[esclusivo] Intervista a Nathan Ambrosioni su Therapy
29/08/2016 news di Alessandro Gamma
Abbiamo fatto due chiacchiere con il giovanissimo regista horror francese, pronto a stupire ancora una volta il mondo degli appassionati con il suo secondo film
Il nome del francese Nathan Ambrosioni è balzato agli onori delle cronache del panorama cinematografico horror internazionale quando un paio di anni fa il suo Hostile ha vinto il premio come Miglior opera prima al ToHorror Film Fest. Cosa c’è di strano? Beh, all’epoca il regista aveva solo 14 anni.
Ora Ambrosioni ha diretto il suo secondo lungometraggio, intitolato Therapy, presentato poche settimane fa al Fantasia Film Festival di Montréal. Abbiamo quindi colto l’occasione per fare due chiacchiere con lui, parlando della lavorazione del film, della sua maturazione e dei progetti futuri.
Pubblichiamo anche 9 immagini esclusive (alcune nella gallery).
È stato facile per te girare un nuovo film dopo il ‘caso’ Hostile?
Il piccolo “successo” di Hostile mi ha incoraggiato a girare Therapy. Aver avuto un certo seguito mi ha anche aiutato, come del resto tutto il team, credo.
Pensi di essere stato facilitato in qualche modo per il fatto di essere così giovane?
Non lo so, penso che probabilmente attragga alcuni spettatori, ma dall’altra parte non ho mai studiato cinema a livello scolastico, né ho avuto alcun budget per realizzare i miei film, e purtroppo alcuni critici cinematografici non lo capiscono.
Come vivi questo successo all’interno della scena horror?
Solo poche persone ritengono che Therapy o Hostile siano un “successo”. Suppongo possa essere un modo divertente per parlare di queste opere, ahahah. Sto imparando e voglio continuare ad imparare, e soprattutto realizzare altri film! 🙂
Ti senti un po’ sotto pressione per le aspettative dei fan e dei critici?
Al Fantasia, quando ho saputo che sarebbero stati presenti alcuni spettatori che avevano visto Hostile l’anno precedente, ero ansioso. Ma per il resto no, temo solo un po’ la critica.
Cosa hai imparato dal primo film e da ciò che ne è seguito?
Ogni cosa. Tutto quello che so di cinema, l’ho imparato sul campo. Preparazione, casting, location, riprese, produzione e post-produzione …
Come ti sei preparato per agli aspetti tecnici di Therapy?
In Therapy, come sapete, ci sono quattro diverse telecamere: una GoPro, il pdv di Sebastien, quello del killer e quella relativa agli investigatori. Volevo questo per differenziare l’aspetto generale del film. Tuttavia, dacché avevamo un budget molto limitato, abbiamo dovuto trovare il modo di realizzare tutti gli aspetti tecnici senza spendere soldi. La maggior parte del tempo siamo stati soltanto in due dietro la macchina da presa ed è stato un enorme lavoro. Abbiamo ricevuto solamente l’aiuto di due persone per una parte [del girato relativo ai] detective.
Raccontaci qualcosa in più su Therapy
Eravamo un squadra davvero piccola per la realizzazione di Therapy e abbiamo girato in un enorme edificio abbandonato molto inquietante. E’ stato un vero e proprio lavoro di squadra, perché abbiamo dovuto girare di notte, senza elettricità o security, è stato un allestimento filmico davvero molto intenso ad esempio per quanto riguarda le riprese della parte relativa agli investigatori, perché una casa di produzione francese ci ha prestato i loro studi solo per 2 giorni (il fine settimana) per girare 30 minuti del film.
Perché la scelta del found footage e l’utilizzo di una GoPro per alcune delle riprese? E’ stato dettato dal budget?
Mi piacciono molto i found footage, come L’ultimo esorcismo o The Blair Witch Project. E ancor più mi piace il fatto che con il POV della GoPro siamo ancora più coinvolti nel punto di vista degli attori. Si può vedere ciò che vedono loro. E’ vero che il budget di Therapy è stato a malapena di 2.000 $. Tuttavia è stata una vera e propria scelta quella di girare un found footage e mixarlo con la convenzionale macchina da presa.
Guardi film o serie TV horror?
Sì, un sacco di film horror, come Conjuring, Sinister e It follows! Serie TV non molte, ma ho appena guardato Hannibal e mi è piaciuto.
Cosa pensi della scena horror francese contemporanea?
Non lo so, non sono usciti molti film dell’orrore francesi nel 2016, ma mi sono piaciuti altri horror locali, come Martyrs e Livide.
Quali sono i tuoi piani per Therapy?
Dopo la prima mondiale al Fantasia, Therapy sarà proiettato a Sitges a ottobre e al Festival di Quebec City. Il film è rappresentato da The Festival Agency e da EuroObscura. Inoltre stiamo cercando dei distributori con il nostro agente Marco Magni.
Pensi di continuare nel campo dell’horror o vuoi provare altri generi?
Io amo i film drammatici come Mommy di Xavier Dolan e Un sapore di ruggine e ossa di Jacques Audiard. Mi piacerebbe davvero realizzare film drammatici. Amo però ancora troppo i film horror, quindi vedremo!
Parlaci del tuo ultimo cortometraggio, First Breath.
In realtà First Breath è un drama. Tratta della vita e della famiglia. E’ incentrato su una ragazza, Emmy, che è andata in coma, dopo un incidente. Un anno più tardi, quando si sveglia, ha dimenticato sua sorella, Alice. Quest’utlima cercherà di aiutarla a tornare alla sua vita normale e a ricordarsi di lei. Emmy è interpretata da Zoe Adjani e Alice da Luna Belan (Olivia in Teraphy e Anna in Hostile).
Raccontaci qualcosa sui tuoi prossimi progetti.
Ho scritto diverse tre sceneggiature. Due di essi sono horror. Una è una storia soprannaturale e la seconda concerne la follia e il sonno. Il terzo script è un dramma. Parla di un gruppo rock e ne sono davvero entusiasta. Spero di girare in Francia o forse in Canada. Ma sono del tutto aperto [ad altre opzioni]. Sto ancora cercando dei produttori in questo momento.
Vi lasciamo con il trailer di Therapy:
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