Home » Cinema » Horror & Thriller » Nosferatu (2024): la recensione del film col Conte Orlok secondo Robert Eggers

Voto: 7/10 Titolo originale: Nosferatu , uscita: 25-12-2024. Budget: $50,000,000. Regista: Robert Eggers.

Nosferatu (2024): la recensione del film col Conte Orlok secondo Robert Eggers

31/12/2024 recensione film di Raffaele Picchio

Un'opera dalle due facce: tanto affascinante, potente ed elaborata nella messa in scena quanto poco personale, matura e a fuoco negli intenti

Lily-Rose Depp in Nosferatu (2024)

Che Robert Eggers, prima o dopo, sarebbe finito sul mito di Nosferatu è cosa che sarebbe inevitabilmente prima o dopo accaduta. Anche perché tra tutti i nomi delle “nuove leve” dell’horror autoriale, lui non ha mai nascosto l’assoluto amore verso il capolavoro di Murnau (e in generale verso l’apporto visivo che l’espressionismo tedesco ha inciso nella storia del cinema) e la voglia di poterne prima o poi darne una visione.

Uno che esordisce con un film come The Witch ci suggerisce che potrebbe essere l’unico che concettualmente è in grado di riproporne una versione inedita e contemporanea.

Purtroppo, però, Eggers è anche uno di quelli che oggettivamente è stato colpito dalla sfiancante “maledizione dell’opera prima”, che nient’altro è che quella condizione in cui si trovano quei registi che sembrano aver detto tutto nell’esordio, incapaci poi di “superarsi” rischiando di vivere schiacciati sotto questo perenne termine di paragone che poi arriva, nei peggiori dei casi, a forgiare quelli che vengono tacciati come “promesse mancate”.

nosferatu eggers film poster ITAEd è incredibile come, nonostante tutto questo e un paio di film non commercialmente facilissimi come appunto The Witch e il successivo The Lighthouse (che stava lì a sottolineare ancor più del precedente quanto il DNA di Eggers fosse ancorato all’espressionismo, al folk e a linguaggi passati del cinema), sia prontamente passato al mondo delle major.

Il primo risultato di questo incontro è stato l’ambizioso The Northman, che si può dire non esser stato tra i più remunerativi, tanto per la Universal (in quanto il film si è rivelato un purtroppo prevedibile flop al botteghino, troppo complesso e lontano da tendenze e mode del pubblico contemporaneo ma nello stesso tempo anche troppo “trattenuto” per il concetto ferale e belluino che invece voleva incarnare) quanto per lo stesso Eggers, che con il cambio produttivo è riuscito a rendere ancora più immaginifiche le sue capacità di messa in scena, ma trovando un’oggettiva difficoltà a sviluppare una visione concettuale che lo aiutasse a trovare una stabilità tra le due anime.

È davanti a questa situazione che la Universal decide così di dargli una seconda possibilità, alzando ancora di più il tiro delle ambizioni e del rischio, servendogli così la possibilità di soddisfare il suo sogno/ambizione. Infatti, con queste premesse, la prima cosa che immediatamente salta all’occhio e che lascia inizialmente un minimo perplessi è la paradossale “comfort zone” (mooolto virgolettato) che sceglie Eggers di adottare.

Lontanissimo da ogni tentativo di voler attualizzare la vicenda o cercare di trovarne altre chiavi interpretative, questa nuova versione di Nosferatu è ben salda con un piede a Murnau e l’altro a Herzog, andando a percorrere un cammino già ben delineato e consolidato, andando veramente ad aggiungere ben poco e nulla di quanto già sapessimo o ci saremmo aspettati di vedere.

Del maestro tedesco prevedibilmente ne abbraccia totalmente l’estetica, che in un caso come questo diventa ben più di un “accessorio” per la trama: potendo finalmente attingere esplicitamente a tutto l’immaginario che lo ha sempre ispirato e grazie anche a una meravigliosa fotografia di Jarin Blaschke, Eggers sotto questo punto di vista riesce a vestire il suo Nosferatu di una potenza espressiva altissima che, partendo appunto dall’espressionismo tedesco, si fa bacino ancora più ampio di influenze, inglobando con ancora più forza del passato le miriade di influenze pittoriche che aiutano a formare piccoli quadri in movimento.

Tra l’altro è anche molto affascinante come ricerchi di ricreare la “fissità” del cinema muto tanto nelle sue composizioni d’inquadratura quanto nell’utilizzo dei suoi tempi e dei suoi linguaggi, riuscendo a dare la sensazione di qualcosa di austero e “oscuro” che va ben oltre il semplice ammiccamento.

Il film di Eggers, sotto questo punto di vista, ricorda nei suoi momenti più felici quel capolavoro del Dracula di Coppola (che rimane ancora ben superiore anche all’ottimo lavoro svolto qui) e del suo clamoroso approccio visivo al racconto, fatto di tecniche vecchie dei primordi del cinema capaci ancora di affascinare e risultare attualissime.

nosferatu film eggersPeccato che, oltre a un lavoro così scrupoloso di messa in scena, non ci sia praticamente nient’altro. A livello di reinterpretazione o personalizzazione, Eggers si limita a sottolineare ulteriormente e in modo assolutamente più esplicito il concetto sessuale che lega il demone al personaggio di Lily-Rose Depp, andando ancora una volta (come i suoi lavori precedenti) a sottolineare come siano le pulsioni naturali e primarie dell’essere umano, costrette a essere castrate da ruoli sociali, che tendendo a sopprimerle si fanno parco fertile per l’appiglio salvifico del male.

Infatti, proprio per questo, non è un caso come sia stato scelto di rappresentare il Conte Orlok: spogliato sia della sua valenza storico-metaforica che assumeva nel capolavoro di Murnau, sia della solitudine esistenzialista che ammantava il film di Herzog, diventa così un oscuro e implacabile demone.

Un vero e proprio mostro che non ha più nulla di una sua possibile, precedente “umanità”, e che tende a incancrenirsi più come un’intangibile presenza che contamina ogni cosa (ed è molto efficace e felice la scelta di Eggers di non volerlo quasi mai inquadrare in scena con chiarezza, ma quasi sempre come un elemento “alieno” al suo interno).

E non poteva risultare efficace una scelta simile senza un ottimo interprete, che trova in Bill Skarsgård un’espressione straordinaria, con un eccezionale lavoro soprattutto vocale, capace di creare brividi e disagio senza mai fare il mattatore della scena.

Purtroppo, però, bisogna dire che, a parte Skarsgård, è proprio il cast del film una delle note più dolenti. È incredibile quanto praticamente quasi tutti sembrino totalmente fuori parte e “non diretti”: Nicholas Hoult, Emma Corrin e soprattutto un imbarazzante Aaron Taylor-Johnson attraversano il film come sagome di cartone senza alcuno spessore, lanciati in comportamenti e dialoghi da pelle d’oca, talmente tanto stranianti che sembra quasi che Eggers abbia voluto in qualche modo replicare lo stato di “trance” che Herzog usò per la sua visione, senza però alcuna contestualizzazione o efficacia.

nosferatu eggers film 2024Totalmente con il pilota automatico è anche l’ormai inseparabile Willem Dafoe nel ripristinato ruolo di un Van Helsing tutto faccine e grida, più vicino all’incarnazione che gli diede Hopkins nel film di Coppola che al simulacro di impotenza e “inutilità” con cui l’avrebbe invece vestito Herzog (e altamente ignorato Murnau).

A sorpresa, invece, oltre a Skarsgård è Lily-Rose Depp ad uscirne meglio di tutti. Impegnata in un ruolo difficilissimo e potenzialmente lontano tanto fisicamente quanto idealmente da quanto lei abbia fatto fino ad ora, si lancia a capofitto con coraggio e abnegazione, cavandosela egregiamente anche quando le situazioni si fanno esagitate e sfuggono dal controllo di Eggers, arrivando a sfiorare il ridicolo involontario (cosa che capita ben più di una volta).

Lontanissimo dall’essere un brutto film (anzi, tutt’altro), ma ancora non all’altezza delle gigantesche ambizioni di cui si fa (e gli fanno) carico, questo Nosferatu, proprio come il precedente The Northman, lascia allora un po’ di amaro in bocca. Non perché non riesca a fare bene il suo compito, ma perché non riesce a farlo come sarebbe stato lecito attendere.

Guardando l’Eggers di The Northman e questo Nosferatu sembra di vedere un regista talentuoso ma molto meno maturo di quello che aveva firmato i precedenti The Witch e The Lighthouse, andando a confermare ancora un’acerba inadeguatezza artistica verso questo mondo produttivo complesso e impegnativo, che rischia di schiacciarlo e bruciarlo fin troppo precocemente dal suo vero valore.

Di seguito trovate il trailer italiano di Nosferatu, nei nostri cinema l’1 gennaio 2025: