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Voto: 6.5/10 Titolo originale: Annihilation , uscita: 22-02-2018. Budget: $40,000,000. Regista: Alex Garland.

Annientamento: la recensione del film sci-fi diretto da Alex Garland (su Netflix)

12/03/2018 recensione film di William Maga

Distribuito in esclusiva da Netflix, il film con Natalie Portman e Oscar Isaac adatta ben poco fedelmente il romanzo sci-fi di Jeff VanderMeer, ma si apre a riflessioni profonde sulla natura umana

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Prendendo solo spunto dall’omonimo romanzo di fantascienza scritto da Jeff VanderMeer, primo di una trilogia, Annientamento (Annihilation) ufficialmente è il secondo film diretto da Alex Garland, già dietro al notevole Ex Machina del 2014. In realtà, come rivelato clamorosamente dall’attore Karl Urban pochi giorni fa, il regista inglese avrebbe invece praticamente diretto anche Dredd del 2012, pellicola che teoricamente lo aveva visto solo alla sceneggiatura.

In ogni caso, nell’adattamento che dalle nostre parti non passa dai cinema come negli Stati Uniti ma finisce dritto su NetflixNatalie Portman interpreta Lena, una professoressa, biologa ed ex soldatessa il cui marito, Kane (Oscar Isaac), è scomparso in azione in circostanze molto misteriose. Quando l’uomo ricompare però a casa inaspettatamente, Lena viene risucchiata in una rete di segreti che ruotano attorno a qualcosa chiamato Shimmer (letteralmente ‘Bagliore’ o Area X).

Un meteorite si è infatti schiantato sulla Terra alla base di un faro creando una sorta di enorme cupola che si sta espandendo e che starebbe minacciando addirittura la vita del pianeta, inglobando tutto ciò che incontra. Droni, sonde, animali e squadre tattiche inviate all’interno per scoprire qualcosa in merito alla sua natura hanno fallito miseramente. Lena, presa dai sensi di colpa, si offre così volontaria per una nuova missione, questa volta di sole donne (Gina Rodriguez, Tuva Novotny, Tessa Thompson e Jennifer Jason Leigh). Una volta dentro però, la realtà sarà ben diversa da quella che avrebbe potuto immaginare.

Seguono moderati SPOILER. In apparenza, e dai trailer mostrati, potrebbe sembrare che Annientamento sia il solito film sci-fi senza pretese, con qualche mostro ben piazzato, una trama trita e infiniti riferimenti a opere precedenti. E in effetti Alex Garland lo ha pianificato in modo che possa essere sicuramente apprezzato anche a questo livello, strizzando l’occhio a classici come Alien, Predator, La Cosa, Punto di Non ritornoL’invasione degli Ultracorpi. Guardando più in profondità tuttavia, ci si accorge che la sua sceneggiatura è ben più stratificata e ricca di dettagli da cogliere. I prodotti artistici di alto livello hanno sempre significati nascosti e più profondi, che aspettano soltanto di essere decodificati. Provando a darne un’interpretazione schietta, il film parla fondamentalmente di cambiamento e di crescita.

Il meteorite, l’idea di qualcosa di extraterrestre, i mutamenti nel mondo causati dal Bagliore, sono tutti elementi secondari rispetto ai personaggi che entrano nel suo crogiolo e alle lotte – molto umane – che ivi affrontano. Si potrebbe pensare che si tratti di una missione suicida, ma la verità è che la realtà è ben più complicata di così. In una scena particolarmente toccante, la dottoressa Ventress (Jennifer Jason Leigh) e Lena hanno una conversazione sulla natura dell’autodistruzione e su come l’autodistruzione stessa sia un processo naturale e in che modo l’autodistruzione e il suicidio si escludano vicendevolmente.

Lena, in qualità di biologa, fino a qual momento aveva parlato di come l’autodistruzione delle cellule nel processo di scissione conduca a una nuova vita. Ogni personaggio che entra nell’Area X ha a quanto si deduce intrapreso il sentiero dell’autodistruzione e non ha pertanto niente da perdere.

Questa ordalia è estremamente metaforica. Tutti quanti stanno cercando un modo per rinascere in qualcosa di nuovo, qualcosa che si adatti a loro mentre cercano nuove vite. Alcuni finiscono nell’oblio della morte, dove l’autodistruzione li conduce troppo oltre il limite. Altri, come la Josie Radek di Tessa Thompson, prendono la loro abitudine di infliggersi tagli per sentirsi vivi e si trasformano in un’entità biologica impossibile da riconoscere come umana, ma ugualmente trovano una nuova vita.

La Ventress partecipa alla spedizione dopo aver scoperto di avere il cancro, sapendo bene che pur non essendo coscientemente autodistruttiva, il suo corpo lo sarà a prescindere dalla sua volontà. Se c’è qualcosa che può forse curarlo, è al di là di quella ignota barriera di luce colorata. Ricorda molto i filosofi dell’antichità in questo comportamento, che venivano a patti con la propria morte scegliendo il momento in cui sarebbe venuta a far loro visita. Anche attraverso questo passaggio si trasforma in qualcos’altro e Lena stessa vede una sé stessa speculare in questa nuova entità superiore (o comunque altra).

Il punto cruciale della storia sta però nel cambiamento che Lena e Kane devono attraversare per rimanere insieme come partner. In uno dei flashback su cui si rimbalza Annientamento, viene rivelato che il comportamento autodistruttivo di Lena ha inizio sotto forma di relazione con un collega sposato. Poi questo malessere passa a Kane che, nella sua gelosia, si propone per una missione volontaria nella Zona X. Lui passa attraverso un battesimo del fuoco, letteralmente e figurativamente, e ne esce come un uomo cambiato.

Per far sì ché Lena lo segua, lei deve cambiare altrettanto drasticamente, e questo è ciò che motiva la donna ad attraversare il Bagliore. La necessità di cambiare, per diventare una nuova persona. Prendere il DNA della sua personalità e farlo brillare tramite il prisma che è il Bagliore e suddividerlo nei frammenti migliori e più forti di sé stessa.

Nel corso del suo calvario, il personaggio di Natalie Portman assume gli attributi di alcune delle sue compagne, sia fisicamente (come il tatuaggio sull’avambraccio, che tra l’altro è un uroboro, simbolo di infinito e rinascita) che psicologicamente, ma riesce ad emergerne alla fine più forte. Questa tematica affiora dalla presenza di bicchieri con l’acqua in diversi momenti della pellicola. Nella sua prima vera scena assieme a Kane, Lena gli porta un bicchiere d’acqua e vediamo le loro mani unirsi attraverso la distorsione del vetro. Lei si ritrae subito non appena si rende conto di non riconoscere affatto l’uomo che ha di fronte e le mani di lui vengono inquadrate da sole in quella rifrazione.

Prende un sorso e dalle labbra gli cola del sangue che finisce nell’acqua. Più tardi, mentre Lena racconta la sua versione dei fatti a chi la sta interrogando, un bicchiere d’acqua si trova sul tavolo, ma lei non beve fino proprio alla fine. Qui non c’è presenza di sangue. E quando mette le sue mani in posizione di riposo, attraverso il vetro vediamo proprio la sua mano e, più specificamente, la sua fede nuziale.

Ha vissuto la propria personale crescita ed è ora pronta a incontrare di nuovo suo marito come qualcuno che conosce(va), piuttosto che come un estraneo. Quando i due si abbracciano alla fine del film, entrambi sono consci di aver intrapreso un viaggio importantissimo e il luccichio del fuoco che hanno attraversato è ancora nei loro occhi a dimostrarlo (c’è chi invece potrebbe pensare a qualcosa di più inquietante e vicino alla pellicola di John Carpenter del 1982 …). In ogni caso, qualunque cosa abbiano dovuto affrontare prima, tutto quel comportamento autodistruttivo, li ha resi le persone che sono ora. E, presumibilmente, sono migliori per questo. Insieme.

Annientamento, almeno per chi scrive, nel suo profondo parla quindi di crescita, di evoluzione e di perdono. E quando tematiche universali si combinano con la fotografia di Rob Hardy (già al lavoro su Ex Machina), mondi alieni – ma terrestri – accuratamente progettati, la tensione di un film horror (i jumpscare e qualche dettaglio inaspettatamente splatter non mancano, senza contare le bizzarre e raccapriccianti creature che fanno spesso capolino), le sporadiche e stranianti musiche e attori tutto sommato in forma (chi più, chi meno), avrete un’opera complessa e stratificata come Annientamento.

Qualcosa che forse lascia più dubbi che risposte e una sensazione di non perfetta serenità e frustrazione quando scorrono i titoli di coda, ma che spinge lo spettatore a riflettere su quello che ha appena visto. La fantascienza migliore d’altro canto è quello specchio oscuro in cui vedere riflesse le verità che altrimenti verrebbero celate, e questo film offre esattamente quel tipo di esperienza. Qualcosa che non succede certo tutti i giorni purtroppo, e che fa rimpiangere ancora di più l’idea che in Italia nessuno potrà vederlo sul grande schermo.

Per chi cercasse una possibile spiegazione al film, consigliamo il nostro approfondimento in merito.

Di seguito il trailer italiano di Annientamento, nel catalogo di Netflix Italia dal 12 marzo: