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Voto: 6/10 Titolo originale: The Vigil , uscita: 01-07-2020. Regista: Keith Thomas.

The Vigil: la recensione del film horror di Keith Thomas che introduce il mazik

05/09/2020 recensione film di Sabrina Crivelli

Un esordio alla regia che fa conoscere al pubblico un misterioso - e pericoloso - demone della tradizione ebraica

the vigil film horror 2020

Le più terrificanti storie dell’orrore sono spesso legate a miti e saperi antichi. Le pagine di millenari testi sacri – e profani – sono popolate di demoni che nel tempo hanno ispirato alcuni dei più memorabili incubi apparsi sul grande schermo. Tra questi, come non citare il Pazuzu di L’esorcista di William Friedkin, oppure il Paimon del più recente Hereditary di Ari Aster, che hanno insidiato diabolicamente poveri innocenti lasciando un segno indelebile nella memoria degli spettatori. Allo stesso modo, un’arcana entità maligna della tradizione ebraica ortodossa attende nell’ombra il momento più propizio per insidiare e consumare l’anima della sua prossima vittima.

Non si tratta però del ‘popolare’ Golem, ricorrente nella cinematografia a tema vernacolare e al centro anche di un omonimo film del 2019 di Doron e Yoav Paz (la recensione), ma dell’inedito e molto più sconosciuto Mazik, un dibbuk che si nutre del senso di colpa e della disperazione e che insidia Yacov Ronen (Dave Davis) il protagonista di The Vigil – Non ti lascerà andare, agghiacciante film di debutto di Keith Thomas.

The Vigil film horror poster ITA 2020La narrazione si apre nel quartiere di Boro Park, Brooklyn, dove risiede una delle più popolose comunità ebree ortodosse al di fuori di Israele. Yacov, un ragazzo afflitto da un grave shock postraumatico, ha smarrito la propria fede e cerca di tirare avanti tra crisi di panico e problemi economici. Una notte, il Reb Shulem gli chiede di vegliare in qualità di Shomer (‘guardiano’) la salma di Ludvic Vitmak (Ronald Cohen), un sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti che ha poi vissuto da recluso la sua intera esistenza.

Tuttavia, qualcosa di sinistro sembra celarsi nella sua sinistra magione in attesa che una nuova ‘vittima’ ne varchi la soglia. Yacov si ritrova così ad affrontare una forza ultraterrena che tiene alla sua mercé il defunto, che ne imprigiona la sua vedova tra le mura domestiche e che assume i contorni delle peggiori angosce e paure di chi insidia e cerca di contrastarla.

Allucinazione o realtà? Il confine è esile e si confonde nelle stanze avvolte nella penombra, illuminate solo dalla luce sepolcrale di esili candele. Infatti, la fotografia crepuscolare di The Vigil – curata da Zach Kuperstein (The eyes of my mother) – ci immerge subito in uno spazio quasi metafisico, anticamera purgatoriale i cui abitanti sono incatenati da vincoli incorporei e invisibili. È una prigione senza scampo, dell’animo e della mente, il cui carceriere assume la forma del Mazik, un demone rivolto sempre all’indietro. Difatti, è l’incarnazione di un passato vorace, del senso di colpa ineluttabile che ossessiona Yacov da anni, che lo obbliga a rivivere nel sonno e nella veglia un atto di violento e ottuso antisemitismo che ha avuto per lui conseguenze drammatiche.

L’orrore in The Vigil quindi si sviluppa a più livelli. Ad uno più immediato, si struttura in un crescendo di scricchiolii, sussurri e ombre sinistre che si confondono con l’oscurità che regna negli interni. È un continuo crescendo di segni e manifestazioni sempre più inquietanti. Tuttavia, al contrario di altri titoli distribuiti abitualmente dalla Blumhouse e più ‘commerciali’, Keith Thomas non si affida qui alla solita ritrita ghost storye elementare, o a un qualche facile jumpscare. Né tanto meno viene mostrato qualche boogeyman posticcio e deforme, buono solo a far sobbalzare gli adolescenti.

La paura viene invece costruita lentamente attraverso immagini e suoni sfuggenti. Inizialmente, sono indizi impercettibili di una presenza malvagia, o forse si tratta solo degli scherzi crudeli di una psiche tormentata. Poi, però, le voci e le ombre si fanno sempre più invadenti e tangibili, più vicine e più minacciose. In ogni caso, il demoniaco è sempre sapientemente suggerito, mai esibito apertamente; proprio per questo, risulta ancora più spaventoso.

The Vigil (2019) filmDall’estetica della paura alla sua radice psicologica e antropologica, è poi inscenato un secondo e più raffinato tipo di terrore. I ricordi e i traumi  riemergono davanti agli occhi di Jacov e prendono la forma di spettri che non lo abbandonano mai. Più volte, allora, siamo incerti se siamo davvero davanti a una presenza demoniaca, o se sia solo la manifestazione di uno shock represso, che ha portato il protagonista a isolarsi e che lui non riesce a superare.

Peraltro, come rivelato da Keith Thomas stesso (le cose da sapere sul film), alla base della finzione cinematografica esiste un fatto realmente accaduto, a cui il regista si è ispirato. Forse, siamo solo davanti a un oscuro percorso interiore, in cui le turbe della psiche divengono fantasmi e visioni come in Allucinazione Perversa di Adrian Lyne; oppure la dimensione reale e quella mentale si confondono creando una sur-realtà popolata di entità ambigue come in Possession di Andrzej Zulawski.

In ultimo, secondo un’ulteriore e più raffinata analisi, possiamo leggere nel Mazik l’odio che risiede nell’essere umano, quello che ha portato ai campi di concentramento e alle atrocità che nel passato si sono compiute e nel presente ancora si consumano. Questo è il vero epicentro di The Vigil, in cui si fondono il dolore individuale e la tragedia collettiva, entrambi radicati nella storia di un intero popolo, nella Shoa. Così, il film da semplice horror diventa metafora delle mostruosità dell’Olocausto e dell’antisemitismo e pone allo spettatore un’essenziale domanda di fondo: è davvero possibile la redenzione dalle nostre colpe passate?

Di seguito il trailer italiano di The Vigil, nei cinema dal 10 settembre: