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Diario da Venezia 75 | Giorno 5: Conti da infarto all’Excelsior, numeri da capogiro al Des Bains

03/09/2018 news di Giovanni Mottola

Mentre spulciamo i sorprendenti dati dei due hotel storici del Lido, vi diciamo la nostra sua The Sister Brothers di Jacques Audiard e su What you gonna do when the world’s on fire? di Roberto Minervini

La squadra di calcio del Venezia, che milita in serie B, ha perso ieri per 1 a 0 il derby contro il Padova. Gol di Luca Ravanelli, difensore da tutti erroneamente considerato figlio di quel Fabrizio che giocò nella Juventus. Oggi però, la città lagunare ha rispolverato la propria grandeur con la Regata Storica, uno degli eventi maggiormente legati alla storia della Serenissima, quest’anno gemellata con la Ferrari approfittando della concomitanza con il Gran Premio di Monza. Da qualche giorno infatti, al Canal Grande, davanti al Casino, si può ammirare un esemplare da corsa fatto recapitare dalla casa automobilistica di Maranello. Il successo della Regata è stato come sempre enorme, ma in fatto di omaggi alla storia nemmeno qui al Lido si scherza.

La mostra dell’Hotel Des Bains ha infatti già attirato 20.000 visitatori (non paganti, perché l’ingresso è gratuito). Chissà se vi si è recato anche Spike Lee, che di sicuro ieri è stato invece alla vetreria Venier di Murano, in compagnia della moglie, dove si è intrattenuto un’ora e mezza visitando le sale e la fornace, nonché assistendo a una dimostrazione pratica tutta per lui ad opera del vetraio Andrea Grandin, che ha creato un lampadario sotto gli occhi del regista. Il quale è stato molto apprezzato per la sua affabilità: ha infatti rifiutato la proposta dei titolari di visitare privatamente la vetreria e si è intrattenuto amabilmente col pubblico presente in quel momento. Naturalmente anche all’hotel Excelsior, quartier generale lidense del Festival, si possono incontrare le star del cinema. Forse però in quella sede è meglio non disturbarli, soprattutto se li si scorge seduti ai tavolini con vista mare della terrazza.

A quei posti, come segnalato da numerosi e ostentati cartelli, è infatti possibile sedersi solo effettuando consumazioni da almeno 200 euro ed è difficile che chi si vede recapitare conti di quell’entità abbia un’espressione adatta per le fotografie degli ammiratori. Proprio a quel genere di clienti sospettiamo appartenessero le cento persone che ieri si sono recate alla postazione della Croce Rossa per effettuare gli esami cardiologico. Primo, perché al momento di pagare è probabile che avvertano i sintomi tipici dell’infarto; secondo, perché il controllo era offerto gratuitamente, dunque accessibile anche alle loro tasche ormai vuote.

Passando a parlare dei film, c’era un certo entusiasmo al pensiero che finalmente l’Italia sarebbe diventata protagonista del Concorso con i primi due film, Suspiria di Luca Guadagnino e What you gonna do when the world’s on fire? di Roberto Minervini. Salvo accorgersi poi che di italiano hanno ben poco. Il primo infatti è americano sia di produzione (dal che deriva la nazionalità ufficiale di un film) che di cast. In questa sede ci asteniamo da qualsiasi commento sul film perché ve ne parleremo a breve con un pezzo ad esso interamente dedicato. Il secondo è realizzato da un quarantottenne regista marchigiano che ha svolto la carriera e ha ottenuto i riconoscimenti quasi per intero all’estero e oggi vive a Houston, in Texas.

Avrebbe voluto essere un reporter di guerra e con questo film lo dimostra raccontando coraggiosamente la vita della comunità nera americana che vive tra Baton Rouge e Jackson, costituendo il 70% della popolazione, e il fenomeno delle Black Panthers. Dal film emerge il suo impegnativo lavoro di ricerca; dalle sue dichiarazioni, la fatica di conquistarsi la fiducia di persone che si ritrovano costrette a diffidare di chiunque non appartenga al loro mondo. Per dare un’idea di quanto sia pericoloso il luogo basterà dire che, nel poco tempo intercorso tra la fine della realizzazione del film e oggi, già due delle persone intervistate sono state ammazzate.

Anche l’Oregon del 1850 non era tanto tranquillo, almeno a vedere The Sister Brothers, opera in Concorso di Jacques Audiard con Joaquin Phoenix, John C. Reilly e Jake Gyllenhaal. Il secondo western di questa edizione dopo quello dei fratelli Coen, ma ad esso molto superiore. E’ la storia di due coppie apparentemente male assortite, dove una fugge dall’altra che deve acciuffarla per conto di un boss chiamato Il Commodoro. Un soggetto già visto mille volte, ma che sorprende per l’approfondimento psicologico dei personaggi, che scopriamo essere diversi da come appaiono all’inizio del film, e l’equilibrio tra scene assai crude (come quella dell’amputazione di un braccio) e altre capaci di suscitare spasso, come il finale in cui alcune battute smitizzanti ricordano un po’ le parodie western fatte da Bud Spencer e Terence Hill. Perfettamente nella parte i quattro protagonisti, tra i quali risulta difficile dire chi sia il migliore.

La palma di peggiore è invece possibile assegnarla fin da oggi, perché non va ad un attore ma a chi ha impostato la temperatura dell’aria condizionata, in particolare quella della Sala Stampa da cui stiamo scrivendo e che dunque abbandoniamo con questa frettolosa chiusa per evitare di buscare una polmonite …

Di seguito il trailer italiano di The Sisters Brothers:

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