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Voto: 6/10 Titolo originale: ホムンクルス , uscita: 02-04-2021. Regista: Takashi Shimizu.

Homunculus | La recensione del film di Takashi Shimizu (per Netflix)

18/05/2021 recensione film di Gioia Majuna

La versione live action del manga di Hideo Yamamoto non valorizza le prove di Gô Ayano e Ryô Narita, comprimendo troppo il materiale di partenza e cambiandone il finale

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Homunculus avrebbe dovuto essere quel film giapponese di culto impossibile da recuperare, uno di quei misteriosi J-Horror di cui i fortunati che lo avevano visto sussurravano nei forum in giro per la rete di quanto fosse pazzesco e allucinante. Idealmente, l’adattamento per il grande schermo sarebbe finito nella vostra casella di posta dentro una busta non contrassegnata registrato su un DVD Rip che sarebbe stato miracolosamente riprodotto dalla vostra Playstation 2 dopo un paio di partenze false. Se Hideo Yamamoto avesse realizzato il manga di Homunculus prima dell’iconico Ichi the Killer, l’unico modo in cui avremmo potuto reperirlo in Occidente sarebbe stato attraverso un qualche software P2P, senza alcun sottotitolo naturalmente, che avrebbe scaricato al contempo il più infernale dei virus sul nostro computer, un compromesso di cui dopo saremmo comunque stati grati.

Invece, abbiamo ottenuto il primo film di Homunculus grazie all’intervento di Netflix, che ne ha affidato la regia a Takashi Shimizu (Ju-On: Rancore) dieci anni dopo l’uscita dell’ultimo tankōbon nelle fumetterie e a ben diciotto dall’inizio della pubblicazione in patria. Essere finanziati dal colosso dello streaming americano significa almeno avere accesso ad un budget decente per la produzione (qualcosa di niente affatto scontato per il cinema giapponese), ma il prezzo da pagare sono un non fondamentale sfoggio di tecnica e insensati cambiamenti alla trama.

homunculus film poster 2021Piccola parentesi, per quello che può voler dire. A un certo livello, il fatto che esista un film di Homunculus distribuito a livello globale sembra ancora irreale. Il fumetto originale di Hideo Yamamoto è stato pubblicato sulla rivista Big Comic Spirits della Shogakukan dal 2003 al 2011, insieme a opere del calibro di Buonanotte, Punpun e I Am a Hero (da quest’ultima è stato tratto un buon film nel 2016).

Chi mastica un po’ il mondo dei manga sa che l’autore è una venerata star del genere seinen, ma è anche vero che l’Italia è tra i pochi paesi (ebbene si) ad aver importato Homunculus. Un dettaglio non secondario se incasellato nel ragionamento dei motivi della messa in cantiere da parte di Netflix di un titolo così ‘di nicchia’, specie all’interno del bacino di utenza anglofona, che va a braccetto – per modo di dire – con l’assurdità del volere non solo ‘strizzarne’ la densissima trama in un paio d’ore di pellicola, ma anche di attuare alcuni stravolgimenti, naturalmente non all’altezza delle pagine disegnate. Come se Death Note e altre trasposizioni passate, stroncate praticamente all’unanimità da tutta la fanbase (che poi sono l’unico pubblico che dovrebbe interessare in questi casi), non fossero un monito sufficiente a pensarci almeno quindici volte. Evidentemente, perseverare non è diabolico da quelle parti.

In ogni caso, il film segue l’impostazione del manga alla lettera, almeno per la gran parte; Susumu Nakoshi, un uomo sulla trentina che vive sostanzialmente nella sua macchina, in qualche modo viene convinto a lasciare che Manabu Ito, uno studente di medicina con strane aspirazioni e modi misteriosi, lo sottoponga a trapanazione. Tale operazione consiste nel praticare un foro nel cranio del paziente per “alleviare la pressione cerebrale”, nella speranza che questi possa aprire il proprio terzo occhio spirituale. All’inizio Nakoshi è riluttante, ma poi accetta ingolosito dal premio di 700.000 yen. Dopo l’intervento, si rende conto che quando chiude l’occhio destro può vedere le persone attraverso un prisma distorto, che di solito ha qualcosa a che fare con i loro pensieri e i ricordi interiori. Nokoshi inizia allora a comunicare con le persone, per provare a ‘salvarle’. O qualcosa di simile. Un grande successo insomma, che spinge Ito a chiedergli di iniziare a documentare queste esperienze.

Il maggior – se non l’unico – pregio di Homunculus, che non soltanto le restituisce fedelmente, ma ci riesce in modo eccellente, si concentra nelle prove attoriali del ‘trapanatore’ e del ‘trapanato’, che si relazionano un po’ alla maniera del Dott. Frankenstein e della sua creatura. Gô Ayano (Nana, Gantz) regge sulle spalle il peso del film, che non gode certo di una sceneggiatura esaltante, con una performance avvincente per lo sfortunato e frustrato Susumu Nakoshi. Mentre l’uomo scivola ulteriormente dentro a stati alterati di coscienza e di sanità mentale, abituandosi sempre più ad essi, l’attore si cala sempre più perfettamente nella pelle del personaggio.

L’apice delle sue doti recitative arriva quando danza attraverso una serie di set stravaganti, come ad esempio quando Susumu Nakoshi  riduce in lacrime uno pericoloso Yakuza tirando fuori il suo trauma infantile o quando si punta un trapano alla fronte e preme l’interruttore, il tutto mostrando genuina convinzione.

homunculus film shimizu 2021 netflixL’attivissimo Ryô Narita (L), dimostra invece come mai ultimamente ha recitato in numerosi film di generi diversi catturando tutte le sottili manie di uno studente di medicina che potrebbe, in effetti, voler praticare un foro nella testa di un senzatetto sul suo tavolo operatorio improvvisato.

Tuttavia, se si guarda al di là delle performance dei due protagonisti, Homunculus inizia a scricchiolare. Con una premessa come “l’uomo con un buco nel cranio inizia ad avere allucinazioni ed è in grado di usare quelle stesse visioni per guarire spiritualmente la gente”, sarebbe lecito aspettarsi una bella dose di atmosfere bizzarre e inquietanti e di tensione psicologica. Seguendo fedelmente la trama del manga per tre quarti circa, ne otteniamo in effetti un po’, ma – in confronto – il peso specifico è completamente sbilanciato in favore del manga. Susumu Nakoshi salta semplicemente dalla persona A alla persona B con ben poca coerenza in mezzo, e se è vero che la performance del protagonista è solida, sarà difficile sentirsi completamente trasportati nel suo mondo illusorio.

La condensazione dei quindici volumi del manga si traduce in episodi tanto frettolosi quanto scollegati, quasi un collage di scenette visivamente certo impressionanti (merito del direttore della fotografia Jun Fukumoto, che crea atmosfere techno-noir ricche di colori intensi) ma con pochissimi momenti di contestualizzazione. Questo approccio fa ovviamente male anche ai personaggi, in quanto rende piuttosto difficile per lo spettatore entrare in empatia con loro, nonostante il fatto che lo script si concentri essenzialmente sulle ragioni per cui agiscono nel modo in cui agiscono.

Forse parte del problema sta proprio nella CGI di Homunculus (comunque piuttosto dignitosa visto il budget) con cui vengono messe sullo schermo le allucinazioni: non abbastanza low-poly da avere un certo fascino estetico, e non abbastanza ricche da non sembrare generate al computer. È un po’ difficile ‘prendere sul serio’ queste immagini allucinogene. Al contrario, funzionavano così bene nel manga proprio perché erano raffigurate coi medesimi toni delle figure del ‘mondo reale’, consentendo allo stato di ‘fuga da trapanazione’ di Susumu Nakoshi di far breccia nella pubblico.

homunculus film shimizu netflix 2021Come accennato, le deviazioni dal manga originale non sarebbero un problema in sé se quei cambiamenti fossero stati aggiunti in modo significativo (un discorso affine a The Walking Dead, per dirne uno). Invece, si limitano a spogliare il film di quello che avrebbe potuto renderlo la versione ideale in live action di Homunculus. L’ultima parte tronca pure completamente il momento cruciale del manga e il finale, cambiando i dettagli e tagliando scene importanti, come la conclusione vera e propria, che rivelava sulle pagine disegnate un aspetto importante del personaggio interpretato da Ryô Narita.

Al di là ti tutto, i lettori dell’opera originale non sbaglierebbero ad armarsi di forconi, perché definire questa omissione “problematica” sarebbe un eufemismo. Va ribadito che se queste differenze avessero significato un miglioramento, non ci sarebbero stati problemi. Dopotutto, Ichi the Killer di Takashi Miike si era preso non poche libertà dal manga di Hideo Yamamoto, riuscendo comunque a mettere tutti d’accordo e diventare un titolo iconico. Homunculus avrebbe meritato una sorte affine, essendo ugualmente spigoloso e contorto psicologicamente, ma anche i suoi momenti più brutali e riusciti finiscono per mancare del contesto, dello stile e del peso specifico perché possano superare il test del tempo (e dei non lettori del manga) e far sì che alla fine dei titoli di coda rimanga in mente qualcosa di più di un paio di buone interpretazioni.

Di seguito trovate il trailer di Homunculus, che arriverà nei cinema giapponesi il 2 aprile: