Voto: 6/10 Titolo originale: IO , uscita: 18-01-2019. Regista: Jonathan Helpert.
IO – Sola sulla Terra | la recensione del film Netflix con Anthony Mackie e Margaret Qualley
19/01/2019 recensione film IO - Sola sulla Terra di William Maga
Il regista Jonathan Helpert consegna un altro tipico prodotto medio originale di stampo sci-fi della piattaforma streaming, forte di una premessa derivativa ma intrigante e di una sceneggiatura ambiziosa ma vacua
Come ben evidenziava il nostro dossier di fine anno, Netflix con il 2018 è diventato con decisione il polo principale di attrazione per chi cerca film di fantascienza, specie quelli a medio/basso budget, oramai tristemente sempre più scansati dai cinema e dai grandi studi, come dimostrano La Fine, Extinction, Cargo o Annientamento di Alex Garland. A rincarare la dose – e continuare il trend -, arriva ora IO – Sola sulla Terra (conosciuto anche come Destination: IO o IO: Last on Earth), che ribadisce le caratteristiche standard che a quanto pare devono contenere i prodotti originali messi a catalogo con cadenza regolare dal colosso dello streaming.
Poggiando su una premessa non esattamente originalissima, che rimanda a classici del sottogenere post-apocalittico come Wall-E, Io sono leggenda, Oblivion, Interstellar e Sopravvissuto – The Martian, IO punta forte sull’aspetto visivo e sulle atmosfere moderatamente disperate, lasciando completamente ai due protagonisti – quasi per tutti 90 minuti da soli in scena – il compito di gestire gli aspetti emotivi della vicenda, votata per forza di cose all’intimità e al filosofico piuttosto che ai momenti concitati o catastrofici.
Con il livello di inquinamento che ha definitivamente corroso l’atmosfera della Terra e portato lentamente la popolazione sul baratro dell’estinzione, viene lanciata una disperata missione per raggiungere le stelle, con centinaia di astronavi lanciate nello spazio profondo per spingersi fino a una delle lune di Giove, Io appunto. Sam Walden (Margaret Qualley) è una giovane scienziata – e forse una degli ultimi esseri umani rimasti, in attesa della partenza dell’ultimissimo shuttle prima che il pianeta morente sia completamente abbandonato e pronta a ricongiungersi con il ragazzo di cui è innamorata, che l’ha preceduta.
Nonostante tutto, la ragazza non ha perso la speranza, e ha continuato ad esplorare in lungo e in largo – munita delle indispensabili bombole di ossigeno – le città deserte della zona, nella convinzione tenace di scovare prima o poi una qualunque traccia che possa indicare che la vita potrebbe continuare anche in queste condizioni avverse, coltivando ortaggi in serra e accudendo arnie e api. Un giorno però, la sua routine viene sconvolta quando uno forestiero, Micah (Anthony Mackie), atterra con una mongolfiera vicino alla sua fattoria in cerca di suo padre (Danny Huston), un eminente scienziato, mettendo in discussione in poche ore i suoi sogni e i suoi piani.
Diretto dal relativamente inesperto Jonathan Helpert (al secondo lungometraggio dopo House of Time del 2015) e scritto a quattro mani da Charles Spano e Clay Jeter, IO – i cui ruoli principali erano in principio stati affidati a Elle Fanning (The Neon Demon) e Diego Luna (Rogue One) – convince senz’altro, visti i mezzi limitati, nella costruzione dei diversi ambienti visitati, che trasudano reale rovina e desolazione, corollati da opprimenti tempeste all’orizzonte e fumi tossici e irrespirabili che rendono la visibilità scarsa.
Meno efficaci sono invece lo svolgimento, decisamente prevedibile e monocorde – senza contare che il senso di urgenza dato dal ‘conto alla rovescia’ verso il decollo non si avverte minimamente – la solita vaga attenzione ai dettagli scientifici o ‘umani’ che dovrebbero rendere credibile una situazione da fine del mondo (tutto funziona ovviamente alla perfezione nell’abitazione isolata quanto amena di Sam, generatori elettrici, riserve idriche, sistemi di smaltimento ecc.) e la costruzione dei personaggi, gravati da retroscena sfuggenti e motivazioni eccessivamente posticipate che li rendono poco appassionanti, non aiutati poi dalla scelta ambiziosa – ma sfruttata con ben scarso brio e convinzione – di far loro citare in alternanza passi esistenziali tratti da William Yeats, Thomas Eliot e Platone.
E se il monito ambientalista è ormai logoro e solamente ‘doveroso’ in questi casi, i riferimenti all’arte e all’antica Grecia finiscono per sembrare smaccatamente gettati nel mucchio dalla sceneggiatura per dare un tono alto all’insieme più che per far riflettere sul messaggio che IO intende dare agli spettatori.
Venendo agli ultimi enigmatici fotogrammi, la risposta è semplice e dipende tutta dal fatto che siate degli inguaribili ottimisti oppure inevitabilmente pessimisti. Fondamentalmente, la spiegazione del film sta in quanta speranza e fede riponete nel potere di auto-rigenerazione della Terra. Quando si tratta di sci-fi, tutto è possibile, ma è possibile che alcuni troveranno la seconda soluzione frustrante per quel che si è visto prima.
In definitiva, quello di Jonathan Helpert è l’ennesimo titolo dalla confezione intrigante che si rivela alla fine poco soddisfacente, puntando verso le stelle ma utilizzando come propulsore strade e spompate già battute meglio in precedenza.
Di seguito il trailer internazionale (sottotitolato in italiano) di IO – Sola sulla Terra, nel catalogo di Netflix dal 18 gennaio:
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