Intervista esclusiva a Charles Band: gli pseudonimi, i crediti per Re-Animator, il costume rubato dal set di Coppola
10/04/2020 news di Alessandro Gamma
Al Festival di Sitges 2019 abbiamo incontrato il regista e produttore, ripercorrendo alcuni momenti della sua lunghissima carriera e approfondendo alcune curiosità
Tra i più prolifici produttori di film a basso budget girati e distribuiti nel corso degli ultimi 35 anni, con centinaia di titoli horror, di fantascienza e fantasy alle spalle – tra cui le popolari saghe di Puppet Master (la recensione dell’ultimo capitolo, The Littlest Reich) e Ghoulies (il nostro dossier) – Charles Band ha ricevuto lo scorso ottobre il prestigioso Time Machine Award al Festival di Sitges per il suo contributo al cinema di genere.
Tornato recentemente alla regia per Corona Zombies, zombie movie girato in tempo record e ispirato appunto alla pandemia di coronavirus in corso – proprio in quell’occasione abbiamo avuto modo in contrarlo faccia a faccia per una chiacchierata su alcuni momenti della sua lunga carriera e chiedergli alcune curiosità che lo riguardano.
Nei tuoi film, gli assassini, i killer, sono sempre esseri soprannaturali, mai esseri umani. Come mai questa precisa scelta?
È vero. Personalmente, adoro quei film che possiedono elementi fantastici. Se ci fai caso, non ho mai realizzato slasher o thriller erotici, ovvero quel tipo di film in cui giovani donne e uomini vengono sbudellati uno dopo l’altro. C’è già il mondo che mostra ogni giorno al telegiornale questo genere di efferatezze. A mio modo di vedere, non è intrattenimento vedere un essere umano che soffre par mano di un altro essere umano.
Ci sono ovviamente grandi film con queste caratteristiche, ma è un tipo di opere che non fa per me. I miei devono essere sempre film basati sul fantastico, che anche un ragazzino che dovesse guardarli capisca subito che non si tratta di cose reali, ma di fantasie. Non c’è mai violenza assoluta e non penso di aver mai diretto uno horror puro in grado di fare vera paura. Un altro piccolo trucco che uso nei miei film è che cerco di non far fumare sigarette a nessuno, a meno che non si tratti di marijuana, in quel caso va bene! So che può sembrare pazzesco, ma è così.
Ho una curiosità su alcuni dei curiosi pseudonimi che hai usato nel corso degli anni, come ad esempio Carlo Bokino, James Amante, Carlo Antonini e altri … Come li ha scelti?
[ride] Sai, è una sorta di scherzo, perché in italiano il cognome è una parolaccia! [a questo punto, Charles Band decide di rispondere in italiano, una lingua che padroneggia ancora dopo tanti anni] Brevemente. Io arrivai negli Stati Uniti nel 1970, quando già avevo 19 anni, con alle spalle già diverse attività in campo cinematografico, perché mi son dato da fare fin da giovanissimo. Quando ho iniziato a fare film, mi dissi che avrei avuto bisogno di alcuni nomi strani, per ‘riempire’ un po’ lo schermo, di modo che non comparisse ovunque ‘Charles Band’. Quindi ho usato dei nomi proprio trucidi, una decina credo! [ride]
Se non sbaglio, il peplum La leggenda di Enea di Giorgio Venturini – scritto, tra gli altri, anche da tuo padre Albert – del 1962 fu il tuo primo ruolo da attore, nei panni di Ascanio. Che ricordo hai di quel set, dei protagonisti Steve Reeves e Giacomo Rossi-Stuart?
Si può dire che io sia cresciuto sui set. Mio padre lavorava in Europa, tra Italia, Jugoslavia e Spagna, facendo peplum e western, così mi sono ritrovato mio malgrado, perché non mi piaceva affatto recitare, a fare la comparsa in alcuni di quei film. Io però volevo fare il regista o produrre. Tra l’altro, fin da giovanissimo il mio desiderio era quello di fare film fantastici o horror, nonostante tutto quello che aveva provato a inculcarmi mio padre!
Mi ricordo che nel 1966, mi ritrovai con mio papà sul set di La Bibbia di John Huston – con cui collaborò spesso – negli studi di Dino De Laurentiis, Dinocittà, set giganteschi, con grandi attori e attrezzature. L’ironia è che molti anni più tardi, a metà degli anni ’80, comprai con la mia Empire proprio quegli stessi studi cinematografici e ci girai una ventina di film, tra cui Troll e From Beyond – Terrore dall’ignoto. Un vero sogno per qualche tempo.
Nel 2020 ricorreranno i 30 anni di Twin Peaks, ma anche i 30 anni di Meridian, da te diretto nel 1990 e con protagonista proprio Sherilyn Fenn. Che ricordi hai di questo film?
Ti racconto un aneddoto su Meridian, che fu uno dei primi film realizzata dalla Full Moon. Lo girammo al Castello di Giove, in Umbria, che per molti anni è stata la mia residenza, e dove ci girai anche Il Pozzo e il Pendolo e Castle Freak. Era il mio sogno girare un tipo di storia d’amore fantastica del genere La Bella e La Bestia e scritturai Sherilyn Fenn e un’altra splendida ragazza, meridian Charlie Spradling.
Visto che non avevamo molto budget a disposizione, chiesi aiuto a Craig Caton, che è un fantastico effettista [la nostra intervista esclusiva]. Lui mi disse che non poteva fabbricare il costume da ‘bestia’ di cui avevo bisogno, ma che avrebbe potuto ‘rubarne’ uno dal set di Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola, che tanto non avrebbe notato la differenza per il suo ‘vampiro’.
Parlami del tuo coinvolgimento in Re-Animator di Stuart Gordon, visto che non risulti accreditato in alcun modo.
Negli anni ’80 lavoravo molto con mio padre, e un giorno lui venne da me presentandomi questi due ragazzi, Brian Yuzna e Stuart Gordon che avevano intenzione di girare un film ispirato ad H.P. Lovecraft, chiamato Re-Animator. Cercavano un distributore e io pensai che fosse un buon progetto per la Empire. In carriera ho dato una possibilità a molti giovani registi alla prima esperienza, alcuni han fatto fortuna, altri no. Così firmammo un accordo.
Mentre stavamo ultimando l’ultimo montaggio del film, mi proposero quindi di essere accreditato come produttore esecutivo, ma in quel periodo stavo dietro a così tanti progetti che non ci badai troppo e dissi che non mi importava di prendermi dei meriti. Una decisione forse stupida col senno di poi, ma tutti nell’ambiente conoscono bene la storia e il mio ruolo, quindi non mi preoccupo!
Di seguito il trailer internazionale di Meridian:
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