Voto: 7/10 Titolo originale: The Tragedy of Macbeth , uscita: 05-12-2021. Regista: Joel Coen.
Macbeth: la recensione del film shakespeariano di Joel Coen (su Apple TV+)
14/01/2022 recensione film Macbeth di William Maga
Denzel Washington e Frances McDormand sono i protagonisti di un adattamento Rated R che fa propria la tragedia, immergendola in un'atmosfera da neo-noir
Una cosa meravigliosa del ‘canone’ relativo a William Shakespeare è che le sue opere teatrali possono diventare i vettori attraverso i quali può emergere la visione unica di un qualsiasi regista. Laurence Olivier, Orson Welles e Kenneth Branagh sono esempi lampanti a riguardo. Con Macbeth (The Tragedy of Macbeth), Joel Coen (una metà dei noti fratelli Coen) ha preso quella che a volte viene chiamata “l’opera teatrale cozzese” e l’ha reimmaginato come un tableau in bianco e nero in cui la specificità dell’aspetto del film, unita a una ridda di immagini memorabili (e a volte macabre), si fa più importante della narrazione stessa.
Coloro che sperano in una versione “fedele” del Macbeth potrebbero quindi rimanere delusi. Per soddisfare le sue esigenze, Joel Coen ha ridotto e condensato la tragedia in appena 105 minuti, eliminando qualsiasi elemento anche solo lontanamente irrilevante e concentrandosi esclusivamente sulla trama principale e sui personaggi più importanti.
Il regista ha deciso di girare Macbeth in un cupo bianco e nero per stabilire un tono da neo-noir Rated R. Confinare l’azione in teatri di posa esalta gli elementi irreali. Collage di immagini restano impressi nella mente. Sono troppo numerosi per essere elencati, ma considerate ad esempio il modo in cui Joel Coen sceglie di presentare le streghe, interpretate da Kathryn Hunter. Appaiono per la prima volta come corvi nella nebbia prima che uno muti in una forma umana contorta. Macbeth aderisce ad altre interpretazioni nel chiedersi se queste creature superstiziose esistano o siano piuttosto manifestazioni del subconscio del personaggio del titolo.
La storia è semplice: Macbeth (Denzel Washington), il Thane di Glamis, incontra tre streghe che profetizzano che lui diventerà il re di Scozia. La visita soprannaturale spinge Macbeth, che è sospinto da sua moglie, Lady Macbeth (Frances McDormand), ad agire. Nonostante sia un vassallo apparentemente leale, Macbeth coglie l’opportunità (quando gli viene presentata) e uccide Re Duncan (Brendan Gleeson).
Il trono è ora suo, ma tenerlo diventa presto problematico, soprattutto quando altri mettono in discussione la legittimità del suo governo. Diventa allora paranoico e la coscienza di sua moglie fa deragliare la sua sanità mentale. Alla fine, un altro dei subalterni di Duncan, Macduff (Corey Hawkins), combatterà in duello all’ultimo sangue, che porrà fine al sanguinoso regno di Macbeth.
Il 67enne Denzel Washington non è una scelta così insolita per interpretare Macbeth come potrebbe sembrare inizialmente. Sebbene questo sia solo il suo secondo film di Shakespeare (l’altro è Molto rumore per nulla di Branagh del 1993), l’attore non mostra problemi con il personaggio o i dialoghi. Opta per rendere le battute del Bardo più colloquiali che poetiche e il suo approccio al Macbeth assassino è di basso profilo. A differenza di alcune produzioni, questo Macbeth non è un mostro sopra le righe. È più prosaico e, di conseguenza, più inquietante. Percorre il pendio scivoloso con cautela, ma non si ha mai la sensazione che sia restio a proseguire sul sentiero.
Nei panni di Lady Macbeth, Frances McDormand offre una prospettiva atipica di un personaggio che spesso rappresenta Eva per l’Adamo che è suo marito. In questo caso, tuttavia, è meno istigatrice e, man mano che gli eventi si susseguono, diventa sempre più a disagio con il suo ruolo. Selezionando quale dialoghi mantenere per lei, Joel Coen aiuta a modellare un personaggio che l’attrice 64enne perfeziona attraverso la sua interpretazione. I Macbeth non sono la stessa coppia che abbiamo visto altrove.
Oltre ai due protagonisti, ci sono alcune belle interpretazioni di supporto, tra cui quella di Brendan Gleeson nei panni di Re Duncan, che alla fine cade vittima dell’ambizione di Macbeth (viene mostrato l’omicidio); di Bertie Carvel nel ruolo di Banquo (sia l’uomo che l’apparizione spettrale); di Corey Hawkins nel ruolo di Macduff; e di Harry Melling nei panni di Malcolm. Tuttavia, in più di un caso, gli attori (per quanto buono possa essere il loro lavoro) sono sopraffatti dall’atmosfera.
Prima di Ladykillers del 2004, tutti i film dei fratelli Coen attribuivano solo a Joel la regia. In realtà, lui ed Ethan erano partner creativi. Macbeth rora appresenta la sua prima vera uscita da solista e qui è affiancato dai suoi precedenti collaboratori, tra cui il direttore della fotografia Bruno Delbonnel e il compositore Carter Burwell. Il risultato, forse prevedibilmente, sembra allora proprio un film ‘alla fratelli Coen’, ma in qualche modo diverso (il linguaggio shakespeariano in primis).
Non tutte le versioni di Macbeth hanno avuto successo, naturalmente. Un adattamento del 2015 (con Michael Fassbender e Marion Cotillard) si era dimostrato per lo più inerte. L’interpretazione di Roman Polanski del 1971, a volte lodata, era sanguinaria e a tratti cartoonesca. Ma il film di Orson Welles del 1948 è un classico rispettato e Il trono di sangue di Akira Kurosawa potrebbe essere la miglior trasposizione cinematografiche di tutte, nonostante non utilizzi una sola riga dei dialoghi di William Shakespeare (e cambi l’ambientazione e i nomi). Di tutti i suoi predecessori, Macbeth ha il suo più grande debito con il film del regista giapponese, che si basava anche molto su immagini spettrali e potenti impressioni visive.
L’avvertenza, come spesso capita con gli adattamenti diretti di Shakespeare, è che Macbeth richiede un duro lavoro per chi lo approccia. Lo spettatore deve infatti impegnarsi con il film, perché i dialoghi shakespeariani devono essere elaborati. Si tratta di un film ben girato e artisticamente efficace, ma il suo fascino è limitato a coloro che apprezzano quelle opere che sono guidate tanto dall’estetica quanto dalla narrativa.
A differenza di Kenneth Branagh, che è stato il più vicino a qualsiasi altro regista contemporaneo a realizzare uno “Shakespeare per le masse”, Joel Coen ha preso di mira un pubblico più d’élite. E raggiunge il suo obiettivo; Macbeth potrebbe essere tra le opere teatrali popolari più deboli del Bardo (l’opinione è, ovviamente, non condivisa), ma questa resta una delle sue migliori conversioni cinematografiche.
Di seguito trovate il full trailer internazionale di Macbeth, in esclusiva su Apple TV+ dal 14 gennaio:
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