Voto: 6.5/10 Titolo originale: Errementari , uscita: 02-03-2018. Regista: Paul Urkijo Alijo.
Errementari: il Fabbro e il Diavolo, la recensione del film di Paul Urkijo Alijo
19/10/2017 recensione film Errementari: il fabbro e il diavolo di Sabrina Crivelli
Álex de la Iglesia produce un fascinoso horror fantastico immerso nel folklore basco incentrato sulla leggenda del fabbro di cui aveva timore perfino il Diavolo
Lungometraggio di debutto Paul Urkijo Alijo, Errementari: il Fabbro e il Diavolo (Errementari: El herrero y el Diablo) riesce a dare forma a un insieme di leggende vernacolari basche, attraverso una medievalesca e riuscitissima iconografia infernale; indiscutibile garanzia di qualità è la presenza, in veste di produttore, di Álex de la Iglesia.
Al centro della storia c’è un uomo tanto terribile che perfino il Diavolo ne aveva paura, l’Errementari del titolo, ossia il fabbro Paxti (Kandido Uranga). La vicenda si apre con una sommaria esecuzione di gruppo durante la Guerra Carlista nel 1833, un manipolo di disperati viene fucilato senza pietà, poi tra la nebbia compare un sagoma luciferina, subito dopo segue quella di un uomo barbuto che aggredisce e mette in fuga la milizia, si tratta proprio del suddetto. Stacco.
Passano sette anni e vediamo la piccola Usue (Uma Bracaglia), un’orfana la cui madre si è suicidata, che viene costantemente sgridata dalla tutrice e dal sacerdote di campagna a cui è stata affidata, poi vessata dalle bambine e dai bambini del paese, i quali la escludono e le fanno angherie in continuazione.
In particolare, alcuni coetanei per dispetto le rubano la bambola, poi le strappano la testa e la buttano proprio all’interno della proprietà del fabbro. Nel mentre arriva alla locanda del villaggio un commissario del governo, Alfredo (Ramón Aguirre), sulle tracce proprio del suddetto, dichiarando di essere convinto che nella sua magione sia stato nascosto un carico d’oro rubato molti anni prima. Si susseguono poi una serie di strani eventi, che ammantano sempre più di mistero la fosca abitazione: anzitutto muore nel giardino uno dei componenti della spedizione al seguito del pubblico ufficiale, addentratisi nella sinistra magione per indagare sul tesoro scomparso.
Successivamente Ursue, trovatasi all’interno dell’edificio fatiscente ricoperto di grosse croci e spunzoni di metallo, scova un bambino macilento in una gabbia che la supplica di liberarlo. Tuttavia l’apparenza inganna e sia il fabbro, sia colui che la bimba incontra all’interno della sua sinistra magione, non sono ciò che sembrano.
Molti sono gli aspetti interessanti della pellicola del giovane regista spagnolo, nel contenuto come nella forma. Anzitutto si tratta della silloge di svariati elementi tratti dalla cultura locale radicata nella tradizione del popolo basco. Viene così fornita anche a coloro che la ignorano la possibilità di conoscere tale incredibile patrimonio, che comprende la leggenda di Errementari e le peripezie del buffo diavolo Sartael (incarnato da Eneko Sagardoy). Al fascinoso emisfero folkrorico si unisce poi un immaginario vasto e immaginifico, ossia la messa in scena di una vasta rosa di creature infernali, tra l’antropomorfo e il ferino, tutte caratterizzate con incredibile minuzia, quasi fossero studi fisiognomici del mostruoso.
Non solo; viene data in Errementari: il Fabbro e il Diavolo una suggestiva e terrificante configurazione anche all’entrata dell’Inferno, presieduta da uno stuolo di demoni che spingono una lunga fila di anime peccatrici scalze e ricoperte di stracci verso l’eterna dannazione, tra fuliggine, lapilli incandescenti e tenebra. Oltre all’estetica, anche la parlantina, la psicologia del piccolo diavolo, come dei suoi simili, è costruita con grande maestria, tra intrigante, petulante e goffo, fornendo del Male un ritratto grottesco, all’altezza del luciferino seguito del professor Woland (in Il Maestro e Margherita ovviamente).
Infine c’è l’antropologico in Errementari: il Fabbro e il Diavolo, gli uomini che sono descritti con uno humor altrettanto sagace nelle loro piccole grettezze, nei loro meschini peccati. Come i diavoli, anche i personaggi umani rappresentano una gamma variegata di tutte le età e di tutti i tipi; i più però soccombono a un cattolicesimo ipocrita, come il prete del paese, che seppure non sia apertamente malvagio, certo non ha la forza di seguire la retta via, ma impone una dottrina opportunistica e gretta.
Allo stesso modo, molti seguono questo mediocre credo, che pretende di giudicare il prossimo in maniera sommaria senza nessuna pietà e solo sulle apparenze, che emargina il diverso, come gli adulti con Paxti e i bambini con Ursue.
L’andare in chiesa e dire qualche Ave Maria non cambierà di sicuro la squallida natura del gruppo di ragazzini e ragazzine che vessano la piccola orfana, né quella dei loro genitori che non fanno lo stesso col fabbro solo per paura e superstizione perfino; Sartael si rivela più pietoso dei meschini paesani, chiusi invece nelle loro ottuse credenze. I due emarginati si dimostreranno invece di gran lunga i migliori e più nobili tra i personaggi.
Denso d’atmosfera, visionario nell’estetica, sagace nei dialoghi ed elevato ulteriormente dalla ottima performance dal trio di attori protagonisti, l’ironico e mefistofelico Sagardoy, il ruvido Uranga e l’ottima Bracaglia – nonostante la sua giovane età, Errementari: il Fabbro e il Diavolo è una pellicola di indiscutibile qualità e originalità.
Di seguito il trailer:
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