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Il papà di ‘Mad Max’ George Miller rivela cosa l’ha spinto a fare cinema

20/11/2015 news di Redazione Il Cineocchio

Il regista racconta le prime influenze e la nascita della grande passione che lo hanno portato a vincere un Oscar

George Miller, che autore del recente Mad Max: Fury Road, era a Los Angeles per ricevere un Environmental Media Award per il suo impegno nella difesa della natura e in particolare per la sua attiva partecipazione nella campagna Save Watsons Bay. In un’intervista rilasciata a Variety, il regista australiano ha parlato delle sue prime influenze creative e della nascita della sua passione per il cinema.

Sono stato fortemente influenzato dai matinée del sabato” ha affermato. “Era un rituale nella città dove sono cresciuto. C’erano una pellicola di prima fascia e un b-movie, oppure, in caso ci fosse un grande film in Technicolor Cinemascope come Ben Hur, c’era una sola proiezione con un intervallo. Inoltre, c’erano cartoni animati, cinegiornali e serials della durata di 10 minuti come Batman e Sir Galahad. C’era anche un cinema relativamente nuovo a Chinchilla, una città di 4.000-5.000 abitanti. Aveva 1.000 posti a sedere. Non c’era Internet, nè cellulari e l’Australia era in ritardo nello sviluppo delle reti televisive. Perciò andare al cinema è stato un importante rito e la sala cinematografica era come una cattedrale laica. È stato un apprendistato involontario”.

Al quesito poi se avesse in mente sin dall’inizio di divenire un regista, Miller ha replicato: “Non ho mai pensato che sarei stato in grado di girare film. Non c’era alcuna possibilità. Io e mio fratello gemello, John, abbiamo studiato medicina. Un giorno sono passato davanti a un cinema con un poster che mostrava per metà le gambe di una donna e nella parte superiore della sua figura c’era una mano che faceva il segno della pace. Ehm. Così sono entrato. Era “MASH”. Di Robert Altman non sapevo nulla, né su di lui né del film. Dopo il finale sono uscito e, una volta fuori della sala, ho pagato il biglietto per vederlo di nuovo allo spettacolo immediatamente successivo. È stato un sacrificio acquistare un biglietto del cinema, ancor di più due, perché frequentavo la facoltà di medicina e non avevo molti soldi. Quando sono uscito per la seconda volta, ero al settimo cielo. Poi sono passato davanti ad un cinema d’essai e ho comprato un biglietto perché avevo desiderio di vedere qualsiasi cosa stessero proiettando. Ed era La Battaglia di Algeri! Da quel giorno sono diventato un maniaco del cinema. È stata una buona giornata.”

Interrogato allora su come fossero cambiati i suoi obiettivi, ha replicato: “Dopo quel giorno, ho pensato, ‘Devo cercare di capire il linguaggio cinematografico’. Ho visto film muti quali Come vinsi la guerra e quelli di Harold Lloyd. Questo nuovo linguaggio! È un linguaggio universale e la sua sintassi è stata sviluppata già nel periodo antecedente al sonoro. Così ho cercato di concepire ogni film come fosse muto e poi, in fase di aggiunta del suono e la musica, ho tentato di capire cosa questi potessero apportare. Io e Byron Kennedy abbiamo deciso di girare insieme un corto satirico, Violence in Cinema, Part I.  È stato uno dei primi cortometraggi mai distribuiti in Australia. Con l’arroganza della gioventù, abbiamo detto: ‘Dovremmo fare un film’. E questo è stato il primo ‘Mad Max’. È stato molto difficile da realizzare, ma non avevo capito ai tempi che tutti i film sono difficili da girare.”

Infine alla domanda riguardante il momento in cui ha maturato le proprie preoccupazioni rispetto all’ambiente, Miller ha spiegato: “Penso che sia dovuto al fatto di essere cresciuto nel verde. Il cinema australiano è molto legato al paesaggio. Questo è un vasto continente, di dimensioni pari agli Stati Uniti, ma con una popolazione che è solo la metà della California. Quindi si è molto consapevoli della presenza umana nell’ambiente naturale, aspetto che si manifesta nelle nostre canzoni, nei film e nella cultura”.

Fonte: Variety