera educativa destinata a un pubblico di giovanissimi, perciò una semplificazione del romanzo di Fëdor Dostoevskij.

Metropolis anime Tezuka - 1Come il suddetto, la Metropolis fumettesca di Osamu Tezuka (sviluppata in 155 pagine e pubblicata per la prima volta in Giappone il 15 settembre 1949) era – secondo le parole stesse del disegnatore – molto meno ‘seria’ dell’originale di Fritz Lang. In verità, va sottolineato che all’epoca dell’ideazione della serie, il mangaka non aveva nemmeno mai visto il film espressionista. La sua rivisitazione del capolavoro cinematografico era altresì basata su alcune recensioni giapponesi, sulla sinossi della pellicola e sul poster che mostrava la Maria-robot (l’automa che aizzava la rivolta nella Metropolis filmica).

Quella di Tezuka era quindi più una vaga sintesi di materiale sci-fi classico, silloge della precedente produzione di fantascienza e dei serial di avventura, in cui sono riproposti alcuni dei principali stereotipi di genere. Anzitutto, c’è l’immancabile scienziato pazzo, che si chiamava non Rotwang (come in Metropolis) ma Charles Laughton, ossia il nome dell’attore che aveva interpretato il Dr. Moreau in L’isola delle anime perdute di Erle C. Kenton (Island of Lost Souls, 1932). In ultimo, il poliedrico manga di Osamu Tezuka riesce a inserire qua e là perfino elementi estetici che richiamano le avventure a fumetti di Topolino (Mickey Mouse) disegnate negli anni ’30 da Floyd Gottfredson per la Walt Disney Company.

Si affianca poi un antagonista maestro del complotto e con piani di conquista del mondo, ovvero il Duca Red, che ha peraltro parecchio in comune con il villain incarnato da Eduardo Ciannelli, protagonista del Mysterious Dr. Satan diretto da William Witney e John English (1940). Non potevano essere tralasciati in Metropolis anche l’investigatore navigato Shunsaku Ban, il giovane eroe, Kenichi, e un’ingenua eroina, Tima. Quest’ultima, dietro una parvenza di fragile ragazzina bionda e quasi angelica, cela però un animo letale, tanto che sul finale, quando la sua natura robotica emerge incontrollabile, stermina le milizie cittadine che attaccano lo Ziggurat con tale violenza da ricordare il potenziale distruttivo di King Kong.

Metropolis anime Tezuka - 10A completare il tutto c’è infine la musica jazz. La colonna sonora originale, elemento chiave per rendere ancor più vividamente l’ambientazione storica, è di Toshiyuki Honda, uno dei principali artisti jazz giapponesi dagli anni ’70. L’artista e musicista decise di comporre le musiche per il film in stile Dixieland direttamente dagli anni ’20.

Per la loro esecuzione, fu chiamata una band, i Metropolitan Rhythm Kings che, secondo la pubblicità, includeva tra i sui membri il regista stesso, Rintaro, al clarinetto basso. Inoltre, sono immediatamente riconoscibili alcuni pezzi storici americani come St. James Infirmary e – soprattutto – I Can’t Stop Loving You, che suona evocativamente quando la Ziggurat è sull’orlo di crollare e un esercito di robot attacca il Duca Red.

Un geniale connubio di passato e futuro

Metropolis è contraddistinto da un ritmo incalzante lungo pressoché tutti sui 107 minuti di durata. Gli eventi si susseguono veloci senza un attimo di tregua, Eppure, non è solo – e soprattutto – l’azione ad attrarre e lasciare stupefatto lo spettatore, ma la spettacolarità dell’immagine, della configurazione urbana, che toglie letteralmente il fiato. Sin dalle primissime immagini di Metropolis, difatti, ci rendiamo conto di essere davanti a qualcosa di visivamente sorprendente.

Vero è che nella stratificazione cittadina su più livelli, nei mezzi che si muovono tra i grattaceli che svettano fino al cielo, o nelle piattaforme sospese a grandi altezze della città superiore, si nota subito l’influsso della città del futuro ideata da Fritz Lang e ispirata a sua volta ai progetti delle utopie moderniste di Antonio Sant’Elia. Allo stesso modo, si intravvedono meravigliosi disegni geometrici in stile Art Déco, che decorano gli interni e gli esterni degli edifici lussuosi, le cui superfici lucide sono rese in maniera vivida dalla grafica e dei colori brillanti.

Metropolis anime Tezuka - 3Eppure non è solo una mera filiazione, ma una rivisitazione che rielabora in maniera del tutto inedita e spettacolare il proprio modello. Ciò si nota ancor di più scendendo nel sottosuolo, dove troviamo caotiche baraccopoli dai toni sgargianti, che paiono non rispondere a nessun piano urbanistico preciso (assai diversa dalla città sotterranea razionalista della Metropolis langhiana).

In ultimo, nel cuore cupo e pulsante della città, dominano tenebre, ingranaggi e rottami (che ricordano da vicino il kafkiano cantiere robotico al centro di “Interrompete i lavori!”, episodio diretto proprio da Katsuhiro Ōtomo di Manie-Manie – I racconti del labirinto, 1987).

Questo è il dominio di robot spazzini dal volto amichevole – ma che si rivelano letali dopo la chiamata alla rivolta di Tima-. Su tutto incombe maestoso e minaccioso lo Ziggurat, che riproduce in CGI l’iconica Nuova Torre di Babele del Metropolis del 1927 (ma che ha chiaramente un debito anche con le topografie urbane di Blade Runner e Il quinto elemento) e che è anch’essa sede del potere e prefigurazione di un tragico destino.

Sono proprio le celebrazioni per il completamento della torre ad aprire l’anime, come ci viene mostrato in un cinegiornale in bianco e nero, in cui il Duca Red ne descrive enfaticamente il valore. Imponente edificio per uffici, è il simbolo della potenza stessa di Metropolis. In un rapido movimento di macchina, improvvisamente lo schermo si espande e una panoramica a volo d’uccello ci conduce attraverso i circostanti e stupefacenti – ma meno imponenti – edifici ricostruiti in CGI.

Per le strade, colpite da una luce quasi accecante – che ne esalta ulteriormente i colori sgargianti – vediamo una folla in visibilio applaudire per l’inaugurazione della monumentale costruzione. Intanto, ovunque, i proiettori trasmetto le immagini del Duca Red e del Presidente Boone, mentre i fuochi d’artificio illuminano il cielo tiepido, dove fluttuano zeppelin affollati di turisti accorsi per l’evento. L’inquadratura s’impenna vertiginosamente verso l’alto, poi verso il basso e tutt’intorno l’immenso grattacielo percorrendone le facciate solide e scintillanti, fino a giungere al suo interno, al ristorante con pareti di vetro al piano superiore, in cui cena l’élite cittadina.

Metropolis anime Tezuka - 9La computer grafica, difatti, non è usata solo per rendere gli articolati e dettagliatissimi contorni degli edifici o della geografia cittadina di Metropolis, ma anche per creare la vita brulicante della sua popolazione.

Come la suddetta, allora, ci sono numerose altre scene di strade affollate (dei livelli superiori come di quelli inferiori) con decine, se non centinaia di personaggi, ciascuno dei quali dà la sensazione di muoversi individualmente. Al contempo, a volte, le inquadrature sono pensate per rendere la folla come un organismo impersonale, in cui i singoli sono elementi infinitamente piccoli rispetto alla città, trasmettendo la sensazione che inerte e indifferente incomba su di loro. 

Una inquietante distopia robotica

La veste grafica, le inquadrature e il montaggio quindi non sono gratuite, ma finalizzate a tradurre una serie di problematiche profonde, di attriti che si celano dietro la superficie sfavillante della città del futuro. Da un lato, le meraviglie architettoniche sono infatti materializzazione e allegoria del potere che sottomette gli abitanti (umani e robot). Lo Ziggurat stesso, oltre ad essere un edificio simbolo del potere, è un centro di controllo e un’arma potentissima e per essere attivata necessita di un’intelligenza artificiale. Infatti, al suo interno c’è un super computer che, secondo i disegni del Duca Red, sarà in grado di dominare non solo tutta Metropolis, ma il mondo intero. È proprio a tal fine che il villain chiede al Dr. Laughton di creare una IA di nuova generazione, una creature perfetta dalle sembianze della figlioletta morta (Tima), a cui era molto legato.

