Voto: 6/10 Titolo originale: Underwater , uscita: 08-01-2020. Budget: $50,000,000. Regista: William Eubank.
Underwater: la recensione del film di William Eubank con Kristen Stewart
23/01/2020 recensione film Underwater di William Maga
Kristen Stewart e Vincent Cassel sono i protagonisti di un fanta-horror PG-13 semplice e derivativo, che pesca a piene mani da Aliens e The Abyss, regalando qualche brivido marino
“Moria, hai paura di quelle miniere. I Nani hanno scavato troppo a fondo e con troppa avidità. Sai cos’hanno risvegliato nell’oscurità di Khazad-dûm? Ombra … e fiamme.” Questa frase pronunciata dallo stregone Saruman in Il Signore degli Anelli riassume curiosamente un po’ la premessa di Underwater di William Eubank (The signal). Sette miglia sotto la superficie dell’oceano, alcuni ricercatori che stanno lavorando per una società di perforazione mineraria devono cercare di raggiungere la superficie, dopo che un inatteso evento catastrofico – forse un terremoto … – ha fatto collassare praticamente l’intero mastodontico impianto sottomarino e inavvertitamente scatenato la furia di misteriose creature non esattamente pacifiche.
Il più grande complimento che si possa fare ad Underwater è che, dato il titolo, rappresenti – almeno a livello visivo – il punto di partenza per un eventuale adattamento hollywoodiano di BioShock. Per un film che si svolge in un ambiente sotterraneo, riesce infatti a catturare l’estetica del celebre videogioco dal punto di vista del design di produzione (80 milioni di dollari di budget servono pure a qualcosa, no?).
Persino il design dei mostri – al di là di ogni ‘(bio)logica’ – sembra essere stato influenzato dallo sparatutto futuristico. Addirittura, specie nella prima metà, William Eubank riesce persino a restituire la medesima atmosfera claustrofobica da batticuore.
Ma è quando i superstiti sono loro malgrado costretti a farsi strada lungo il buio fondale marino da un punto di controllo all’altro per cercare la salvezza, in balìa di esseri ben poco raccomandabili che provano a cibarsi di loro, che inizia a salire davvero l’adrenalina (sia chiaro che queste sensazioni sono amplificate naturalmente da una visione sul grande schermo, auspicabile per titoli come questo).
Reduce dal pesantissimo flop negli Stati Uniti di Charlie’s Angels (in Italia a marzo), la 29enne Kristen Stewart – capelli corti biondi, fisico, biancheria intima e atteggiamento alla Ellen Ripley – pur senza strafare abbraccia il ruolo di eroina fanta-action in modo dignitoso. Il suo personaggio, Norah, è sostanzialmente il fulcro centrale della narrazione di Underwater. Se il suo arco narrativo non è nulla di particolarmente innovativo o approfondito e si può intuire il suo destino non appena tutte le carte sono state posizionate sul tavolo, la sua performance è quasi sorprendente (specie per chi conosce i suoi lavori precedenti).
Il cameratismo di Norah con i suoi partner di disavventura (tra cui Vincent Cassel e Jessica Henwick) è credibile, il che garantisce intensità ai momenti più horror (pur restando in ambito PG-13) o catastrofici ogniqualvolta compaiano tali elementi. In più, senza anticipare troppo, il momento clou che vede una Kristen Stewart in bikini circondata dai mostri marini è decisamente cazzuto, e persino il suo ultimo monologo è al 100% qualcosa che l’attrice potrebbe davvero pronunciare. Per lo meno la battuta conclusiva, dato che quello che la precede è ai limiti del melenso. In ogni caso, una prova che potrebbe spalancare alla giovane star una nuova carriera (sempre che Underwater faccia buoni risultati al botteghino).
Comunque. Tornando al creature design, per quanto non molto originale e derivativo – almeno quanto il film stesso (approfondiremo questo aspetto tra poche righe), resta il fatto che sia in generale piacevolmente sorprendente. SPOILER. Nel terzo atto, c’è questa creatura mostruosa delle dimensioni di un titano (o di Cthulhu, o di Godzilla, o di un Kaiju) e … lascia a bocca aperta. È straordinariamente impressionante vederla comparire in tutta la sua possenza tentacolare. L’essere è sostanzialmente il ‘boss finale’ di Underwater, e qui il team preposto alla sua ideazione ha dato sfogo a tutta la sua creatività. Sembra qualcosa che potrebbe essere uscito da un film di Cloverfield (tranquilli, nessun collegamento diretto o indiretto) e, francamente, è fin troppo sottoutilizzata.
In ogni caso, è giusto aprire una doverosa parentesi sui grossi debiti di Underwater – peraltro apertamente dichiarati – sia nei confronti di Alien di Ridley Scott (la recensione) quanto con Aliens – Scontro Finale (la recensione) di James Cameron. Sembra che la formula alla base di ogni fanta-horror degli ultimi 15 anni sia quella di ‘rifare’ in qualche modo quei due seminali film, ricopiandone semplicemente le caratteristiche superficiali senza però riuscire a ricreare l’amalgama di elementi che li hanno resi tanto speciali.
Sembra che lo sceneggiatore di turno si limiti a pensare: “Che cosa succederebbe se mettessimo gli Xenomorfi (leggi ‘mostro’) in un altro ambiente?”, oppure “Cosa succederebbe se i protagonisti venissero uccisi in modi diversi?”. In qualche modo, lo stesso Ridley Scott, l’uomo che ha creato la saga di Alien, nei più recenti capitoli da lui diretti ha iniziato a sfruttare l’intuizione del collega James Cameron. L’unico film di fantascienza che è stato in grado di sfuggire a questa consuetudine è stato Annientamento di Alex Garland (la recensione), che – pur prendendo spunto da un romanzo – aveva migliori caratterizzazioni, buon ritmo, una narrazione ben ponderata ed elementi creativi distintivi capaci di distaccarsi dalla ‘solita solfa collaudata’ del sottogenere. Il problema è che Underwater non ha un vero e proprio guerriero alla Riddick in versione subacquea, capace di tenere testa in un corpo a corpo ai mostri e di dare un’identità precisa al film.
L’unico vantaggio di Underwater è allora il fatto che è ambientato sott’acqua. Quindi, in pratica, abbiamo “Aliens NON nello spazio profondo“. Tutto molto bello sulla carta, se non fosse per il fatto che James Cameron in persona ha fatto esattamente la stessa cosa ben 30 anni fa con The Abyss (per non parlare dei coevi Leviathan e Creatura degli Abissi). William Eubank semplicemente adotta la premessa di The Abyss e la svolge come Aliens. Sarebbe interessante vedere una volta tanto uno sceneggiatore di Hollywood far notare a un dirigente dello studio che sta per dare il via libera a un film con queste caratteristiche che il pubblico ha già visto qualcosa di simile almeno una dozzina di volte prima, come incoraggiamento a tentare qualcosa di nuovo.
Oppure, se proprio volesse andare sull’usato sicuro e non avesse intenzione di giocare la carta dell’originalità, almeno di tentare di sviluppare i personaggi al di là di qualche semplice parola o fotografia che ne descriva a grandissime linee il passato difficile. L’unica afflato di caratterizzazione che Norah riceve su gentile concessione degli sceneggiatori Brian Duffield e Adam Cozad arriva in una scena di apertura ai limiti dell’onirico (qualcosa che potrebbe avvicinare Underwater al recente Ad Astra di James Grey), ma è solo un breve momento, interrotto da un’esplosione seguita dal caos immediato, che non verrà ripreso fino ai momenti finali.
Come detto, Underwater naviga le medesime acque di molti fanta-horror già visti, ricorrendo a così tanti elementi familiari e ormai obsoleti che quasi non ci si crede quando il primo a morire è SPOILER l’unico nero del gruppo! Davvero nel 2020 siamo ancora a questo stereotipo?
Anche il motivo per cui il personaggio interpretato da Mamoudou Athie – che nemmeno impariamo a conoscere – viene ucciso è assurdo. Certo, la sua dipartita è inaspettata e potente – almeno quanto quella di Slipknot in Suicide Squad, se non peggio -, perché è intesa come un presagio di sventura. Ma resta un pigro cliché del cinema horror.
Parlando di cose obsolete poi, due parole vanno spese su T.J. Miller. Da un lato è infatti senz’altro curioso veder recitare in un film uscito nel 2020 quello che per anni è stato considerato il ‘simpaticone’ di Hollywood prima della sua rovinosa caduta in disgrazia in seguito ad alcune spiacevoli accuse nel 2017 e 2018 (va ricordato infatti che Underwater non solo sarà l’ultimo ad uscire per la ex 20th Century Fox, ma è stato girato nel 2017, quando la spalla comica dei due Deadpool era all’apice della fama).
Dall’altro, non ci si può che chiedere come sia stato possibile affidare a un attore capace di performance comiche notevoli le così deboli e poco divertenti battute che pronuncia qui. Il suo Paul non ne azzecca una, né quando parla col suo coniglietto di peluche, né quando mette a tutto volume la cover di Avril Lavigne presa dal film di Spongebob del 2004.
In definitiva, Underwater non è un lungometraggio da cassare sulla fiducia. È piuttosto ben ritmato, si dipana in tempi contenuti (circa 100 minuti) e garantisce svariati momenti claustrofobici e tesi. Se siete arrivati a leggere fin qui avrete capito che è decisamente derivativo e ben poco innovativo, ma chi apprezza il genere – o gli attori coinvolti – non farà molta fatica a trovarlo anche divertente.
Di seguito il trailer italiano di Underwater, nei nostri cinema dal 30 gennaio:
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