Voto: 6/10 Titolo originale: Stowaway , uscita: 24-06-2021. Budget: $10,000,000. Regista: Joe Penna.
Estraneo a Bordo: la recensione del film sci-fi di Joe Penna (su Netflix)
25/04/2021 recensione film Estraneo a bordo di Gioia Majuna
Toni Collette e Anna Kendrick sono le protagoniste di un dramma da camera nello spazio che non riesce a essere profondo quanto fortemente vorrebbe
Il regista di Arctic, Joe Penna, ritorna ora sulle scene per raccontare ancora una volta una storia di sopravvivenza – anche se in un ambiente estremo molto diverso – in Estraneo a Bordo (Stowaway, tecnicamente ‘Clandestino’), fantascienza ‘da camera’ incentrata su una manciata di personaggi che devono compiere una scelta terribile nelle profondità dello spazio.
Questa sua riflessiva e ben recitata seconda prova vede Anna Kendrick e Toni Collette come parte di un piccolo equipaggio diretto verso Marte che scopre che un ingegnere (Shamier Anderson) è rimasto accidentalmente – e inspiegabilmente – a bordo in questo loro viaggio di due anni, mettendo così a dura prova le loro limitate scorte di ossigeno. Ma mentre la sua comparsa scatena a bordo un dibattito sulla vita e la morte che è ciccia per una conversazione filosofica potenzialmente interessante, non sempre rende la narrazione particolarmente avvincente.
Distribuito in esclusiva su Netflix, il racconto su scala ridotta firmato da Joe Penna dovrebbe beneficiare dello star power delle sue protagoniste femminili. Estraneo a Bordo non offre molto in termini di azione o di spettacolarità: la suspense deriva in gran parte dal modo in cui i personaggi affrontano un dilemma etico in cui il destino dell’intero equipaggio è in bilico.
Quindi, gli spettatori dovranno solo cercare di apprezzarne gli aspetti più drammatici della sceneggiatura e il suo scenario alla ‘tu cosa faresti in queste circostanze?’.
Zoe (Kendrick) è una dottoressa che fa parte di una missione composta da tre persone verso il Pianeta Rosso; è affiancata dal biologo David (Daniel Dae Kim) e dal comandante veterano Marina (Collette). Ma proprio mentre sta iniziando il loro lungo viaggio, sono sorpresi di trovare Michael (Anderson), un ingegnere che ha assistito la squadra che ha preparato la navicella per il decollo, che ha perso i sensi ed è rimasto a bordo – per ragioni ignote – dopo il varo.
Ma poiché il loro sistema di supporto vitale è stato danneggiato, hanno abbastanza ossigeno solo per tre passeggeri.
Joe Penna ha dimostrato con Arctic la capacità di saper prendere un concept familiare – la lotta di un uomo per sopravvivere in condizioni inospitali – e cospargerlo di nuove idee e di un acuto senso di ritmo e di tensione. Estraneo a Bordo, che come Arctic è stato scritto da lui insieme a Ryan Morrison, si concentra in modo simile su circostanze terribili, ma questa volta il dramma è costruito più attorno ad un ‘esperimento mentale’: come decideresti quale delle quattro persone dovrebbe morire, in modo che il resto dell’equipaggio possa vivere?
È una premessa straziante, che lascia i protagonisti incastrati in una situazione terribile: non c’è modo di ritornare sulla Terra e Michael non avrebbe mai dovuto far parte della missione (e non ha la minima competenza), rendendolo così il più ‘sacrificabile’. Ma questa consapevolezza porta solo pugnalate di senso di colpa e dolore a Zoe, David e Marina, che decidono che trascorreranno alcuni giorni cercando di pensare a possibili soluzioni alternative, giurando di non raccontare a Michael la situazione fino a quando non sarà assolutamente necessario.
Non sorprende che Estraneo a Bordo introduca presto alcuni colpi di scena – scopriamo di più sul background di Michael e un membro della squadra decide di agire senza consultare gli altri – ma ciò che alla fine zavorra il film è che, una volta introdotto l’angosciante dilemma, la sceneggiatura diventa rapidamente una tipica saga di sopravvivenza nello spazio, che ricorda un po’ di tutto, da Gravity al recentissimo The Midnight Sky (la recensione), il tutto condito da alcune forzature della sospensione dell’incredulità di chi guarda.
Le performance del cast sono comunque ben modulate, resistendo alle qualità intrinsecamente melodrammatiche della storia e concentrandosi invece sul tentativo di risolvere il grave problema in questione.
Tutti e quattro i membri dell’equipaggio sono professionisti intelligenti e capaci, e a volte Estraneo a Bordo evoca Sopravvissuto – The Martian nella sua celebrazione dell’ingegnosità umana, preferendo la sobria potenza del cervello a vistosi effetti speciali in CGI.
In quanto centro emotivo, Anna Kendrick interpreta Zoe come un medico premuroso che semplicemente non può accettare che Michael debba morire – il che la mette in contrasto con Marina, che non vuole compiere l’inimmaginabile, ma deve comunque pensare al ‘bene più grande’. In opere come Il Sesto Senso ed Hereditary, Toni Collette era riuscita a garantire intelligenza e cruda emotività col suo lavoro, e la sua spontanea autenticità nei panni di un comandante in conflitto in Estraneo a Bordo le conferisce una stratificazione che altrimenti avrebbe potuto non manifestarsi.
Alla fine, però, il film soccombe inesorabilmente a ritmi narrativi prevedibili e a un sacrificio che, sebbene significativo, non appare pienamente guadagnato (oltre che controverso in questo momento storico). Mentre Arctic veniva innalzato dal tratteggio arguto del ‘sopravvissuto’ Mads Mikkelsen, i protagonisti di Estraneo a Bordo non sono altrettanto memorabili, sminuendo così il senso di angoscia che circonda il modo in cui dovranno a un certo punto decidere chi deve morire.
La commovente colonna sonora di Volker Bertelmann fa del suo meglio per incasellare la storia molto umana al centro di questa odissea nello spazio, ma la natura usa e getta dei protagonisti rema contro a un’opera che sostiene che ogni vita è preziosa.
Di seguito trovate il full trailer internazionale (con sottotitoli italiani) di Estraneo a Bordo, nel catalogo di Netflix dal 22 aprile:
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