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Voto: 5/10 Titolo originale: Dampyr , uscita: 28-10-2022. Budget: $15,000,000. Regista: Riccardo Chemello.

Dampyr: la recensione del film di Riccardo Chemello che lancia il Bonelliverse al cinema

27/10/2022 recensione film di Alessandro Gamma

Wade Briggs è Harlan Draka nell'adattamento in live action del fumetto fanta-dark, un'operazione dalle intenzioni lodevoli ma vecchia di 20 anni

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A tre lunghi anni esatti dall’annuncio a sorpresa e dalle prime concrete indiscrezioni in merito, è infine arrivato il momento di vedere nei cinema Dampyr, trasposizione dell’omonima serie a fumetti fanta-dark della Sergio Bonelli Editore (che figura anche tra i produttori col neonato ‘braccio armato’ Bonelli Entertainment, al fianco di Eagle Pictures e Brandon Box) creata nel lontano 2000 (anzi, nel 1997 …) da Mauro Boselli e Maurizio Colombo.

In molti si saranno domandati il ‘perché’ del lanciare il Bonelliverse cinematografico con un film dedicato a questo personaggio, semi-popolare, ma non certo di potenziale richiamo quanto un Tex o un Dylan Dog. Ebbene, forse scoprendo l’acqua calda, facendo due calcoli rapidi per esclusione tra gli eroi del pantheon della casa editrice milanese, si può capire come il western sarebbe stato un azzardo nel 2022 (quindi fuori Tex, Zagor, Mister No, Ken Parker e Magico Vento), che l’Oldboy – a tempo debito (si era vociferato di una serie TV) – andrà trattato con tre paia di guanti dopo gli scempi della prima esperienza americana del 2010 e che la fantascienza di un Nathan Never e di Legs Weaver avrebbe richiesto capitali piuttosto ingenti. E Dragonero è diventata già a monte una serie animata.

dampyr film 2022 posterChi resta quindi? Beh, ci sarebbero Napoleone, Nick Raider, Brendon e Martyn Mystère. Tutti, almeno sulla carta, piuttosto ‘trasportabili’ in progetti live action. Ma, al di là del relativo appeal, difficilmente esportabili sui mercati esteri. Ecco quindi la scelta quasi forzata di Dampyr, col suo immaginario fatto di vampiri, cripte, nebbie e maledizioni. Qualcosa di universalmente noto e rassicurante insomma. E di terribilmente abusato e trito.

Tra l’altro, curiosamente, proprio I Vampiri di Riccardo Freda del 1957 è riconosciuto come il primo horror italiano della storia. Tutto torna, no?

I succhiasangue – per fortuna o purtroppo – non sono mai passati di moda, come dimostrano anche i recentissimi Morbius (la recensione), Night Teeth, Day Shift o le serie TV di Lasciami entrare e Intervista col vampiro (per dire i primi cinque che vengono in mente),

Li abbiamo visti ormai in tutte le salse, lenti e veloci, birbantelli e ammalianti, buoni o crudeli. Tutto e il contrario di tutto. Nella mente dei produttori continuano tuttavia ad essere una facile macchina da soldi, e quindi giù di progetti che li mettono al centro.

Con Dampyr però facciamo un salto indietro nel tempo di almeno venti anni, ai tempi di Buffy l’ammazzavampiri, di Blade e dei primi capitoli di Underworld, quando lo stacco con la tradizione imposta dalla Hammer e da Coppola aveva cominciato a manifestarsi.

L’immaginario – pescato esattamente dal fumetto, sia chiaro (che, guarda caso, arrivava nelle edicole proprio a inizio millennio …) – è grossomodo lo stesso di quello tracciato da quelle opere e poi seguito da mille altre, non si è aggiornato di un millimetro.

Stesse dinamiche che portano avanti la trama, con personaggi monodimensionali che hanno le solite tristi vicende personali alle spalle e le stesse caratterizzazioni standard portate avanti per archetipi immutabili (il duro, l’eroe belloccio e dannato, la fatalona, il cattivo che complotta nell’ombra ecc.). Il tutto condito, ovviamente, da una fotografia bluastra, dai rallenti enfatici, dai salti impossibili e dalle canzoni ‘catchy’ (qui tocca a Lou Reed e An Emotional Fish).

La trama del film ricalca fedelmente i primi due numeri del fumetto. Harlan Draka (Wade Briggs) nasce in una notte buia e tempestosa in un piccolo villaggio rurale della Serbia. La madre muore subito di parto, mentre il padre, un uomo dai misteriosi e probabilmente malvagi poteri viene tenuto a debita distanza da un trio di streghe ‘buone’, che da lì in poi si assumono il compito di vegliare sul piccolo.

Salto temporale imprecisato. Ci troviamo nella Bosnia martoriata del 1992. Harlan è un ragazzo sulla trentina, decisamente molto meno vecchio di quello che dovrebbe essere. Vaga per il paese assieme a un giovanissimo ‘manager’ di nome Yuri (Sebastian Croft) spacciandosi per un ‘dampyr’, una sorta di santone esperto nell’eliminazione dei vampiri, e raccattando cibo e alcol dai poveri contadini creduloni e ignoranti.

dampyr film 2022 arlanUn giorno viene convocato con le maniere forti da un militare dai modi spicci, Emil Kurjak (Stuart Martin), che sta operando in una zona di guerra che è stata appena attaccata da creature soprannaturali. Per farla breve, Harlan scopre di essere veramente un ‘dampyr’ (un essere metà uomo e metà vampiro, con grandi capacità) dopo un corpo a corpo con Tesla (Frida Gustavsson) e la sua squadra di succhiasangue, sguinzagliati dal potente Gorka (David Morrissey), un Maestro della Notte.

Senza andare troppo nei dettagli, Gorka – che ha dei progetti ben precisi per il ‘dampyr’ – rapisce qualcuno di molto vicino ad Harlan, che dopo aver preso coscienza di chi è davvero e aver dato un senso agli incubi che lo tormentano da tempo, trova una nuova missione di vita: dare la caccia a Gorka e a tutti quelli come lui.

La curiosità sta quindi tutta (soltanto?) nel fatto che Dampyr è una produzione non solo non americana, ma addirittura completamente italiana, peraltro dal budget di 15 milioni di euro. Una ambiziosa scommessa bella e buona, che nelle intenzioni dichiaratissime vorrebbe dare il vita a una saga duratura (i volumi disegnati da cui attingere non mancano di certo).

Un’operazione pensata – giustamente, va riconosciuto – per far presa su un pubblico molto più ampio di quello dei semplici lettori italiani di Dampyr da “non scontentare” (lettori che, va detto, sono sempre una parte infinitesimale dei potenziali spettatori ignari delle opere originali). E allora bravi ad aver pensato a un cast internazionale e a maestranze esperte e qualificate, già al lavoro su grandi produzioni straniere (citiamo l’hair designer Giorgio Gregorini, Premio Oscar per Suicide Squad).

dampyr film 2022Il punto è che, nonostante quello che possa sembrare, 15 milioni di euro restano un budget misero se parliamo di opere fanta-action (di ‘horror’ ce n’è ben poco).

Una ‘povertà’ che si riflette in una CGI non dissimile da quella di un live-action giapponesi medio (viene in mente Tokyo Ghoul del 2017, che però era costato meno della metà …), in location risicate e poco ‘arredate’, nella carenza di comparse con cui rimpolpare e rendere più ‘credibile’ l’ambientazione della Bosnia del 1992 in guerra. E così via.

Fossimo davanti al pilota di una serie televisiva saremmo si, allora, dalle parti di un prodotto qualitativamente competitivo con quelli che arrivano a fiume da oltreoceano, o anche solo di quelli finanziati mensilmente da Netflix in Europa (attenzione, si parla degli aspetti squisitamente produttivi, non di qualità della sceneggiatura o della recitazione).

Invece Dampyr è stato pensato per il cinema. Ora, in un periodo come questo, dove persino un colosso come Black Adam fa fatica a raggiungere certe cifre, è difficile capire quali possano essere i risultati sperati dalla Bonelli, o anche soltanto capire se varrà la pena andare avanti con dei sequel (come lascia intendere il finale aperto).

Ma d’altra parte, se il molto più nostrano (o ‘italiano’, per dirla alla Boris) Diabolik dei Manetti Bros. l’ha fatto senza batter ciglio, perché ci si dovrebbe fare delle remore qui? Visto l’andazzo, c’è spazio anche per prodotti insipidi e incapaci di dire qualcosa di nuovo come Dampyr nel mondo dell’entertainment usa e getta di oggi, non serve inveire particolarmente in questo caso. Certo, rimanere piacevolmente sorpresi ogni tanto non sarebbe offensivo.

Di seguito – sulle note di Capture my soul – trovate il trailer di Dampyr, nostre sale cinematografiche e a Lucca Comics & Games dal 28 ottobre: