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Voto: 6/10 Titolo originale: The Old Ways , uscita: 16-10-2020. Regista: Christopher Alender.

The Old Ways | La recensione del film horror di Christopher Alender (Sitges 53)

22/10/2020 recensione film di Marco Tedesco

La sconsiderata Brigitte Kali Canales è al centro di un esorcismo 'alla messicana' in un'opera che spreca i bei momenti tesi dei primi due atti con un finale sciaguratamente hollywoodiano

the old ways film horror 2020

Dall’inizio dei tempi, l’umanità ha inventato storie e leggende per spiegare ciò che non capiva. La maggior parte di questi miti si sono fatti strada nella cultura popolare e ora sono diventati trame e personaggi facilmente riconoscibili, dal biondo Thor del MCU al flusso infinito di film d’azione ad alto budget basati su un pantheon dai più svariati déi. Queste storie hanno fatto presa perché fanno appello all’immaginazione. Se ora sappiamo come si formano i fulmini nelle nuvole, è divertente sospendere l’incredulità per un paio d’ore e scegliere di credere che il meteo sia nelle mani di un gruppo di scandinavi sospettosamente attraenti che corrono in giro indossando abiti bizzarri.

In ogni caso, negli ultimi anni c’è stata una certa tendenza nello sviluppo di film horror e thriller che si concentrano sugli aspetti più sinistri di quegli stessi miti. Raggiungendo apici come nel caso di The Witch di Robert Eggers (la nostra recensione), abbiamo visto un numero crescente di titoli incentrati sugli aspetti più malvagi e soprannaturali di queste leggende, solitamente demoni o streghe che scatenano la loro ira su uno o più ignari individui che in qualche modo sono tagliati fuori dalla società.

the old ways film poster 2020Queste opere in genere funzionano perché sfruttano la paura dell’ignoto, spesso celando a lungo il boogeyman e lasciando che sia l’immaginazione di chi guarda a colmare tali lacune con stimoli elettrizzanti. L’ultimo film a inserirsi nel sottogenere del folk horror è ora The Old Ways di Christopher Alender (tornato alla regia dopo ben 20 anni), che attinge dalla tradizione messicana per un risultato altalenante, che getta alle ortiche quanto di buono costruito nei primi due atti con un finale che incarna l’idea di ‘americanata’ nella sua accezione peggiore.

Con una durata inferiore a 90 minuti, The Old Ways non perde tempo a calarci nell’azione. Christina Lopez (Brigitte Kali Canales), una giornalista messicano-statunitense, torna nella sua terra natale di Veracruz per fare ricerche su alcun credenze popolari, che vanno dai luoghi ritenuti maledetti ai guaritori e la stregoneria (o brujeria). La donna ha già avuto un’esperienza ravvicinata con il soprannaturale quando era molto piccola, come mostrato nel prologo e in vari flashback, dove vediamo la madre malata e alcuni santoni locali che tentano – inutilmente – di esorcizzare quello che pensavano fosse un demone che aveva preso possesso del suo corpo.

Eppure, la Christina che vediamo ora tiene ben poco alle tradizioni in mezzo alle quali è stata allevata e rifiuta categoricamente di credere che le maledizioni e il malocchio siano qualcosa di più di un campo della sociologia che si studia sui libri in università e non ha alcun fondamento nella vita reale.

Christopher Alender fa un ottimo lavoro nel mantenere il paesaggio naturale allo stesso tempo rigoglioso e carico di presagi, grazie alla fotografia lussureggiante di Adam Lee e al sound design coinvolgente di Sam Plattner che aiuta la giungla a traboccare di meraviglia e di sfumature sinistre.

Sfortunatamente per Christina, la sua spedizione fallisce rapidamente non appena entra – fregandosene degli avvertimenti – nella grotta di La Boca, nota per ospitare spiriti maligni e viene attaccata da ‘qualcosa’, perdendo conoscenza. Al risveglio si ritrova legata nella stanza angusta e spoglia di una capanna dispersa da qualche parte, una location in cui The Old Ways si fermerà per il resto del minutaggio. La protagonista è così costretta a subire alcuni rituali perpetrati da una sciamana, o bruja, Luz (Julia Vera) e da suo figlio Javi (Sal Lopez), che partono dal trangugiare latte di capra e il bruciare mazzetti di salvia fino a pratiche arcane molto più pericolose e ‘invasive’.

the old ways film 2020La barriera linguistica in The Old Ways serve a mantenere sia Christina (che ha dimenticato lo spagnolo completamente e parla solo inglese) che gli spettatori all’oscuro delle motivazioni dei due e ad accentuare ulteriormente la separazione della giornalista dalla cultura in cui è cresciuta. Si tratta di una chiara – e intelligente- scelta narrativa del regista che aiuta ad aumentare il senso di angoscia in chi segue gli eventi messi in scena.

Proprio quando le cose sembrano essere senza speranza, Christina riceve però l’insperata la visita di sua cugina Miranda (Andrea Cortés), che non vede da molti anni. A questo punto, abbandoniamo la configurazione iniziale e ci spostiamo al succo della trama. I due ‘esorcisti’ hanno rapito Christina sospettando che sia stata posseduta da un demone, e non la lasceranno andar via finché non l’avranno purificata. Adesso, le domande riguardano la validità delle affermazioni fatte dai due: Christina è stata sicuramente attaccata da qualcosa in quella caverna, e la sua precedente esperienza con la presunta possessione di sua madre conferisce credibilità alla storia in cui credono gli sciamani, mentre la pesante dipendenza dall’eroina della reporter ci fa mettere decisamente in dubbio la sua affidabilità.

Proprio su quest’ultimo punto, The Old Ways potrebbe addirittura essere visto come una metafora, in cui la droga è il ‘demone’ da cui liberarsi per ritornare alla vita.

Sfortunatamente, gli ultimi due atti del film non sono così coinvolgenti come i primi 30 minuti. L’anziana e il figlio, seguendo un preciso percorso dipinto sui muri della cella, provano una miriade di tecniche diverse per estirpare il presunto demone da Christina, mentre Christopher Alender fatica a stabilire che tipo di film dell’orrore vuole che sia The Old Ways.

La prima mezz’ora è un mix eclettico di jumpscare e momenti ansiogeni a combustione lenta non perfettamente coerenti, ma che non impediscono di calarsi a dovere nell’intrigante premessa. Il secondo atto, poi, spinge sulle sequenze più terrificanti, tra moderato body horror e sequenze gore genuinamente spaventose, capaci di restituire un’esperienza visiva di disagio.

Eppure, la tensione è gestita in maniera incostante, senza un auspicabile lento ma inesorabile crescendo, ma alternando scene raccapriccianti e serrate con minuti di dialoghi più tranquilli, in un’altalena incoerente di emozioni che finisce per far perdere di forza l’inevitabile momento dello scontro finale. Tra l’altro, come anticipato, il regista prevede per The Old Ways un doppio finale, il secondo dei quali manda incredibilmente all’aria quanto di interessante e ‘poco americano’ visto fin lì e immergendosi fino ai gomiti nel prevedibile.

In ogni caso, se l’incongruenza nell’approccio all’horror è un problema evidente, il resto del film rimane abbastanza buono da renderlo degno di essere guardato. Ogni membro del cast impregna il proprio ruolo di personalità e di complessità rendendolo a tutto tondo come persone reali, dando loro motivazioni diverse che consentono autentici conflitti interpersonali al di là della minaccia soprannaturale. L’interpretazione di Christopher Alender del copione scritto da Marcos Gabriel ne mantiene intatte le pulsioni emotive e consente di esplorare in modo soddisfacente i temi dei traumi del passato e dell’autenticità dei miti locali. Sarebbe potuta andare decisamente peggio.

In attesa di capire se arriverà dalle nostre parti, di seguito trovate il trailer internazionale di The Old Ways: