Home » Cinema » Sci-Fi & Fantasy » Recensione story: Excalibur di John Boorman

Voto: 6.5/10 Titolo originale: Excalibur , uscita: 10-04-1981. Budget: $11,000,000. Regista: John Boorman.

Recensione story: Excalibur di John Boorman

28/12/2023 recensione film di Gioia Majuna

Nel 1981 il regista tornava sulle scene con un fantasy ispirato alla leggenda di Artù, dalle intenzioni oneste

Nicol Williamson in Excalibur (1981)

Rinnovando le nozze d’oro tra la magia e l’avventura, Excalibur – che veniva addirittura presentato in anteprima al Festival di Cannes nella primavera del 1981 – segnava il ritorno sulle scene dell’inglese John Boorman, un’opera capace di difende i colori dell’Irlanda, dove venne in larga parte girato per trarre partito da luci soavi e paesaggi incantati.

Ormai diventato un film natalizio, un inchino al cinema di fantasia buono per grandi e piccini, servito adeguatamente da scenari lussuosi, antri di streghe e feroci battaglie; ma anche nutrito dalla psicanalisi junghiana, da incesti e parricidi. Si trattava di una nuova versione del mito della Tavola Rotonda, ispiratrice senza tramonto di sogni e batticuore, dove stavolta il regista di Un tranquillo week-end di paura, di Zardoz e del secondo Esorcista tenta di leggere il destino dell’umanità, costretta dopo il Medioevo a inseguire la chimera del connubio fra Storia e natura.

Excalibur.jpgExcalibur è il nome della mitica spada, emersa dalle acque e alle acque destinata a tornare, che trasforma in re un umile scudiero e alla quale s’inchinano gli eserciti comandati da Artù (Nigel Terry), ma che non riesce a portare la pace: perché il Male è inestirpabile dal mondo e nemmeno Mago Merlino (Nicol Williamson) sa più come vincerlo.

Per la verità, stando al film, il vecchio mago ha cercato di metterla in buone mani, dando modo ad Artù di trarla dal macigno che la riservava al più valoroso di tutti, però non ha fatto i conti coi pettegolezzi che serpeggiano a corte sui rapporti fra la Regina (Cherie Lunghi) e Lancillotto (Nicholas Clay), né con la lascivia della Fata Morgana (Helen Mirren), sorella di Artù e, orrore, sua sposa.

Nemmeno ha previsto, Merlino, che la perfida pitonessa gli tolga ogni potere (salvo quello di apparire in sogno) imprigionandolo in una gabbia di ghiaccio. Ragion per cui, in mezzo allo strepito di ferraglie prodotto dai cavalieri armati fino ai denti, alle fughe degli amanti nelle foreste, e alle peripezie corse da Parsifal (Paul Geoffrey) per trovare il calice col sangue di Cristo, il dramma di Merlino è anche una profezia: appunto sui secoli che verranno, bagnati di sangue, fin quando un nuovo re, mettendo da parte l’orgoglio della ragione, tornerà a credere nelle occulte virtù del sovrannaturale.

Siamo tutti stanchi della troppa democrazia che ci circonda“, affermava John Boorman nelle interviste dell’epoca. Il suo film è perciò, se si vuole, un altro segno del neomedievalismo anticipato nel cinema da Quintet di Altman (1979) e dal Signore degli anelli animato di Bakshi (1978) che furoreggiava anche in letteratura, caratterizzato a un gran bisogno d’autorità e di capricci rétro.

Non va comunque dato troppo peso ideologico alla morale della favola, come non è giusto azzardare confronti coi film più importanti che sui Cavalieri della Tavola Rotonda avevano realizzato qualche tempo prima Bresson (Lancillotto e Ginevra del 1974) e Rohmer (Il fuorilegge del 1978).

Novello menestrello, John Boorman si modellava allora soprattutto sulla fantastoria e la fantascienza del blockbuster Guerre stellari, di Incontri ravvicinati del terzo tipo e di Superman, che qua e là citava apertamente nelle situazioni e nelle scenografie, mischiando la spettacolarità tipica di Hollywood a qualche eco di Gustav Klimt, il fastoso all’ironico, il sentimentale al gioco di prestigio.

Lungo oltre due ore, Excalibur vuole essere di largo consumo, e quindi non pretende l’applauso degli specialisti nel ciclo bretone, né degli antiquari esperti in armature (quanto agli attori, basti dire che Nicol Williamson, nella cappa di Merlino, fa il verso ad Alec Guinness …), e tuttavia si lascia vedere senza problemi.

Ha il merito di dipanare anche per il grosso pubblico, semplificandola, la matassa del ciclo, e, aiutato da Richard Wagner e dai Carmina burana, di stenderci sotto gli occhi un arazzo d’amori e di giostre sul quale è – forse – dipinta la trama del nostro inconscio.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Excalibur: