Voto: 4.5/10 Titolo originale: The Lord of the Rings: The War of the Rohirrim , uscita: 05-12-2024. Budget: $30,000,000. Regista: Kenji Kamiyama.
Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim, la recensione del film animato di Kenji Kamiyama
31/12/2024 recensione film Il Signore degli Anelli - La guerra dei Rohirrim di William Maga
Un'opera superficiale molto legata alla visione di Peter Jackson della Terra di Mezzo, con personaggi e trame poco innovativi che si rifugiano nella nostalgia

È difficile dire quanto vero entusiasmo ci sia per i nuovi progetti legati al brand ‘Il Signore degli Anelli‘. Come suggerisce la tiepida accoglienza della serie live-action multimilionaria degli Amazon Studios dedicata alla Seconda Era della Terra di Mezzo, non è facile tracciare nuovi sentieri narrativi pur cercando di catturare lo spirito della trilogia diretta da Peter Jackson.
Lo studio rivale, Warner Bros., ha il vantaggio rispetto ad Amazon quando si tratta di sfruttare gli scritti di J.R.R. Tolkien. Detengono i diritti di adattamento delle storie della Terza Era, l’ambientazione della trilogia originale di Jackson, e un nuovo film animato, Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim (Lord of the Rings: The War of the Rohirrim), spera ora di ricatturare parte di quella magia.
Sulla carta, questa nuova opera, diretta da Kenji Kamiyama (noto soprattutto per la serie TV Ghost in the Shell: Standalone Complex), è una mossa intelligente. Ritorna al luccichio nostalgico del periodo più famoso e riconoscibile della Terra di Mezzo, mentre scava in storie inedite, ma spera di rompere nuovi confini attraverso l’animazione.
Gli spettatori potrebbero essere giustificati a rabbrividire a questa prospettiva, dato il passato dell’animazione nelle adattamenti di Tolkien. Ma sebbene l’adattamento animato dei libri di Tolkien da parte di Ralph Bakshi non fosse stato ben accolto nel 1978, la sua reputazione è migliorata negli anni successivi, e non si può negare che il livello di realismo nelle animazioni abbia del potenziale.
Tuttavia, qualsiasi innovazione cercata attraverso l’animazione collide goffamente con un imperativo nostalgico che sembra sgorgare, misera goccia dopo misera goccia, dalle mani creativamente prosciugate di David Zaslav. L’odore di ‘mitezza aziendale‘ si aggrappa a ogni fotogramma magnificamente reso ma sostanzialmente privo di rischi, tutti votati a rendere omaggio alla visione di Peter Jackson, ormai vecchia di 25 anni, piuttosto che a quella personale del nuovo regista.
E gli omaggi diretti sono anche palesi: la famosa colonna sonora di Howard Shore ci guida dolcemente tra le nuvole nel regno di Rohan, mentre Miranda Otto nei panni di Éowyn, diligentemente ma goffamente tentando di imitare la voce roca di Cate Blanchett nei panni di Galadriel, narra in originale gli eventi di Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim.
La trama racconta una storia inedita di Héra, figlia di Helm Mandimartello, re di Rohan, durante un periodo di lotte politiche, vendette familiari e guerra civile, “quasi 200 anni prima che l’Anello giungesse nelle mani di Bilbo Baggins”, secondo Éowyn.
Quando una proposta di matrimonio politicamente motivata va nel verso sbagliato, Helm uccide accidentalmente Lord Freca di Dunland, leader di una regione del Regno di Rohan; suo figlio, Wulf, un amico d’infanzia di Héra, giura vendetta dopo essere stato esiliato a seguito dell’incidente.
Wulf raccoglie il suo esercito e lancia un attacco contro il testardo Re Helm, che si rifiuta di cedere nonostante gli svantaggi militari. Invece di ritirarsi ad Hornburg, il vecchio rifugio di Rohan, il Re raduna un esercito condannato a combattere in campo aperto, solo per ritardare l’inevitabile ritirata.
Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim è incatenato alla visione di Peter Jackson della Terra di Mezzo. Non solo i tratti principali della trama, inclusi un nipote esiliato che ritorna all’ultimo minuto con rinforzi, si attaccano disperatamente alla familiarità, ma anche alcune sequenze visive sono riprese, quasi integralmente, da quelle della trilogia cinematografica.
Un attacco a sorpresa di Olifanti che dà il via all’azione nel secondo atto del film, per esempio, sebbene rappresenti una gradita pausa dalla sua animazione generalmente pigra, farà riaffiorare nella memoria una sequenza simile in Il ritorno del re.
Questa dipendenza dalle referenze potrebbe essere perdonata se almeno i personaggi riuscissero a reggere il confronto con la trama. Ma in un mare di uomini, nessuno riesce a farsi notare.
Né, sorprendentemente, Héra. Vestita secondo ideali pop-femministi — rifiuta proposte di matrimonio fatte senza il suo consenso; in effetti, non ha pensieri sul matrimonio in generale — Héra, con il suo atteggiamento da ‘ragazzina selvaggia’, esterna un’aria di outsider che mai si adatta al caso (a meno che il film non la costringa a farlo con escamotage narrativi che non sono più sottili di un troll delle caverne …), una caratterizzazione obsoleta e ormai troppo familiare nel 2024.
E dove questi stereotipi potrebbero fondersi con il resto del film, la narrazione nell’incipit, che enfatizza le storie non raccontate delle forti donne della Terra di Mezzo, li estrae in maniera evidente.
È difficile capire cosa potrebbe uscir fuori dalle nuove operazioni di sfruttamento da parte della Warner Bros. dei libri di Tolkien: Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim è soolo un segnaposto per dimostrare che la Major sta effettivamente facendo qualcosa con i diritti in suo possesso, o è un vero e proprio segnale di una grande ondata di contenuti imminenti? A ben vedere, Éowyn offre anche una sintesi profetica dello stato attuale della devozione alle IP quando sogna una grande onda.
Al momento, è difficile comunque vedere altro che oscurità nell’abisso che abbiamo davanti.
Di seguito trovate il trailer italiano di Il Signore degli Anelli: La guerra dei Rohirrim, nei cinema dall’1 gennaio:
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