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Voto: 5/10 Titolo originale: Cuckoo , uscita: 02-08-2024. Budget: $7,000,000. Regista: Tilman Singer.

Cuckoo: la recensione del film indie-horror di Tilman Singer

14/10/2024 recensione film di William Maga

Dan Stevens e Hunter Schafer sono al centro di un'opera che vorrebbe omaggiare le atmosfere di Shining in salsa bavarese, ma disomogenea e dal tono frammentario

Hunter Schafer in Cuckoo (2024)

Il primo evidente parallelismo con Cuckoo, thriller-horror di Tilman Singer (Luz), arrivato in anteprima al Festival di Sitges, è Shining. Una famiglia — Luis (Marton Csokas), il patriarca, Gretchen (Hunter Schafer), la sua figlia adolescente, Beth (Jessica Henwick), la matrigna, e Alma (Mila Lieu), la giovane figlia muta di Beth — non solo ha lasciato la città, ma ha abbandonato l’America, dirigendosi verso le Alpi Bavaresi.

Gli adulti, entrambi architetti, sono stati assunti per progettare un nuovo resort turistico per l’impenetrabile Herr König (Dan Stevens).

Il raffinato – e impeccabilmente vestito – imprenditore tedesco fa soggiornare la famiglia in un resort alpino, e offre persino a Gretchen un lavoro alla reception, una posizione che lei accetta con riluttanza nella speranza di raccogliere i fondi necessari per tornare negli Stati Uniti.

Tuttavia, il suo impiego rivela rapidamente strani avvenimenti. Innanzitutto, Herr König impone regole rigide, apparentemente arbitrarie, riguardo a quando la sua nuova dipendente deve lasciare la struttura. Inoltre, le donne che soggiornano al resort hanno l’abitudine di vagare in uno stato di trance prima di vomitare sul pavimento. Qualcosa ovviamente non va, anche se tutti intorno a lei sembrano scrollare le spalle, con atteggiamenti che possono essere letti sia come benigni che sinistri.

Cuckoo (2024) film posterMa le stranezze non si fermano qui: restando al lavoro fino a tardi una sera (contro il consiglio/ordine di Herr König), Gretchen viene aggredita da una donna vestita con un cappotto e occhiali da sole che coprono occhi rossi incandescenti. Riesce a sfuggire per un soffio trovando rifugio in un ospedale. E come se non bastasse, sembra occasionalmente scivolare in una sorta di loop temporale, dove gli eventi si ripetono più volte mentre il mondo circostante si deforma, suggerendo un’instabilità che minaccia di strappare il tessuto stesso della realtà.

Nel corso dei suoi 102 minuti, il mistero al centro di Cuckoo si dipana lentamente — SPOILER: Herr König si rivela essere il cattivo — ma non prima di mettere il personaggio della Schafer, una diciassettenne, contro le persone che la circondano, le quali, prevedibilmente, non le credono quando dice che stanno accadendo cose strane bizzarre.

Gretchen è in disaccordo con gli altri personaggi in più di un modo, però. Infatti, sembra essere uscita da un film che ha almeno il doppio dei suoi anni. Lunatica e piena di angoscie, trascorre il suo tempo libero ascoltando musica e strimpellando un basso, in vero stile “fuori dal tempo” da Gen-X.

Ovviamente, i problemi della nostra protagonista sono iniziati ben prima della scena iniziale. Come la maggior parte degli adolescenti nel cinema americano, Gretchen risente del matrimonio di suo padre con una donna che non è sua madre — fa persino commenti sprezzanti sull’incapacità di parlare della sorellastra.

La sua madre biologica è morta, e l’adolescente ribelle si aggrappa disperatamente al suo ricordo ascoltando un messaggio della segreteria telefonica e fingendo di conversare con lei nei momenti di difficoltà emotiva.

Tilman Singer arricchisce il mistero centrale con momenti emotivi come questi, ma l’assurdità relativa della trama — non in senso negativo, per essere chiari — si scontra con i prevedibili toni da dramma indie che si susseguono in Cuckoo (questo si, invece, elemento negativo).

Cuckoo non riesce allora né a radicarsi sufficientemente nella realtà emotiva della protagonista per funzionare come ‘studio del personaggio’, né sembra particolarmente interessato a giocare con le paure del pubblico.

I densi boschi di conifere che costituiscono lo sfondo bavarese creano brevi momenti di ansia causati dal rumore di rami che si spezzano, ma il regista fatica a conciliare il potenziale horror di questo ambiente con il tono più leggero dei dialoghi in cui spesso il film scivola.

E anche se ci sono frequenti riferimenti al cult di Stanley Kubrick del 1980, si preferirebbe optare per assurdità più clamorose come in La dama rossa uccide sette volte (1972) — dove il killer riesce a fuggire su un minuscolo Maggiolino bianco — o nei film della saga di La Casa.

Invece, bloccato com’è tra ‘rispettabilità’, leggerezza e spaventi, Cuckoo purtroppo non riesce ad avere successo in nessuno di questi aspetti in modo convincente.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Cuckoo: