[dossier] Tokusatsu 2006-2016 (parte IV)
29/04/2017 news di Michele Senesi
Ci avviciniamo alla conclusione del viaggio, ma la strada è ancora ricca di tappe importanti
Cap. 4- Giochi da grandi
Nel decennio in analisi (2006-2016) sia all’interno delle case di produzione e franchise già menzionate nei precedenti capitoli che all’esterno è un continuo fortunato germogliare di prodotti tokusatsu per un pubblico più adulto o comunque meno indirizzati ai bambini e meno dotati di quella forma atta solo a vendere decine di gadget a tema. Sembra quasi che un senso di colpa diffuso dei produttori stia cercando di ricondurre parte del genere verso quei livelli meno inoffensivi di quando erano adolescenti, periodi in cui il target finale era sempre tutto sommato infantile ma con l’offerta di prodotti comunque intelligenti, a tratti maturi e leggermente meno ludici. Insomma, prodotti più vicini alla fantascienza pura in cui il futuro e il diverso, possano essere elementi dolorosi e poco concilianti. Sono gli anni in cui il genere si sdogana, occupa le arti “alte” e conquista i grandi Festival. Il primo a sorprendere è Big Man Japan, esordio di Matsumoto Hitoshi uno dei più rilevanti autori contemporanei che in questo film dirige una delle maggiori e complesse riflessioni sull’universo supereroistico internazionale.
Poi un piccolo regista indipendente, il geniale Kawasaki Minoru che con il suo The Monster X Strikes Back/Attack the G8 Summit mette gli “otto Grandi” di fronte alla minaccia di Guilala, uno dei più improbabili kaiju della storia protagonista di un film del 1967, The X from Outer Space; per fermarlo gli contrappone una divinità dalle sembianze del regista Takeshi Kitano. Scelte improbabili ma popolari che faranno arrivare il film addirittura al Festival di Venezia nel 2008.
Sempre a Venezia ma nel 2010 tocca a Miike Takashi far esplodere la sala con un suo sequel, ovvero Zebraman 2: Attack on Zebra City in cui un supereroe dalle fattezze di zebra interpretato da Aikawa Show, deve combattere in un ricchissimo e accecante upgrade produttivo del precedente film. Nel mentre i vari protagonisti della Sushi Typhoon, costola della casa di produzione Nikkatsu atta a finanziare progetti low budget saturi di azione, sangue e sesso, realizzano il film Karate-Robo Zaborgar (2011), remake in chiave splatter e delirante di una serie, Denjin Zaborger, del 1974. Una media delusione come la maggior parte dei titoli diretti da Noboru Iguchi; film del calibro di Dead Sushi, Robogeisha, The Machine Girl e “delizie” come Zombie Ass: Toilet of the Dead.
Sempre nel 2006, anno fondamentale, esordisce Garo, la cui prima serie avrà anche un rapido passaggio nelle TV italiane (su MTV) e godrà di un’uscita in DVD raccolta poi in un box minimale edito da Dynit. Il successo di Garo farà si che diventi il prodotto del genere più importante del decennio e metro di paragone e di stimoli per chi voglia tentare strade alternative al tokusatsu, arrivando a influenzare i palinsesti. Il segreto del successo è nel nome del creatore del progetto; non un regista esecutivo e anonimo, come capita spesso, ma un autore con una carriera nel genere particolarmente stimolante e sperimentale.
Parliamo di Keita Amemiya, regista di Mechanical Violator Hakaider (v. capitolo 3), di Zeiram, della miniserie Tekkōki Mikazuki e di Kamen Rider ZO. Narrativamente Garo è ottima ma è l’aspetto visivo totalmente innovativo e la frequenza impressionante di invenzioni nel costruire un universo totalmente inedito e riconoscibile a renderlo un prodotto senza eguali. Al contempo l’altissima qualità delle sequenze d’azione per gli standard di una serie televisiva, la presenza di una sensualità sopra la media inclusiva di nudi, l’abbondante tasso di violenza e lo straordinario character design delle creature ne decreta il successo. Successo che farà si che ad oggi vengano prodotte sette serie e diverse miniserie, film da sala, spin-off in video, 2 serie animate, videogames e altri progetti dedicati. Garo è un oggetto straordinario e un rarissimo concentrato di qualità e originalità talmente saturo da risultare quasi unico specie nei primi anni di produzione. Nel 2013, tra la terza e la quarta, l’autore trova il tempo di lavorare anche ad un’altra serie esterna alla saga, uno stranissimo oggetto intitolato Shougeki Gouraigan, entusiasmante, ancora più libero forse, nel contrapporre violenza, nudi, azione e commedia, ma meno riuscita della saga “gemella” nonostante i picchi di invenzioni e creatività.
Nel mentre altre realtà si affacciano nel genere. Nel 2004 era uscito un film live action di Cutie Honey, tratto dal personaggio ideato da Go Nagai, diretto nientemeno che da Hideaki Anno futuro regista di Shin Godzilla (e già ideatore di Neon Genesis Evangelion). In contemporanea era stata prodotta una straordinaria miniserie animata, Re: Cutie Honey, il cui primo episodio diretto dal genio di Hiroyuki Imaishi raggiunge livelli qualitativi del tutto inediti (e irraggiungibili, diremmo). Nel 2007 sulle TV giapponesi arriva quindi Cutie Honey: The Live, una serie live action di 26 episodi assolutamente riuscita; straordinarie sequenze d’azione, molta fantasia, palpabile senso del melodramma, cast perfetto specie per quel che riguarda le tre sensuali cyborg combattenti. Solo 13 episodi invece per il roboante Lion-Maru G, sorta di sequel/reboot di due serie del 1972 (Kaiketsu Lion-Maru e Fuun Lion-Maru).
Qui la storia viene rielaborata in chiave estrema e delirante, tra grande azione, continui ammiccamenti sessuali e delirio asperso ad ampie manciate tale da farlo sembrare un prodotto della Troma. Nel 2010 tocca invece a Daimajin Kanon una serie Tv liberamente ispirata a tre film classici in costume degli anni ’60 (la trilogia di Daimajin) che vedevano il risvegliarsi di una divinità gigantesca atta a salvare i popolani dalle angherie di qualche signorotto locale. Progetto curioso, meno riuscito ma suggestivo e anche questo intessuto di buona azione e frequenti iniezioni di follia visiva.
Chiudiamo (e lasciamo un capitolo finale postilla con gli outsider) con le due serie di The Ancient Dogoo Girl, per adulti ma grottesche e pregne di ironia in cui una sorta di ragazza preistorica maggiorata (e ben 5 nella seconda serie) combatte contro creature bizzarre. I produttori sono quelli già responsabili di Lion-Maru G che hanno la brillante idea di affidare il progetto ad un mestierante discontinuo e il più delle volte frettoloso e poco capace, ovvero il già citato Iguchi Noboru, regista di Karate-Robo Zaborgar. Lui si porta dietro tutti i “colleghi” della Sushi Typhoon e anche nomi interessanti come Shimizu Takashi (creatore degli horror Ju-On/The Grudge) e realizza una monumentale scemenza piena di momenti climax.
In una puntata, quella appunto diretta da Shimizu, l’eroina deve combattere contro un industriale sfruttatore di operai interpretato proprio da Iguchi, che incarna il capitalismo in un costume da mostruoso granchio e che verrà sconfitto tramite le parole, letterali, de Il Capitale di Karl Marx. Sia a livello mainstream che in progetti più indipendenti intanto avvenivano molte, moltissime altre cose. Outsider e fuori dagli schemi adottati finora. Si, perché ancora non vi abbiamo detto tutto.
Quindi, un ultimo capitolo postilla.
continua …
Speciale | |
Dossier | Oltre il Tempo: i molti futuri del 1982 fantascientifico (parte 2) di Giorgio Paolo Campi | |
Si conclude il nostro viaggio in quello che è probabilmente l'anno tra i più significativi e sottovalutati della storia recente del cinema sci-fi, quello in cui arrivarono nelle sale Blade Runner e La Cosa, innescando una reazione a catena la cui eredità è ancora oggi pesantissima |
Speciale | |
Dossier | Chi sorveglia i vigilantes? La vendetta dell’uomo comune al cinema (parte 2) di Redazione Il Cineocchio | |
Prosegue e si conclude l'analisi sul sottogenere, che può contare su esponenti di spicco del calibro di Taxi Driver e che ha trovato in qualche modo un omologo nel poliziottesco dei commissari 'di ferro' nostrano |
Speciale | |
Dossier | Chi sorveglia i vigilantes? La vendetta dell’uomo comune al cinema (parte 1) di Sabrina Crivelli | |
Da Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! a Il giustiziere della notte, ripercorriamo la nascita, le caratteristiche e le motivazioni di uno dei sottogeneri più controversi e chiacchierati |
Speciale | |
Dossier | Oltre il Tempo: i molti futuri del 1982 fantascientifico (parte 1) di Giorgio Paolo Campi | |
Ripercorriamo un anno fondamentale nella storia della sci-fi su celluloide, con l'uscita di La Cosa di John Carpenter e Blade Runner di Ridley Scott (e non solo), cercando di capire i motivi del loro flop all'epoca e il fondamentale lascito per il cinema a venire |