Never Let Go – A un passo dal male: la recensione del film con mostri di Alexandre Aja

Il genere horror non è privo di tendenze, e due delle più popolari dell’ultimo decennio sono state le storie sull’apocalisse e le allegorie sulla malattia mentale. Quindi ha senso che Never Let Go – A un passo dal male del francese Alexandre Aja cerchi di combinare il world-building adatto al grande pubblico che ha apprezzato A Quiet Place con il marchio più cerebrale delle storie di fantasmi della A24.

C’è solo un problema: nonostante le interpretazioni solide del cast, Never Let Go non riesce mai a fondersi nella narrativa apocalittica ambiziosa che cerca disperatamente di perseguire.

La vita è diventata ancora più difficile per Momma (Halle Berry) e i suoi figli da quando il mondo è finito. Sebbene la famigliola sia stata abbastanza fortunata da scamparne illesa, il pericolo si nasconde dietro ogni angolo. Bbasta un solo contatto perché Nolan (Percy Daggs IV) o Samuel (Anthony B. Jenkins) soccombano alle creature che si aggirano fuori dal capanno di Momma.

Per combattere questo pericolo, la famiglia utilizza una serie di corde legate alle assi del pavimento della casa: finché restano collegate alle fondamenta, il Male nella foresta non ha modo di entrare.

Ma ci sono molti altri pericoli nella natura selvaggia oltre alle suddette creature. Gli ultimi inverni sono stati difficili per Momma e i suoi figli, e i tre stanno rapidamente esaurendo sia il cibo che l’acqua potabile. E quando un incidente fa sì che Nolan e Samuel si stacchino temporaneamente dalla corda, nonostante i dogmatici avvertimenti di Momma di “non mollarla mai“, Nolan inizia a sospettare che la minaccia che li circonda possa esistere solo nella testa di Momma.

Di fronte alla minaccia della fame o di qualcosa di peggiore, Nolan deve così decidere se le regole della casa siano davvero la salvezza dei ragazzi o l’unica cosa che li sta trattenendo.

Al di là delle similitudini col recente Arcadian, Never Let Go evoca confronti immediati coi lavori di M. Night Shyamalan, che ricorre a narrazioni soggettive e ‘inganni familiari’ come elementi centrali in molti dei suoi film.

Ma, a differenza di Shyamalan – e nonostante l’ambientazione post-apocalittica – Never Let Go è un film molto contenuto. Non ci sono flashback sulla fine del mondo, nessuna escursione ai resti della società umana: tutto ciò che vediamo sono alcuni veicoli abbandonati nella foresta.

La maggior parte del film si svolge nella casa di Momma e tra i boschi circostanti, con schizzi di carbone nella stanza dei ragazzi che mostrano quali sentieri sono sicuri per la corda. È un approccio semplice, ma che funziona nella maggior parte dei casi: non è l’ambientazione o il design della produzione a frenare il risultato finale.

Parlando invece di ciò che funziona, mentre gli horror con giovani protagonisti possono spesso essere un’incognita, sia Jenkins che Daggs fanno un lavoro notevole con i loro personaggi. Samuel e Nolan – gemelli nati a pochi minuti di distanza – hanno rapporti molto diversi con la madre, e Never Let Go dà il meglio di sé quando esplora il crescente divario tra il figlio che ‘crede ciecamente’ e quello che non lo fa.

La sceneggiatura di KC Coughlin e Ryan Grassby mantiene queste relazioni radicate nell’amore: dopotutto, Momma è letteralmente TUTTO il mondo per questi ragazzi. Ma dove c’è amore, c’è potenziale per la gelosia, e Daggs offre un’interpretazione empatica nei panni di un bambino il cui mondo sta pericolosamente cambiando sotto i suoi piedi.

Never Let Go presenta anche una performance sopra la media di Halle Berry, che è sempre stata una star sottovalutata del genere. Dai film più ovvi (Gothika) a quelli meno considerati (The Call), l’attrice ha scelto progetti interessanti, ed è bello vederla in ottima forma qui. Gran parte del passato di Momma è un mistero: si accenna al fatto che abbia avuto una “vita molto diversa” in città, e che abbia ucciso sia sua madre che suo marito. Halle Berry riesce a creare un personaggio tridimensionale con poco più che accenni e allusioni.

Tuttavia, alla fine, sono proprio questi accenni e allusioni a rappresentare un problema. Film come Never Let Go si basano su una sola grande domanda centrale: i mostri sono reali o immaginati? E mantenere questa ambiguità significa fare scelte creative che riguardano meno lo sviluppo della storia e più il fuorviare gli spettatori.

Certo, a volte questo funziona, più si riempie il film di dettagli e di mitologia, più si ricorda il viaggio rispetto alla destinazione. Ma Never Let Go tiene così tanto le carte coperte che non c’è molto su cui il pubblico possa riflettere, e ciò significa che qualsiasi rivelazione – reale o immaginaria – evidenzierà quanto gran parte del film sia stata in realtà solo un depistaggio.

Se c’è un lato positivo però, è che le interpretazioni dei due giovani attori sono così forti che si potrebbe immaginare che il pubblico lo rivaluti come ‘horror di iniziazione‘. Data la relativa mancanza di violenza – una notevole evoluzione per il regista di Alta tensione e Le colline hanno gli occhi – Never Let Go potrebbe essere uno di quei rari film horror che avrebbero tratto beneficio da una classificazione PG-13.

Per ora, però, l’ultimo lavoro di Alexandre Aja sembra una versione annacquata di sé stesso. Berry, Jenkins e Daggs meritano tutto il merito possibile per aver mantenuto la storia credibile, ma, come dice il proverbio, purtroppo questo è un film fa fatica a riempire le scarpe che vuole calzare.

Per chi volesse una spiegazione più dettagliata dei punti più ‘critici’ a livello interpretativo del film, il regista francese ne ha parlato diffusamente.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Never Let Go – A un passo dal male, nei cinema dal 26 settembre:

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