Voto: 6/10 Titolo originale: Wszyscy moi przyjaciele nie żyją , uscita: 28-12-2020. Regista: Jan Belcl.
All My Friends Are Dead | La recensione del film di Jan Belcl (su Netflix)
05/02/2021 recensione film All My Friends Are Dead di Marco Tedesco
Il giovane regista e sceneggiatore, all'esordio al lungometraggio, gira con sapienza tecnica una teen horror comedy divertente e sanguinaria, dal crescendo inesorabile
Spuntato un po’ dal nulla, come spesso accade, nel catalogo Netflix un mercoledì qualsiasi, All My Friends Are Dead (Wszyscy moi przyjaciele nie zyja) – che segue di pochi mesi un altro prodotto originale polacco a tinte horror, Non dormire nel bosco di notte (la recensione) – può essere considerato, alla luce delle inesistenti aspettative, una sorta di guilty pleasure, grazie al sapiente dosaggio di situazioni (molto) sopra le righe, battute ridicole e un terzo atto esplosivo e immerso nel sangue.
La premessa alla base è sostanzialmente quella di uno sceneggiatore – ossia lo stesso regista, il semi-esordiente Jan Belcl, classe 1992 – che dopo aver visto American Pie si è chiesto cosa sarebbe successo se, alla grande festa finale, tutti i giovani partecipanti fossero morti in modo tanto bizzarro quanto raccapricciante. L’accumulo che sfocia liberatorio nel terzo splatteroso atto richiede però un (bel) po’ di pazienza allo spettatore, perché la cinepresa si prende tutto il tempo necessario per danzare attorno ai vari personaggi principali che seguiremo per tutta la durata del film.
Stretti nella morsa di questo party dell’ultimo dell’anno – che il pubblico rivive in flashback, conoscendone già il cruento e insospettabile esito – ci sono due investigatori, che arrivano sulla scena dell’efferato crimine (o crimini?) nel giorno di Capodanno trovando questa casa di periferia piena di cadaveri. Cos’è successo? Chi può aver compiuto un tale massacro? C’è un serial killer a piede libero in città? Una sola sopravvissuta, che borbotta sconnessamente “Tutti i miei amici sono morti”, è l’unico indizio che questi detective hanno per portare avanti l’indagine e risolvere il caso.
Da una ragazza soffocata dal proprio vomito a un altro giovane appeso strozzato al soffitto con un cappio, il mistero di quanto accaduto si dipana senza fretta nell’arco di una novantina di minuti, mentre vediamo poco a poco cosa è esattamente avvenuto nella folle nottata.
Veniamo così invitati a entrare nella casa insieme a un miscuglio di individui vari ed eventuali, alcuni più archetipici di altri. Abbiamo infatti il belloccio e atletico, le sorelle disinibite e procaci che mostrano generosamente cosce e seni (Magdalena Perlinska e Paulina Galazka), i due fattoni, il nerd sfigato che consegna le pizze (Adam Bobik), una MILF di nome Gloria (ricalcata in modo piuttosto palese sulla mitica mamma di Stifler) e un’ignara utilizzatrice di Ecstasy che danza con noncuranza attraverso tutta la carneficina intorno a lei.
All My Friends Are Dead riesce nel non semplice compito di fondere con sufficiente abilità l’anima da teen comedy sboccata all’americana e quella da crime mistery più cruento, rendendo inevitabile omaggio a qualche classico del passato (su tutti Shining e Pulp Fiction) mentre offre qualcosa di vagamente inedito grazie soprattutto a un’atmosfera generale più europea (e volti freschi). Sebbene non ci sia nulla di intrinsecamente eccezionale o innovativo in mostra, la visione resta piacevole e scorrevole, specie per il vivace lavoro della mdp.
Per tutto il film, infatti, Jan Belcl salta tra i vari protagonisti, mentre varie separate sottotrame iniziano a sovrapporsi e convergere e i personaggi si incontrano e scontrano l’un l’altro nei corridoi e nelle stanze della villa. Quando ciò succede, la cinepresa sceglie poi di appiccicarsi al determinato soggetto, senza interruzioni. Ne scaturisce una imprevedibile sequenza di eventi, che garantisce a All My Friends Are Dead una marcia in più rispetto a una serie di stacchi altrimenti statici.
Se la prima metà limita questa soluzione a incontri casuali, intanto che il film procede e iniziano a zampillare colpi di scena e segreti svelati, gli stacchi del montaggio sono molto più deliberati, parte integrante del crescendo brillantemente insanguinato che imploderà di lì a poco (peraltro sulle note rampanti dei Mötley Crüe). Anche se All My Friends Are Dead non raggiunge gli apici di quello che potrebbe essere il piano sequenza della chiesa di Kingsman – Secret Service, i modi sempre più creativi e impossibili con cui la gente finisce stecchita per idiozia o fatalità intrattiene e diverte.
Come detto all’inizio, nel complesso, ci troviamo di fronte a una visione da non rimpiangere, che premia la pazienza dello spettatore con una conclusione incredibile ed esilarantemente malvagia. Veniamo trasportati in una tipica festa di liceali/universitari, tra nuovi amori e cocenti delusioni, amici che diventano nemici, gente che si ubriaca, fa uso di droghe e suona la chitarra. Il tutto imbevuto in una clamorosa colonna sonora, che vanta pezzi di Rolling Stones, Donna Summer e Animals. Se non fosse per la scena di apertura, il pubblico rimarrebbe probabilmente completamente scioccato da quello che avviene.
In ogni caso, se lo iniziate con aspettative relativamente basse, vi fate prendere dal suo umorismo rozzo e vi sono piaciuti titoli come Finché morte non ci separi o La Babysitter, All My Friends Are Dead può rivelarsi un passatempo sorprendentemente simpatico e realizzato con competenza per trascorrere una serata su Netflix.
Di seguito trovate il trailer internazionale di All My Friends Are Dead, nel catalogo dal 3 febbraio:
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