Metropolis anime Tezuka - 2Come già anticipato nella trama, gli eventi prendono tutta un’altra piega, il robot non è attivato come previsto, ma si risveglia anzi tempo nel bel mezzo di un incendio, a causa del quale rischia di essere distrutto e perde la memoria.

Riesce però a salvarsi fortunosamente, precipitando nella discarica ai livelli inferiori insieme a Kenichi. Quest’ultimo la crede una normale ragazzina in preda all’amnesia causata il trauma subito, ma in realtà la perdita di memoria è legata a una crepa molto più profonda: Tima è alla ricerca della propria sfuggente identità.

“Sono un essere umano o un robot?” chiede ripetutamente l’androide durante il film. Prova infatti emozioni simili a quelle umane, ma in realtà è qualcosa di molto diverso. Innocente, come chi guarda il mondo per la prima volta, attraverso i suoi occhi ci è donato un ritratto di Metropolis e degli altri denso di stupore e innocenza, quasi infantili. Tutto cambia, però, quando il Duca Red le rivela la sua vera essenza di intelligenza artificiale e, come impazzita, da dolce fanciulla si tramuta in irrefrenabile distruttrice, che guida tutti i robot in una rivolta violenta contro la città e chi li ha creati.

La ribellione delle I.A. non è altresì l’unico elemento distopico in Metropolis. Non solamente gli automi, ma anche gli umani, in tutti i loro schieramenti, manifestano una natura violenta. In primis c’è il Duca Red che, oltre alla micidiale tecnologia dietro allo Ziggurat, organizza e arma delle milizie che ricordano da vicino gli squadroni fascisti e nazisti.

Il figlio adottivo, Rock, è l’incarnazione perfetta del giovane comandate e futuro gerarca. Membro influente del partito Marduk è irruento, spietato e brutale (cerca più volte di uccidere Tima e non si fa scrupoli a eliminare a sangue freddo un suo sottoposto). D’altronde, anche la controparte, ossia i rivoluzionari capitananti da Atlas, rivelano altrettanta veemenza e crudeltà. Memorabile è la scena in cui calpestano i resti del pacifico androide investigatore, Pero, dopo che è stato messo fuori gioco da un proiettile.

Metropolis anime Tezuka - 6Non mancano dunque tematiche controverse, come l’affermazione di un potere totalitario e dispotico, una repentina, ma problematica panoramica sui moti rivoluzionari violenti e la loro intrinseca illogicità, una carreggiata sull’iniquità che domina il sistema capitalista (presente in diversa firma già nella pellicola di Lang).

In ultimo, e soprattutto, è centrale la riflessione sulle Intelligenze Artificiali di asimoviana memoria (seppur qui molto semplificata). L’individualità, la (auto)coscienza dei robot, è messa più volte in dubbio, quantomeno da alcune della fazioni e dei personaggi (primo tra tutti Rock).

Al contempo, Tima presenta palesemente un notevole livello di autoconsapevolezza, nonché di libero arbitrio, e non è l’unica. Anche Pero, l’automa detective disprezzato dalla polizia locale che affianca Shunsaku Ban nelle sue indagini, si mostra capace di ironia, saggezza e grande sensibilità, oltre che di tragica dignità, quando decide di sacrificarsi per compiere il proprio dovere e scontrarsi solo contro i rivoluzionari. Si tratta insomma di una figura assai più eroica di molti umani nel film.

Lo stesso vale, in misura minore, per il più comico Fi-fi, un robot di pulizia che non solo salva Tima e Kenichi più volte nei sotterranei (fa persino scudo ai due con il suo corpo contro le pallottole), ma nel finale dimostra anche di riconoscere, ricordare e provare una certa affezione per entrambi.

In conclusione, assai più stratificato e complesso di quanto sembri a un primo sguardo, la versione anime di Metropolis (come prima quella manga), oltre a essere un’opera d’arte dalla disarmante bellezza, è un tassello imperdibile per chi volesse comprendere appieno la produzione nipponica, e non solo.

Di seguito trovate il trailer in lingua originale: